Toglietemi tutto, ma non i centristi. Ci tocca mutuare un vecchio slogan di orologi da polso per interpretare al meglio le parole di Nello Musumeci, che in un ragionamento col “Messaggero”, un paio di giorni fa, ha spiegato che va bene la premiata ditta Lega-Fratelli d’Italia, ma la coalizione di centrodestra (“Siamo condannati a stare insieme” disse a Piazza San Giovanni) non può lasciare i centristi a Renzi. Non è un mistero che il nuovo partito dell’ex premier, che al momento in Sicilia non prolifera di adesioni, si candida a diventare un polo d’attrazione per i delusi di Forza Italia o per coloro i quali non si rassegnano a “morire” salviniani. Oltre che per i “renziani” doc, come Davide Faraone e Valeria Sudano, che si sono trasferiti bagagli e burattini in Italia Viva dopo la scissione dal Pd. Per Saverio Romano, però, il passaggio non è automatico né scontato.
Ha un’idea di chi, fra i suoi amici centristi, potrebbe seguire Renzi?
“Non lo so. So per certo che io non faccio parte della partita. Resto ancorato alla mia convinzione di un centro distinto e valoriale, che non mi pare essere quello di Renzi. E su questa posizione mi ostino a coltivare una prospettiva politica”.
Ma Renzi è stato furbo e ha anticipato le mosse.
“Nel vuoto di iniziativa politica, anche un’iniziativa vuota come quella di Renzi può prendere campo”.
Musumeci vi vuole con sé, ma ha già abbracciato due partiti come Lega e Fratelli d’Italia che non rappresentano certo un’espressione moderata.
“Musumeci viene da un’esperienza culturale, prima che politica, di destra ed è naturale che si iscriva a quel movimento di pensiero. Poi, sa di essere stato eletto con il contributo importante dei partiti e delle liste che si richiamano all’area moderata – sia noi, che l’Udc che Forza Italia abbiamo ottenuto un risultato importante alle Regionali – e poiché questi elettori hanno un riferimento che è il centro, lui si fa giustamente carico di questo pensiero. E’ evidente che in questo contesto storico ognuno debba fare la sua parte: in questa metà campo c’è chi fa la destra e chi il centro”.
Le capovolgo la domanda. Lei si troverebbe a suo agio in una coalizione con Salvini e la Meloni?
“Io già faccio parte di una coalizione che li comprende entrambi. Ma diversamente dal resto d’Italia, i risultati elettorali di due anni fa in Sicilia hanno stabilito che le forze centriste fossero prevalenti rispetto a Lega e Fratelli d’Italia. Io, se fosse possibile, questo modello vorrei poterlo replicare. Oggi i sondaggi dicono delle cose diverse, ma si vota ancora fra tre anni. Solo allora verificheremo se in Sicilia esiste un centro-destra o un destra-centro”.
E se esistesse un destra-centro come in Abruzzo, Molise, Sardegna e Umbria? Cambierebbe la prospettiva.
“Io guardo sempre ai fatti. Forza Italia, che nel resto del Paese alle Europee si è attestata all’8%, in Sicilia con il contributo della mia candidatura e di quella dell’Udc, ha sfiorato il 20. Questo significa che l’idea di Berlusconi di mettere accanto a Forza Italia anche l’Altra Italia, che rappresenta il mondo moderato, dalle nostre parti riscuote ancora consenso. Questo per certi versi mi conforta, ma non mi soddisfa. Mi conforta sapere che c’è un elettorato che ha bisogno di un’espressione moderata in politica. Non mi soddisfa perché non siamo ancora riusciti ad attrezzare questo centro politico come meriterebbero gli elettori che aspirano a votarlo”.
Ma lei pensa davvero che sotto le spinte sovraniste e populiste di Salvini, abbia senso un nuovo soggetto centrista da federare con Forza Italia? Già il partito del Cav. è ai minimi storici.
“Alle Europee facemmo un esperimento lungo questo tracciato. Cioè una Forza Italia che si univa alle altre forze e, paritariamente, costruivano un soggetto di centro. Se questa è l’intenzione mi trova d’accordo. E poi non servono chissà quali voli pindarici. Basta prendere le esperienze di Forza Italia, dell’Udc, delle forze cattoliche e liberali che hanno contribuito a quel centrodestra che aveva una trazione anteriore al centro, per potere essere credibili nei confronti di quell’elettorato che negli ultimi tempi preferisce stare a casa”.
Aderirà al nuovo soggetto di Berlusconi?
“Ho già aderito nel luglio scorso, quando il presidente lanciò l’idea. Il punto è che bisogna fare uno sforzo tutti insieme. Però temo che, mentre Berlusconi ne sia consapevole, ci sono tanti capataz locali di Forza Italia che preferiscono mantenere lo sgabello sull’orlo del precipizio anziché rimettersi in marcia per costruire qualcosa di buono per il Paese”.
Si riferisce a Micciché? Come giudica il mini-strappo e l’idea di formare un partito del Sud, poi immediatamente rientrato?
“Non posso commentare le prese di posizioni di chi le cambia ogni giorno come le mutande”.
Cosa pensa della frattura tra presidente dell’Ars e presidente della Regione? Potrebbe indebolire la coalizione e, di conseguenza, l’azione del governo?
“Io spero che la coalizione recuperi quella voglia di stare insieme che ha contribuito al successo di Musumeci. Il confronto è il sale della democrazia e deve esserci dentro ogni coalizione. Ovviamente va fatto nelle sedi opportune e vanno evitati toni da ultimatum. Non servono alla coalizione di centrodestra, ma soprattutto ai siciliani che da parte nostra hanno bisogno di risposte chiare in termini di governabilità. Non possiamo fallire quest’occasione, anche perché non abbiamo nessuna prova d’appello”.
Però le frizioni potrebbero rientrare in vista di un rimpasto. Se se ne presentasse l’occasione, magari a gennaio, toccherete qualcosa in giunta?
“Noi vogliamo sapere quali opere strategiche realizzare in Sicilia, se questa coalizione è in condizione di portare avanti il progetto del porto hub a Palermo, se ci sarà un’azione seria da parte di questo governo per costringere Anas e Ferrovie dello Stato a fare il proprio dovere in una terra dove i mezzi di trasporto pubblici che collegano le diverse province non esistono. Vogliamo sapere come risolvere l’annoso problema dei rifiuti o la risposta da fornire al tema che più ci assilla: la mancanza di occupazione. Su questo siamo interessati affinché il governo si confronti con le forze della maggioranza. E’ ovvio che se a gennaio ci fosse qualche assessore stanco o che non riesce a dare il meglio di sé, poiché non è un concorso, potrà essere sostituito. Io, però, rinnovo la mia totale e piena fiducia agli assessori che sono stati espressi dalla lista Popolari e Autonomisti”.
Dal suo elenco mi pare di capire che non è rimasto folgorato dall’efficienza e dalla celerità con cui hanno operato governo e assemblea regionale.
“Chi fa finta di non sapere che con l’elezione di Musumeci non si è avuta l’elezione di una maggioranza, è fuori strada. Questa legge elettorale, purtroppo, non elegge un presidente con una solida maggioranza. Certo, poteva andare peggio come a Crocetta, che poi utilizzò un Caronte per portare gente eletta in uno schieramento dall’altra parte. In questo Musumeci ha dimostrato serietà, perché non accetta né Caronte né transfughi e ha detto con molta chiarezza che i gruppi che si vogliono formare a sostegno del governo, ma solo per avere qualche prebenda, saranno messi fuori dal tempio”.