Qui si parla e si è parlato a lungo di uno scandalo da 110 milioni di euro. Che la politica siciliana, a parte poche e lungimiranti eccezioni, aveva fatto finta di dimenticare. Compresa la capogruppo dell’Udc Eleonora Lo Curto, che non ha mai aperto bocca sul censimento “fantasma” del patrimonio immobiliare costato fior di quattrini alla Regione e a tutti i siciliani. Un’attenzione diversa, da parte della deputata palermitana, ha meritato invece la cena romana da 699 euro – finita sul conto dell’Orchestra Sinfonica – che il 4 settembre hanno consumato a Roma il direttore amministrativo della Foss, Massimo Provenza, e i suoi commensali d’eccezione: il presidente della fondazione, Stefano Santoro, e il direttore artistico Marcello Panni. Toh. La Lo Curto li aveva mazzuliati entrambi nei mesi scorsi: il primo per aver revocato in tempi record la nomina di Ester Bonafede da sovrintendente; il secondo, perché sarebbe stato nominato “in palese violazione dello Statuto dell’ente”.
La Lo Curto ha un conto aperto con la Sinfonica da quando Ester Bonafede, ex assessore del governo Crocetta in quota Udc, per qualche giorno ha assaporato l’idea di rientrare sulla scena politica, brandendo il comando dell’ente che aveva guidato per sette anni e con cui si era lasciata non male ma malissimo. Ma proprio a causa di contenziosi già aperti, e della mancata presentazione da parte dell’ex assessore di documenti che comprovassero “l’insussistenza di cause di incompatibilità”, è stata appiedata in tempi record. Quella volta la Lo Curto si presentò in sala stampa, all’Ars, con la Bonafede a fianco, chiedendo le dimissioni di Santoro e il commissariamento dell’ente. Più o meno la stessa richiesta venne avanzata dopo la nomina di Panni: commissariamento dell’ente e scioglimento del Consiglio d’Amministrazione (che intanto aveva nominato il nuovo sovrintendente Antonio Marcellino). Dopo aver appreso da Repubblica della cena extralusso consumata al ristorante “Dal Bolognese” di piazza del Popolo, e accreditata da Provenza alle casse della fondazione – mossa di imperdonabile leggerezza e di cattivo gusto, ma non meno grave di altre – la Lo Curto è tornata a chiedere “l’azzeramento degli organi della Foss”, ormai ridotta a un “verminaio”.
Quante storie. La situazione della Sinfonica, che di recente si è fatta prestare i soldi dalla Regione per tamponare un buco da sette milioni, non è certo idilliaca; che la Lo Curto abbia tutto il diritto di contestarne la governance, è sancito dalla Costituzione; che possa farlo in difesa di un’amica “appiedata” e non del popolo siciliano ci lascia qualche dubbio. Ma se avesse sollevato, lei e gli altri come lei, tutto questo trambusto per questioni di priorità-1, come quella di 110 milioni sperperati ad cazzum, forse la Sicilia starebbe un pochino meglio. E non dovrebbe, ogni volta, rifarsi una verginità.