La Regione siciliana ha fatto i conti senza l’oste. Gaetano Armao, assessore all’Economia, ha spiegato che il villino Messina Verderame, una palazzina liberty che sorge nel cuore di Palermo, “può tranquillamente ospitare uffici, come succede a tanti palazzi storici della città”. E di aver avviato, addirittura, delle interlocuzioni con la Soprintendenza ai Beni culturali “che ha condiviso i nostri obiettivi”. Non che qualcuno – a parte i Cinque Stelle – voglia mettere il naso nella futura destinazione d’uso dell’immobile. Ma il problema è un altro: che il villino non appartiene alla Regione, bensì al patrimonio disponibile della Crias, la Cassa regionale per le imprese artigiane. E che la Crias, ente sottoposto alla vigilanza dalla Regione siciliana, non ha alcuna intenzione di darlo via “a gratis”.
Il vicegovernatore, ignorando totalmente questo aspetto, in una dichiarazione al Giornale di Sicilia sostiene addirittura di aver fatto il possibile per salvare l’edificio, la cui realizzazione risale al 1915: “Villino Verderame è stato per anni pieno di guano – ha ribadito Armao –. Lo abbiamo ripulito e stiamo facendo la pavimentazione”. Ma anche questa sarebbe una frottola. A intervenire sull’argomento, dopo aver fatto sbollire la rabbia, è Lorenza Giardina, direttore generale della Crias: “Armao? Forse è stato informato male dai suoi uffici. La pavimentazione è l’unica cosa buona del villino – spiega la dirigente a Buttanissima –. Nel 2018 abbiamo affidato dei lavori di bonifica e messa in sicurezza. La ditta incaricata ha passato dei prodotti sui pavimenti, che si sono conservati perfettamente”. Si trattava, tecnicamente, di lavori di verifica dei fronti e bonifica interna ed esterna dell’immobile. Sono stati rimessi a posto la torretta e ripuliti gli ambienti interni dal guano dei piccioni che erano entrati dalle fessure sul tetto.
La Giardina conferma che i lavori sono stati eseguiti dalla Crias, non dalla Regione. La quale non ha ancora avuto accesso all’immobile. “Dopo aver effettuato le opere necessarie – ricorda il direttore generale – abbiamo prodotto un’attestazione in cui si certifica che l’immobile non presentava condizioni di pericolo, tanto meno condizioni di mancanza di sicurezza finalizzate all’incolumità pubblica e privata”. La Crias, che avrebbe voluto allocare all’interno della palazzina i propri uffici di Palermo, ha acquistato la struttura nel 1998 con soldi propri, ma non ci ha mai messo piede. Per questo le stanze risultano prive di arredamento.
La contesa sorge nel maggio dello scorso anno, quando l’Ars approva la Legge Finanziaria. Al suo interno – articolo 13, comma 2 – si legge che la Regione acquisisce il il villino Messina Verderame al patrimonio immobiliare della Regione. Ma non specifica come. E le successive interlocuzioni non aiutano. Solo qualche mese fa, negli uffici della Giardina, arriva un verbale di assunzione in consistenza dell’immobile, per effetto di una legge che il direttore generale della Crias definisce illegittima: “Il Messina Verderame soggiace al diritto privato, quindi per alienare il villino deve essere pagato un giusto corrispettivo – sostiene la dottoressa Giardina –. E’ quello che noi pretendiamo. Alle mie note l’assessorato non ha mai risposto. Anche se informalmente mi hanno detto che non intendono sborsare un centesimo. La norma approvata all’Ars per me è illegittima. La Regione, semmai, avrebbe dovuto attivare il procedimento che riguarda l’espropriazione per pubblica utilità, ma anche lì c’è un corrispettivo da pagare, anche se più basso del prezzo di mercato”.
In attesa di capire se e come entrate nel villino, la Regione ha fatto una propria valutazione: l’edificio in stile liberty, come appurato dal verbale di assunzione in consistenza, vale circa 841 mila euro. Secondo la Crias, che ha incaricato l’architetto Giovanni Amandorla di redigere una stima del suo valore, si attesterebbe invece sui 2 milioni e 142 mila euro. Comprese, però, le opere di restauro (senza, si aggira sul milione): “Ho fatto realizzare un computo metrico – spiega la Giardina – e non si parla di una cifra insostenibile: circa 500 mila euro. Ma sarà la Crias a decidere se ristrutturare o meno i locali. Dipende da cosa stabilirà il commissario ad acta, o il Consiglio d’Amministrazione, se verrà nominato. Ma cederlo senza un corrispettivo in cambio, significherebbe depauperare il patrimonio dell’ente, a danno dei dipendenti e dei creditori. E creare un buco enorme nel bilancio di Crias. La Regione dovrebbe spiegarci, poi, come sopperire”. La Crias, fra l’altro, non è un ente in decadenza, così come aveva lasciato credere la fusione (prossima) con l’Ircac: “Crias funziona benissimo. Finanziamo artigiani, agricoltori e autotrasportatori. Di recente abbiamo fatto una delibera da 11 milioni. Siamo assolutamente operativi. Le domande arrivano e vengono esitate normalmente”.
Una via d’uscita a questa impasse ancora non si intravede: “La nostra intenzione – conferma la Giardina – è vendere il villino. Ciò comporterebbe un ingresso di liquidità nelle nostre casse”. Ma non è escluso che la questione possa finire in tribunale, specie se la Regione dovesse impuntarsi. La fuga in avanti dell’assessore Armao, che vorrebbe trasferire al Messina Verderame gli uffici della Cuc siciliana, nel frattempo è stata stoppata dal Movimento 5 Stelle: “La Regione ha scritto una norma che di fatto non funziona. Intanto non è chiaro se l’amministrazione intenda acquisire l’immobile a titolo gratuito o oneroso. Fermo restando che la struttura è nella disponibilità della Crias – prosegue Sunseri – ed è stimata in circa 800 mila euro di euro di valore immobiliare, l’acquisizione gratuita da parte della Regione oltre ad agire contra legem per via della natura giuridica dell’ente, cagionerebbe un danno economico nel bilancio delle casse della stessa Crias. Appare assolutamente evidente in ogni caso che la stessa Crias non abbia di certo brillato né per la tutela del bene, né per la sua valorizzazione ma riteniamo l’uso che Armao vorrebbe farne, una vera e propria follia”. Il Movimento 5 Stelle vorrebbe farne un museo del liberty. Ma prima, come detto, bisogna consultare l’oste.
QUANDO LA FIGLIA DELL’EX PROPRIETARIO RINGRAZIAVA ARMAO
Era il dicembre 2018 ed erano iniziati i lavori al villino Verderame. Così l’attivista palermitana Beatrice Feo Filangieri, il cui padre abitò nella dimora fino al 1966, ringraziava Armao per una bonifica che non ha mai ordinato.