La sua ultima “impresa” è la terza elezione a sindaco, in tre comuni diversi. Stavolta tocca a Sutri, cittadina della Tuscia che ha eletto Vittorio Sgarbi primo cittadino a questa tornata di amministrative. La terza città ad avere il vulcanico Vittorio come sindaco, la terza sempre con la “S”, un record, festeggia lui a suo modo, ricordando i trascorsi a San Severino Marche e Salemi. Sgarbi c’è, e resta un ottimo antidoto alla noia della politica. Dove da più di un ventennio il critico d’arte si diletta con le sue scorribande da mina vagante. Un’attrazione, nel grande circo del Palazzo, che non perde mai il suo fascino. L’iracondo Vittorio si muove sulla scena come un esperto giocoliere che non stanca mai il suo pubblico. Quello che lo segue con numeri impressionanti sui social network, dove il critico posta video spesso ben sopra le righe, come i suoi monologhi sulla tazza del cesso e i suoi improperi contro i grillini, nel recente passato con censurabili eccessi di ferocia.

Ma questo era prima, perché nel frattempo il giocoliere Sgarbi se n’è inventata un’altra delle sue, votando la fiducia al governo giallo-verde del premier Conte, “vicepremier di due vicepremier” lo ha definito evocando il solito Di Maio, a cui aveva detto di tutto e di più nei sopracitati video. E adesso, da sindaco di Sutri, annuncia di voler dare proprio a Gigino Di Maio, “il mio nuovo amico”, la cittadinanza del Comune del Viterbese. “Dove c’è il disordine io prospero e quindi voterò la fiducia al governo”, aveva spiegato dal suo scranno a Montecitorio, dove Sgarbi ha traslocato dopo la breve esperienza da assessore regionale ai Beni culturali nel governo di Nello Musumeci. In quella giunta, lasciando la scena con qualche mortaretto dei suoi, ha passato il testimone all’archeologo Sebastiano Tusa. Entrambi ieri sera sono stati a Palermo a Palazzo Abatellis a parlare dell’affaire Caravaggio, l’incredibile storia della Natività trafugata a Palermo nel 1969, ricostruita nel libro “La tela dei boss” del giornalista Riccardo Lo Verso. E c’è da scommettere che non ci sarà da annoiarsi.