Low cost come una chimera. Il mondo senza frontiere un’illusione. Non solo la celebre Ryanair, ma tutto il modello di business delle compagnie aeree sembra essere entrato in crisi. Non tanto per i voli, che godono di ottima salute, quanto semmai per i costi per tratta che raggiungono cifre da capogiro. Se volessimo tradurre questa affermazione diremmo che, in un futuro non troppo lontano, trovare i biglietti aerei a prezzi stracciati per le mete più disparate diventerà una missione impossibile. Analizzare i fattori – moltissimi – che hanno inciso su questa inversione di rotta, meriterebbe un capitolo a parte. Ad ogni modo le tanto agognate vacanze economicamente mordi e fuggi sono a rischio, per tutti.

I viaggi, così, non si faranno più solo con il low-cost, ma anche e soprattutto con l’high-cost. Parola di Alitalia, Ryanair, Volotea, Meridiana, EasyJet, Vueling, Lufthansa e chi più ne ha più ne metta. Queste compagnie, spesso, alzano il tiro ammiccando al prezzolato segmento dei viaggi last minute. Prendiamo a campione il prossimo 15 giugno, un venerdì. Un diretto Palermo Roma, in economy, costa un occhio della testa. Fino a 86,55 volando su Ryanair cui vanno aggiunti i 125,90 euro di ritorno. Quasi 90 euro per Vueling ad andare e 110 a tornare. Nessuna alternativa Volotea, ma stessi giorni verso un’altra meta nazionale, tipo Torino, arriviamo fino a 200 euro per tratta. Capitolo a parte merita Alitalia. Per Roma fino a 259,47 euro, da Roma fino a 304,68 euro. Per Milano fino a 194,41 euro, da Milano fino a 375,69 euro. Che tradotto significa quasi 600 euro per un volo nazionale manco fosse per New York. E non se la passano meglio neppure altre città siciliane. 300 euro da Trapani a Bologna, 350 da Comiso a Venezia, ovviamente per tratta.

Dopo la disfatta Ryanair, costretta a cancellare centinaia di voli con gravi perdite economiche e di immagine, la verità è sotto gli occhi di tutti: il re è nudo. “Tutte le compagnie aeree applicano il meccanismo anglosassone, ovvero chi acquista un volo in prossimità del riempimento del vettore paga il costo dell’aereo – spiega Vito Riggio, presidente dell’Enac -. Questo meccanismo colpisce tanto gli italiani, ma è sempre stato così. Se un aeromobile ha 150 posti a sedere, saranno i primi 30 a viaggiare in ‘low cost’, mentre gli altri 120 serviranno a ripagare i costi del volo. Tutto ovviamente commisurato alla concorrenza. Se per una rotta ci sono tanti vettori, i prezzi resteranno contenuti. Se invece c’è scarsa concorrenza, il monopolista recupererà con gli ultimi posti”.

Sembrerebbe dunque tutta una questione che ruota intorno al ‘chi tardi arriva mal alloggia’. “Questo meccanismo si potrebbe essere corretto solo con un atto di auto volontà della compagnia – prosegue Riggio -. Dovrebbero fermare l’algoritmo di recupero a non più di quattro volte del prezzo base. Nonostante questo, le compagnie patiscono una crisi di entrate. Dunque o ci si autolimita o si devono introdurre dosi massicce di concorrenza. Alitalia, ad esempio, sta pensando a limitare i costi per chi abbia necessità di partire d’urgenza, ovviamente con un certificato medico. Una compagnia che è fallita fa certamente fatica a realizzare tutto questo. Si lavora poi con contratti basati sulla produttività, sono aumentati i costi del carburante, di atterraggi e decolli, del lavoro. E tutto questo spiega come mai le compagnie non riescano a fare utili sulle tratte brevi”.