Palermo capitale europea dell’arte contemporanea. Palermo capitale della biennale internazionale che, per la sua natura nomade, ha toccato città come Zurigo e San Pietroburgo e ora fa capolino all’estremo sud. Palermo capitale di Manifesta 12, un laboratorio a cielo aperto che riempirà palazzi storici, strade, vicoli e persino periferie trasformando la città nel centro nevralgico dell’arte internazionale dal prossimo 16 giugno fino al 4 novembre. Il costo dell’operazione è a sei zeri. Ben 6 milioni e 200 mila euro infatti sono stati messi a budget per aprire le porte alla grande biennale che, a differenza di quella ospitata a Venezia, cambia meta ogni due anni.
Il comune, un main sponsor (Sisal), investimenti privati ma anche pubblici. Tantissimi soldi sono serviti per rendere tutto ciò sostenibile. Metà della manifestazione è stata finanziata dal Comune di Palermo: 3 milioni e mezzo sono stati versati dalle casse comunali alla Fondazione olandese. La Fondazione poi, come da prassi, ha costituito una nuova fondazione di scopo con a capo il sindaco Leoluca Orlando come presidente onorario. Soldi, quelli del Comune, che sono serviti a comprare il brand “Manifesta 12” e finanziare per il 50 per cento eventi, mostre, attività cinematografiche, performance e installazioni in diversi luoghi simbolo della città. Porte aperte all’Orto Botanico, a Palazzo Butera con la collezione di Massimo Valsecchi, a piazza Magione, a Palazzo Costantino ai Quattro Canti, a Palazzo De Seta alla Kalsa, a Palazzo Ajutamicristo in via Garibaldi, ma anche Pizzo Sella e allo Zen. Quartier generale sarà il Teatro Garibaldi.
Al comitato d’onore in salsa siciliana presieduto da Orlando siedono Letizia Battaglia, fotografa e direttrice del Centro Internazionale di Fotografia, ex assessore della scuderia targata Orlando; Francesco Pantaleone, gallerista ed incaricato dal Comune come membro del gruppo di lavoro per la candidatura di Palermo a Capitale della Cultura e precedentemente anche del comitato scientifico di Zac; Antonio Presti, presidente della Fondazione Fiumara d’Arte a Messina; Heidi Sciacchitano, direttore del Goethe Institut ai Cantieri Culturali; Mario Zito, direttore dell’Accademia di Belle Arti a Palermo. Direttore generale è il palermitano Roberto Albergoni, esperto di cooperazione culturale con i Paesi del Mediterraneo, mentre il presidente effettivo è l’olandese Hedwig Fijen. Il vicepresidente della fondazione è invece Leonardo Di Franco, già vicepresidente del Teatro Massimo. Nel consiglio d’amministrazione anche la giornalista Egle Palazzolo e il presidente della banca Sant’Angelo Pietro Busetta.
Ma perché proprio Palermo? Fondamentalmente per due motivi. Perché la biennale ogni due anni è dedicata ad un tema specifico. E Palermo ha superato in corsa la rivale Praga perché il comitato di Manifesta l’ha valutata come il volto dell’Europa contemporanea. Migrazione e condizioni climatiche sono i temi che le hanno garantito l’appalto per la terza biennale più importante al mondo che, il sindaco, ha fortemente desiderato nonostante qualche strabuzzo della sua giunta. Le diverse stratificazioni e la fitta storiografia di Palermo occupata da diverse civiltà e culture con forti legami e connessioni con l’Africa del Nord e il Medioriente negli ultimi 2000 anni, però, hanno permesso l’aggiudicarsi comunque del tutto facendo di Palermo, almeno per quattro mesi, la città più multiculturale, fulcro vero del Mediterraneo.
Saranno 50 i progetti tra nuove commissioni artistiche e lavori già esistenti, installazioni pubbliche e performance, per cui si pagherà un ticket di 10 euro se residenti in Sicilia e di 15 euro se residenti altrove. “Molti degli interventi realizzati dai partecipanti di Manifesta 12 saranno installati in spazi pubblici – spiega Roberto Albergoni -. Il collettivo Rotor ha realizzato il suo progetto per la biennale a Pizzo Sella, mentre il filosofo francese Gilles Clément e il collettivo di paesaggisti Coloco in un giardino pubblico allo Zen in collaborazione con gli abitanti. L’idea è quella di aprire spazi non usuali per restituirli alla città. Sono stati fatti lavori di adeguamento di impianti, come quelli elettrici, in alcuni palazzi e questi resteranno loro in dote”.
Non appena finirà Manifesta, dunque, la città potrebbe fruire di nuove forme d’arte anche se, precisa sempre Albergoni “le opere resteranno di proprietà dell’artista che le ha prodotte. Alcune cose realizzate in luoghi pubblici – molti dei quali saranno svelati nel corso di una conferenza stampa alla Gam – saranno visibili anche dopo. La logica non è che restino come installazioni permanenti a meno che non si acquistino dall’artista”. Saranno dunque il Comune o i privati a farsi carico dell’arte che, una volta passata l’onda Manifesta, potrà restare in città solo a patto che qualcuno la paghi per averla. Nessuna donazione, ma la possibilità di acquistare ciò che in questi quattro mesi farà capolino in città.
Intanto si aspettano oltre 300 mila persone che, nella peggiore delle ipotesi, porteranno in città un indotto da 3 milioni di euro. Stima calcolata soltanto tendendo conto del ticket d’ingresso – peraltro se ad entrare fossero solo siciliani – e non anche di alberghi, ristoranti, trasporti e musei al di fuori del circuito. Mecenati, cultori dell’arte e tutta una lista di giornalisti internazionali saranno in città proprio per il taglio del nastro. Ci saranno inviati del The Guardian, del Financial Time, de Le Monde, de El Pais, del New York Times. Secondo fonti interne alla fondazione, ad aspettare che si accendano i riflettori su Palermo saranno ben oltre 4mila giornalisti non solo di settore. E questo, dovrebbe essere solo l’inizio.