A Siracusa, nella città di Enzo Maiorca – l’uomo che coglie la luce degli abissi marini – lo scorso fine settimana c’è stato il racconto di Joseph Beuys, il viandante delle profondità del suolo, il demiurgo delle radici, padre dell’ambientalismo, nonché fondatore dei Grunen in Germania.

Questo, il tema: “Joseph Beuys in difesa della natura”. Due giornate di studi in vista del centenario della nascita dell’artista tedesco organizzate da Fabbrika Off, Viglienasei Art Gallery, Comune di Siracusa e Ims Giotto Spa.

Tra i più significativi personaggi dell’Arte, Beuys (1921-1986), è l’uomo in cui il destino s’innesta nell’avventura: volontario nella Luftwaffe di Hermann Goering, nel marzo 1944, in missione sul Fronte orientale, sorvolando un’area della Crimea tormentata dalla neve, lo Stuka su cui vola si schianta al suolo.

Il pilota muore sul colpo, lui – mitragliere – gravemente ferito è recuperato e salvato da un gruppo di nomadi tartari che lo curano con le antiche pratiche della loro tradizione. Questo suo rigenerarsi dalla tempesta di acciaio e fuoco sancisce la svolta per il suo percorso esistenziale e creativo.

Torna alle armi, combatte sul Fronte occidentale inquadrato tra i paracadutisti ma nel 1945 cade prigioniero dagli inglesi. La guerra – meglio, la sconfitta – segna profondamente la sua interiorità. Gli anni Cinquanta lo fanno preda di una profonda crisi interiore ed è questo suo tormento a svelarsi nel progetto del monumento commemorativo dei caduti in guerra a Brüderich.

Cattolico, Beuys sposa l’antroposofia di Rudolf Steiner e si attiva a ricreare il senso dell’arte in rapporto alla sua fruizione sociale, organizzando nel 1963 presso la Kunstakademie di Düsseldorf il Festum Fluxorum Fluxus.

Dal 1970 Joseph Beuys inizia la sua stagione italiana e dopo un periodo passato a Napoli e a Foggia, nel 1972 arriva a Bolognano (Pescara) – ospite di Lucrezia De Domizio e Buby Durini – dove inizia a svolgere una serie di attività artistiche tra cui la Fondazione dell’Istituto per la Rinascita dell’Agricoltura (1976), la creazione della Piantagione Paradise per il ripristino della biodiversità (1982)e, infine, l’opera Olivestone (1984) ora in mostra al Kunsthaus di Zurigo.

Molto noto negli Stati Uniti, Beuys – nonostante il ricordo dell’uniforme indossata in guerra – è amico ed estimatore di Andy Warhol.

Nel 1980, il 3 aprile, incontra Alberto Burri – come lui, un altro dei vinti della Seconda Guerra Mondiale – con il quale scambia sei lavagne poi illustrate durante la performance nella Sala Cannoniera della Rocca Paolina. Nel 1981, in seguito al terremoto in Campania, realizza Terremoto in Palazzo: tavoli da lavoro trovati tra i detriti ai quali aggiunge vetro e ceramica nel segno della precarietà. È parte della collezione Terrae Motus e si trova esposta alla Reggia di Caserta.

L’opera sua più suggestiva è 7000 querce, ovvero 7000 pietre di basalto in vendita. Ogni pietra venduta serve a far piantare una quercia. È l’opera che lo consegna all’eternità. Occorrono infatti trecento anni affinché le 7000 querce diventino il grande bosco voluto da Joseph Beuys che di un’azione ordinaria – la piantumazione – ne fa rito.

Ed è sorgente di comunità. Come la quercia piantata a Siracusa venerdì scorso, con la zappa accompagnata dalla melodia dell’antica Grecia cantata da Marta Miccoli. Un’idea di Fabio Granata, l’assessore alla cultura della città. Cose che neppure Greta Thunberg può mai immaginare.

Ps: se vale ancora la distinzione destra/sinistra fa proprio ridere che tutti pensino a Beuys come a un artista di sinistra…