Qualche giorno fa, fuori dal Bellini di Catania, è comparsa la scritta “Game Over” su un lenzuolo. Adesso, all’interno del teatro, proseguono le prove per i concerti sinfonici, ma l’orchestra è dimezzata. Hanno assistito, ma senza partecipare, anche i professori precari, che a causa del mancato reintegro dei finanziamenti regionali, risultano disoccupati. E pensare che l’ex assessore al Turismo, Sandro Pappalardo, aveva promesso loro la stabilizzazione. I contatti, però, sono bloccati e le sedie, schierate sul palco, rimangono desolatamente vuote. A spiegare lo stato d’animo di questi lavoratori, a “La Sicilia”, è il clarinettista Antonio Piemonte, da sette anni lavoratore precario dello stabile: “I nostri colleghi stanno provando per i prossimi eventi che speriamo si possano realizzare. Lo hanno fatto lasciando i nostri posti vuoti e anche quelli del coro perché purtroppo non ci è data neppure la possibilità di lavorare gratis per motivi burocratici. Senza il bilancio triennale non è possibile applicare la legge Madia e così ci ritroviamo disoccupati”.
La situazione dell’ente lirico più importante di Catania – 130 anni di storia alle spalle – è critica: di fronte a un fabbisogno di 13,5 milioni annui, già nel 2019 il contributo della Regione è sceso a 12 milioni, per il 2020 saranno 8,9, per l’anno successivo addirittura zero. Ma nessuno in questo scorcio di tempo è riuscito fare qualcosa. Musumeci, che di Catania è orgoglioso esponente, addirittura è rimasto zitto. Sul web gli appelli si moltiplicano: anche i lavoratori della Scala di Milano hanno inviato un messaggio di solidarietà ai colleghi e sono numerosi gli esponenti del mondo della cultura ad alzare la voce in queste ore. Ma la politica non sa che pesci pigliare, come emerge dalle poche riflessioni dell’assessore al Turismo, catanese fra l’altro, Manlio Messina: “Non accettiamo l’idea che uno dei più antichi e prestigiosi enti lirici italiani spenga le luci per sempre. Esistono dei problemi, ma lotteremo per trovare ogni soluzione possibile”.