Finì come nei pronostici, ma ubriacandoli i pronostici. Ché a Siracusa l’elettore è sorprendente nell’ovvietà, eretico nella banalità. Nel quadro di un “era già tutto previsto” di cocciantiana memoria si sono sviluppate endo-rivoluzioni all’interno degli schieramenti e delle coalizioni. Inusitate promozioni ma anche clamorose bocciature.
E così Ezechia Paolo Reale, centrodestro con annesse civiche assortite, quello che forse andava al ballottaggio ma forse vinceva a prima botta col 40%, è andato sì al ballottaggio, ma a causa di un cortocircuito di coalizione, perché lui s’è fermato al 37% mentre le 8-liste-8 che lo sostenevano sono volate al 45%.Tradimento ci fu secondo alcuni, poca “simpatia” del candidato secondo altri.Va detto che tre liste su 8 non hanno raggiunto il quorum del 5% e non eleggeranno consiglieri. Resta favorito ma l’inquietudine serpeggia, mascherata da risentimento. Forza Italia è primo partito della coalizione (9,6%), tallonato da presso da tre civiche assestate fra 7,4 e 8,6%.
“Ballotterà” con Reale, il vicesindaco uscente Francesco Italia che ha dato una scossa alla sgarrupatissima sinistra siracusana, superando con tre civiche il 19%. Successo di spessore per quell’area che ruota attorno all’ex sindaco Giancarlo Garozzo (componente della direzione del PD ma non ricandidato dal PD). Affermazione enfatizzata dall’imbarazzante 13% del più accreditato alla vigilia Fabio Moschella che poteva contare sul sostegno di “tutto il Pd” (absit iniuria verbis) (5,4%) e su due civiche una delle quali riconducibile al vecchio capo andreottiano Gino Foti e l’altra alla giovane emergente Valeria Troia.Queste due liste hanno entrambe fallito il quorum.La plateale sconfitta di Foti è un fatto epocale a Siracusa, forse la fine di un’era. Forse. E Moschella è finito addirittura quarto, superato dalla candidata dei Cinquestelle, Silvia Russoniello, che merita un peana o almeno un ditirambo.
La candida Silvia ha passato una mesata antipatica, massacrata sui social per la sua inesperienza/inadeguatezza, presa in giro ferocemente dai leoni di tastiera, supporter degli altri candidati, sottoposta ai colpi di mortaio di almeno due correnti grilline, estromesse dalla corsa al Vermexio, ergo avvelenatissime. Nell’annunciato tracollo pentastellato(si diceva anche a causa della Russoniello “non all’altezza”), nello smottamento di voti di lista dalle politiche (55%) alle comunali (13%), lei, Silvia, organizzatrice di festicciole per bambini ha preso oltre il 16%, staccando di tre punti e mezzo il suo partito.
Le altre tre candidature “di testimonianza” solo in un caso testimonieranno in consiglio comunale. La lista di “Giovanni Randazzo sindaco”, di sinistra, con forti connotazioni culturali e ambientaliste, ha raggiunto il 6,7% e superato il quorum. Era stata etichettata come “radical chic” e forse lo era. Vuol dire che a Siracusa il “milieu” cui Tom Wolfediede il nome è molto affollato. Al 5,8 s’è fermato invece Granata, che però aveva due liste, entrambe rimaste sotto il quorum e quindi non avrà alcun rappresentante in consiglio.Col senno del poi – ma anche con quello del prima – se Granata (e l’etichetta “bellissima” di Musumeci con lui) avessero appoggiato Reale, forse Ezechia sarebbe sindaco, i bellissimi sarebbero in consiglio e Gianfranco Miccichè avrebbe meno argomenti per fare polemiche col presidente della Regione. Ma ci sono solchi dentro il centrodestra siciliano. E sono profondi. Infine Ciccio Midolo più mera presenza che testimonianza con il suo 1,3%, come s’addice a un sedicente leghista che si presenta nel capoluogo della provincia più a sud d’Italia.
In questo panorama, mentre si cominciano a definire i numeri delle preferenze, si delinea un fenomeno abbastanza uniforme: l’irrilevanza dei social network. Infatti i candidati che più sono stati protagonisti in primis su Facebook hanno accusato pesanti sconfitte o risultati comunque deludenti rispetto ad altri che il computer manco l’hanno acceso in questa campagna elettorale. Significa che a Siracusa i social e il web contano fino a che c’è da scegliere fra un comico di Genova, un ragazzotto di Rignano e un ex cavaliere di Arcore, ma in città un conto sono i “like”, ben altro i voti. E, dissolte le ideologie, all’interno del seggio il parente, l’amico, il collega o il vicino di casa contano ancora di più.