Ci sono voluti otto mesi – lo start è previsto il 16 dicembre – affinché i percettori del reddito di cittadinanza ottenessero la prima offerta di lavoro. E non è detto che arrivi. Sul portale della Regione siciliana, infatti, si contano circa 200 annunci a fronte di una platea di beneficiari – è solo la prima tranche – che varca quota 160 mila. Per questo comprendiamo l’imbarazzo degli sportellisti che si ritroveranno di fronte i percettori del sussidio e non sapranno che pesci pigliare. Pochi giorni prima di Natale, entrerà nel vivo la fase-3 del reddito. Quella delle convocazioni nei Centri per l’impiego, dove si sono insediati anche i “navigator”. I primi appuntamenti riguardano tutti coloro che hanno chiesto il reddito minimo dal 6 marzo al 30 giugno, e che dal 2 settembre hanno sostenuto il colloquio professionalizzante e sottoscritto il “patto per il lavoro”, ossia la disponibilità a un impiego.
C’è il sospetto che buona parte di questi 162.518 siciliani “inoccupati” non abbia alcuna voglia di cominciare a lavorare. E potrà rimanersene sul divano ancora a lungo. E’ possibile, infatti, rifiutare la prima offerta se il contratto dista 100 chilometri dalla propria città di residenza; la seconda, se si trova a oltre 250 chilometri. In nessun caso, invece, si può rifiutare la terza proposta, pena la sospensione del sussidio. Come detto, però, in Sicilia si innescano altre preoccupazioni. Ossia l’impossibilità da parte dei Centri per l’impiego di offrire un porto (e un posto) sicuro: “Il punto – hanno affermato fonti della Regione – è che non è detto che il lavoro ci sia”. Ma le convocazioni cominceranno comunque: “Stiamo facendo i salti mortali per accelerare i tempi. L’accesso informatico al database nazionale ci è stato concesso il 2 settembre, da allora abbiamo fatto l’impossibile per far partire le convocazioni entro un mese”.
Il reddito di cittadinanza non è ancora entrato a regime, anche se i numeri sono confortanti: le domande accolte fin qui (circa 960 mila a livello nazionale, con il coinvolgimento di 2,3 milioni di individui) rappresentano la metà dei nuclei familiari che vivono in condizione di povertà assoluta. La maggior parte delle richieste arrivano dalle tre più importanti regioni del Sud: Campania, Sicilia e Calabria, dove è stato raggiunto l’80% dei potenziali destinatari. In Sicilia, nello specifico, il 76,4% su un totale di 216 mila nuclei con gravi problemi economici. Lo spiega un rapporto di Demoskopika. Nell’Isola sono state accolte 32,88 domande di media su mille residenti. Ma la Sicilia è anche la seconda regione per numero di occupati “irregolari” e con cadenza fissa le forze dell’ordine scovano i “furbetti” del reddito: da un lato percettori del sussidio, dall’altro infaticabili lavoratori in nero.
Ma il percorso a ostacoli del reddito non è terminato. In queste ore, infatti, dall’Inps sono partiti mezzo milione di sms – chissà se qualcuno li leggerà ancora, dopo l’avvento di Whatsapp e della messaggistica istantanea – che impone a 519 mila famiglie di integrare le domande inoltrate a partire dallo scorso marzo. Tutto dovrà avvenire entro e non oltre il 21 ottobre. In 114 mila si sono già messi in regola, ma ne restano fuori 400 mila. I titolari di reddito e pensione di cittadinanza dovranno adeguarsi a quanto stabilito il 28 marzo dalla conversione del decreto legge che il Parlamento aveva approvato a fine gennaio, in cui si richiedono una serie di requisiti e prescrizioni ulteriori entro i sei mesi successivi. A chi non si adegua verrà sospesa la prestazione. Come confermato dal direttore dell’Inps, Pasquale Tridico. potrà riprendere dopo gli adempimenti necessari, ma senza gli arretrati.
E’ scattata, quindi, la corsa contro il tempo. La procedura si può completare direttamente online, seguendo le istruzioni presenti nel testo dell’sms. Che chiede di collegarsi al sito dell’Inps, accedere all’area personale e sottoscrivere due dichiarazioni: la prima, relativa alle «Condizioni necessarie per godere del beneficio», prevede che il richiedente non sia soggetto a misure cautelari (arresto, fermo) disposte dall’autorità giudiziaria, né che abbia riportato condanne definitive negli ultimi 10 anni. Il beneficiario del reddito deve dichiarare, inoltre, che in famiglia non ci sono disoccupati a seguito di dimissioni volontarie (si vuole evitare che uno lasci il lavoro per prendere il sussidio) né persone ricoverate in istituti di lunga degenza pubblici. La seconda dichiarazione rimanda alle responsabilità penali in caso di attestazioni false.
Nei Centri per l’impiego di tutta Italia, compresa la Sicilia, i beneficiari del reddito hanno già potuto misurarsi con i “navigator” (399 nell’Isola). I nuovi profili da 1.700 euro al mese, laurea in tasca e un contratto a tempo determinato fino all’aprile 2021, che hanno rimpinguato l’organico dei 64 Cpi sparsi per l’Isola, e lavoreranno in affiancamento al personale già presente. E proprio sul termine “affiancamento” i sindacati hanno aperto una polemica, chiedendo delucidazioni al governo nazionale, e invitandolo ad «emettere un apposito atto di indirizzo che chiarisca in maniera dettagliata» cosa si intenda per “affiancamento”, «al fine di evitare un errato impiego del personale regionale in mansioni che non siano previste dal vigente contratto di lavoro», nonché «conflitti di competenze e tensioni fra i lavoratori» con il rischio di «alimentare lo stato di confusione che regna negli uffici». I Centri per l’impiego, su tutti quelli siciliani, già sono pieni di gente che svolge mansioni superiori rispetto a quelle previste dal loro inquadramento.
Nel frattempo l’assessore regionale al Lavoro, Antonio Scavone, ha portato a casa dalla convenzione con Anpal le risorse economiche per mille nuove assunzioni. Il primo bando, per 277 posti, dovrebbe uscire entro il mese di ottobre. E riguarderà anche gli ex sportellisti della Formazione professionale, che potranno far leva sulla loro esperienza pregressa e garantirsi qualche punticino in più.