Caro Salvuccio Palazzolo, mi permetto di chiamarti Salvuccio perché quando ci incontriamo e ci abbracciamo io ti chiamo così, Salvuccio, perché hai la faccia da bravo ragazzo, per via del tuo aspetto compìto, per l’aria di chi fa il suo dovere con coscienza e senza compromessi, un po’ Garrone, quello di Cuore, però con l’autorevolezza di Hal di 2001 Odissea nello spazio.
Salvuccio, dunque. Leggo che un giorno sì e uno pure – ogni uno e due, come si dice da queste parti – adombri su Facebook omissioni birichine da parte del Giornale di Sicilia, tuo giornale concorrente, in merito a sensazionali notizie in tema di mafia. Di più: ignora i tuoi scoop, non li considera, non dà loro lo spazio e la sacralità che meritano, neanche una breve in fondo alla cronaca.
Scrivi, dici e non dici, fai l’occhiolino, fai capire. Il Giornale di Sicilia ignora la mafia. Ignora i tuoi scoop. Pensa. Non ha scritto nemmeno una riga sulla lettera che Fiammetta ti ha consegnato a ridosso del 23 maggio e a cui il tuo giornale ha dato ampio spazio perché il tuo giornale, lo sanno anche le pietre, è un giornale che ha l’antimafia nel dna, un’antimafia di cui solo voi conoscete la formula, un po’ come la pozione magica di Asterix o il vetro antisfondamento di Guido Quiller.
Ma non divaghiamo. Non sono certo io (dovrebbero essere semmai i tuoi compagni di banco) a spiegarti che esiste uno stile a cui ci si dovrebbe attenere. E che il tuo dire e non dire, il tuo continuo adombrare distrazioni – o peggio, collusioni – da parte del mio ex giornale è un lavoro sporco, forse anche schifoso, senza contare che non ha alcuna attinenza con la realtà.
Vuoi dire che il Giornale di Sicilia non si occupa di mafia? Vuoi dire che il giornale è sordo alle istanze della società civile di cui tu sei degnissimo rappresentante? Davvero vuoi dire questo? Davvero, in tutta onestà, tu e i tuoi illustrissimi commentatori potete dirlo? Prova a sfogliarlo, ogni tanto. Troverai le foto dei mafiosi arrestati, i racconti delle vittime del racket, interviste, servizi. Dillo a chi commenta i tuoi post gettando fango sul tuo giornale concorrente senza che tu dica una parola, senza che moderi il dibattito, senza che ti preoccupi di scremare la merda dei tuoi seguaci analfabeti dalla critica in qualche modo costruttiva.
Dai Salvuccio, sai che a me sta cosa che i panni sporchi si lavano in famiglia non è mai piaciuta. Laviamoli urbi et orbi, tanto la categoria è sputtanata già di suo, una cosa in più una in meno, a chi importa. A me in un orecchio puoi anche dirlo che ti scoccia soprattutto la mancata eco ai tuoi bellissimi libri, ai tuoi memorabili scoop, al tuo ruolo di giornalista antimafia. Neanche un riconoscimento da parte del giornale concorrente, un applauso, una medaglia di bronzo o di legno. Triste. Perché triste dev’essere lavorare solo per i lettori, per questa cosa che chiamiamo pomposamente Informazione, senza la claque dei colleghi.
Ti ho dato un consiglio su Facebook, te lo ripeto qui. Ai lettori indignati che ti chiedono delle omissioni del Giornale di Sicilia sull’urlo di Fiammetta Borsellino rispondi che in quel giornale lì siamo tutti mafiosi, e non da ora. E già che ci sei segnalalo anche all’Ordine, con l’aria che tira capace che vanno ad arrestarli tutti nottetempo, compreso il centralinista cieco.
Altra materia da romanzo, diceva Balzac. Pensa. Un romanzo sull’antimafia nuda e pura da cui tirarci fuori una fiction a puntate su Rai Uno, soliti sceneggiatori che dell’antimafia hanno fatto un mestiere e magari con la supervisione di chi, con tanta pervicacia, ci sta provando. Se ne capisco qualcosa, sei sulla buona strada.
Ciao Salvuccio, ti abbraccio e non averla con me: nella vita, come nel pallone, le legnate si danno e si prendono. Senza contare che dovresti pure ringraziarmi: io la mia disistima te l’ho espressa pubblicamente, la maggior parte dei tuoi colleghi lo fa da sempre silenziosamente. Ho fatto la puttana per 25 anni, lo so.