Non c’è ancora nulla di ufficiale, e questo Nino Minardo tende a ribadirlo più volte nel corso del colloquio. Ma la prossima settimana, previa la benedizione di Matteo Salvini, il parlamentare di Modica potrebbe consumare il suo passaggio da Forza Italia alla Lega. Lo hanno “preceduto” il commissario azzurro Gianfranco Micciché, e l’omologo leghista, Stefano Candiani, che sta cercando di strutturare anche nell’Isola una classe dirigente forte e attrezzata. Minardo attrezzato lo è: ha vissuto diverse epoche parlamentari, avendo già attraversato tre legislature. Lo ha fatto con Forza Italia, il partito di una vita, e per un periodo con il Nuovo Centrodestra dell’amico Angelino Alfano, prima di tornare alla casa madre nel 2017. Ma la storia di Minardo non è quella di un parlamentare qualunque che passa da un partito all’altro. Il deputato modicano potrebbe diventare un anello di congiunzione capace di riaprire il dialogo e rinsaldare l’alleanza “verdeazzurra” fra Lega e Forza Italia, che negli ultimi mesi in Sicilia non c’è mai stata. Anche Micciché, in alcune dichiarazioni, ha detto di sentirsi “garantito” dalla sua presenza nel gruppo del Carroccio.
Onorevole Minardo, le hanno cucito addosso il ruolo di “pontiere”. Le fa piacere?
“Io per mia natura preferisco unire, e non dividere. Sia in politica che nella vita. Al netto di una scelta che rivendico (il passaggio da Forza Italia alla Lega), i miei interlocutori sono persone intelligenti. Se mi hanno ribattezzato così, sono felice”.
Perché ha deciso di sposare il progetto della Lega?
“In realtà è una decisione che sta maturando da mesi. Politicamente parlando, il centrodestra incarna un progetto vincente che negli ultimi tempi, per fortuna, ha cambiato pelle. Questo è stato possibile grazie alla Lega e a Matteo Salvini. Il Carroccio è diventato un partito nazionale che sposa le battaglie territoriali. Da qui l’esigenza per noi siciliani di interpretare le battaglie utili alla crescita della nostra terra. E’ finito il tempo di piangersi addosso. Ora dobbiamo ricercare le soluzioni”.
Chi è stato il suo referente in questi mesi?
“Da mesi dialogo con una persona che ritengo speciale, concreta, pragmatica e fattiva, cioè Stefano Candiani. La cosa che ho apprezzato maggiormente in lui – ma è la stessa cosa che in dodici anni di esperienza parlamentare ho apprezzato nel gruppo della Lega – è la concretezza e il ritrovarsi attorno agli argomenti. Con loro non ho mai discusso di un posto, una posizione o un ruolo da occupare, ma solo di temi che possano riguardare la Sicilia e su cui il centrodestra deve lavorare ulteriormente”.
Però anche Micciché, stando alle cronache, si sente garantito dalla sua presenza.
“Quando ho scelto di compiere questo passo, sono andato dal mio referente politico di questi anni, cioè Gianfranco, e ho spiegato le mie ragioni. Non ha fatto i salti di gioia ma ha capito. Se una mia presenza può essere utile a unire piuttosto che dividere, e a ritrovarsi su alcuni temi, può farmi solo piacere. Questa è una opportunità per tutti. Ma non vorrei venisse interpretato da alcuni come una manovra di palazzo, o il risultato di chissà quale accordo. Sono felice di poter dare un contributo a tenere unita la coalizione di centrodestra, sia in Sicilia che a livello nazionale”.
Però fino a qualche settimana fa i valori e i principi di Lega e Forza Italia sembravano inconciliabili. Perché dovrebbe cambiare qualcosa?
“Che senso ha continuare a dividersi? Che i diversi partiti abbiano la propria identità, e su alcuni punti non ci sia piena condivisione, è una cosa normale. Altrimenti ci sarebbe un solo partito e non tre, come adesso. Ma insisto sul fatto che occorra lavorare sulle cose che ci uniscono. Io mi offro per farlo”.
Forza Italia è un partito fagocitato da Salvini. O la sua decadenza dipende da altro?
“E’ un partito che non è riuscito a rigenerarsi. E’ stato questo il motivo del mio disagio negli ultimi due anni. Ma non mi va di puntare il dito contro qualcuno in particolare. La colpa è di tutti, anche mia in piccola parte. Quali sono i temi propri di Forza Italia? Se pensi alla Lega, al Movimento 5 Stelle, o allo stesso Pd – nonostante le difficoltà – ti vengono in mente dei temi su cui ci si identifica. Forza Italia invece è come se si fosse lasciate un po’ andare…”.
Quali dei temi della Lega diventano dirimenti per la sua attività parlamentare? E quali, invece, potrebbero diventarlo per la Sicilia?
“Noi siamo la terra di Pirandello e spesso ci aggrovigliamo attorno a posizioni prestabilite, dimenticando che questa terra ha bisogno di uno slancio serio, concreto. Magari copiando ciò che avviene in altre realtà italiana, soprattutto al Nord, che sono governate dalla Lega. Non è un caso. Da quelle parti infrastrutture e turismo, per citarle due esempi, vanno forte. Su questi temi ho trovato una persona – Stefano Candiani – che ascolta, ha idee, ha conosciuto la nostra terra e studia per capire quali soluzioni offrirle. Ma soprattutto ho trovato un commissario che in questi mesi è riuscito a costruire un gruppo dirigente fatto di persone serie e perbene. Appena il mio percorso si concluderà, sarò felice di poter dare il mio contributo a un lavoro fin qui brillante”.
Però su alcuni elementi – l’emblema è autonomia differenziata – le esigenze di Sicilia e Veneto un po’ cozzano…
“E’ ovvio che la battaglia dell’autonomia sia diversa in Veneto e in Sicilia, dove fra l’altro non siamo mai riusciti a sfruttarla a pieno. Ma io vorrei aiutare la Lega a migliorare la proposta, per farla diventare un’opportunità anche per la Sicilia. Sogno una Lega sempre più terrona, perché sono un terrone orgoglioso e convinto”.
Quali sono altri temi stimolanti su cui basare l’azione politica?
“Sul tema dei fondi strutturali, che ad esempio ci ha sempre penalizzato. E poi c’è la continuità territoriale. Io sono un pioniere in tal senso. Nel 2016 ho promosso un’iniziativa che ha permesso di stanziare 20 milioni nella Legge di Stabilità. Questi fondi prevedono l’assegnazione dello Stato alla Regione affinché vengano utilizzati per il fine per cui sono stati stanziati. Ma in Sicilia, ad oggi, non sono mai stati spesi, se non in piccola parte per un fine diverso da quello originario. Uno dei nostri problemi è non riuscire a spendere i fondi, perché alla Regione mancano i progetti. Su queste cose mi confronto da mesi con la Lega, e su questo stiamo improntando un’azione di rilancio del centrodestra in Sicilia, trovando dei punti di condivisione con Forza Italia e con Miccichè”.
A proposito di Regione. Da parlamentare nazionale, come valuta il percorso del governo Musumeci?
“Rispetto all’esperienza passata si sono fatti passi da gigante. Da siciliano, però, avverto totale immobilismo. Il governo è costretto, in tutti i campi, ad affrontare le emergenze. Secondo me, bisogna ripartire dai temi veri e proporre alcune ricette per sviluppare una prospettiva di crescita. Non possiamo gestire solo l’emergenza: serve un’azione di rilancio per lo sviluppo di questa terra”.
In Sicilia Forza Italia ha ancora una classe dirigente strutturata, e infatti alle Europee il partito ha retto. La Lega no. Potrà durare per sempre il traino di Salvini?
“La proposta politica generale c’è, piace e lo dicono i numeri. C’è un leader che interpreta perfettamente un sentimento popolare e nazionale. Non c’è dubbio che strutturarsi sui territori vuol dire portare valore aggiunto. Bisogna radicarsi. In questo Stefano Candiani è davvero capace”.