Libri, musica, ma anche cinema, poesia, arte. È la nuova primavera dell’Orto Botanico che, sulla meravigliosa falsariga dei grandi del mondo, si apre a scenari inediti, suggestivi, a tratti magici. Un’istituzione scientifica, la più antica della città fondata addirittura prima dell’Università, oggi corre veloce verso la sua “terza missione”. Un modo per oltrepassare i confini, rispettando l’identità di ciò che è dal 1789 è, ma guardando oltre l’orizzonte. Un vero e proprio hub culturale, centro di una nuova e poliedrica cultura che, tra le piante, fiorisce.

Da una Marina di Libri che ha registrato 27mila persone a Fuoricinema Mediterraneo che inaugurerà il prossimo 22 giugno con Ficarra e Picone e Cristiana Capotondi alla direzione artistica fino al Giardino Planetario di Manifesta. Sarà proprio in occasione della biennale internazionale che, all’Orto Botanico, saranno fruibili – al tradizionale costo d’ingresso di 6 euro anziché di 10 come prevede invece il ticket di Manifesta – otto installazioni d’arte contemporanea. “Siamo molto contenti di ospitare un evento dalla non indifferente portata mondiale – spiega Paolo Inglese, docente di Agraria e direttore del Sistema Museale d’Ateneo -. L’università partecipa a Manifesta anche con alcuni eventi collaterali, allo Steri, a Palazzo Gemmellaro e al complesso di Sant’Antonino”.

Una nuova vocazione, quella dell’Orto Botanico, che rappresenta il riscatto culturale di una città. Tra specie centenarie sono stati ospitati concerti dell’Orchestra Sinfonica Siciliana e saranno ospitate letture di Shakespeare, grazie ad una convenzione con il Teatro Biondo. E a ottobre sarà presentata una mostra di acquerelli sulle piante spontanee, le stesse che hanno attratto i turisti del Gran Tour tanto quanto i reperti archeologici della Valle dei Templi. “Questo lavoro è merito del personale, dei diciotto giovani volontari che lì lavorano – prosegue Inglese -.  È merito del suo direttore Rosario Schicchi, del curatore Manlio Speciale e di tutti coloro che ogni giorno fanno qualcosa per questo spazio verde”. Un modo, questo, necessario anche per recuperare risorse. “L’Orto costa 70mila euro al mese – conclude il professore -. Se ne recuperiamo più della metà significa che abbiamo fatto il nostro mestiere”.