C’è un funzionario regionale del dipartimento all’Energia, si chiama Lucio Lutri e ha 60 anni, tra le sette persone che questa mattina hanno ricevuto un provvedimento di fermo da parte dei carabinieri del Ros, L’inchiesta è coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo. Sono accusati di associazione mafiosa e concorso esterno in associazione mafiosa. Lutri era stato “maestro venerabile” della loggia “Pensiero e azione” del Grande Oriente d’Italia. E pure il figlio dell’ultimo capomafia dell’Agrigentino, Vito Lauria, era “maestro venerabile” della loggia “Arnaldo da Brescia”, anch’essa appartenente al Goi. Tra gli arrestati c’è anche il padre, Giovanni Lauria, di 79 anni, considerato a pieno titolo il boss di Licata. Lutri, in servizio presso il servizio quarto dell’assessorato all’Energia, quello che si occupa di Por e finanziamenti, avrebbe messo a disposizione della cosca di Licata diretta da Giovanni Lauria la sua rete di conoscenze, nella pubblica amministrazione e nelle logge, per consentire di portare a termine i propri affari in vari settori. “Ma chi minchia ci deve fermare più?”, si vantava Lutri. La procura di Palermo, nel provvedimento di fermo, specifica che “l’associazione mafiosa ha avuto garantita da Lutri la sua disponibilità e l’utilizzo di importanti canali massonici, ottenendo la stessa associazione e per essa i singoli esponenti della famiglia vantaggi consistenti ora nell’acquisizione di informazioni riservate circa attività di indagine a loro carico, ora nell’interessamento di professionisti compiacenti e dipendenti infedeli della pubblica amministrazione”. Nell’inchiesta è entrato anche il deputato regionale Carmelo Pullara (Popolari e Autonomisti), cui Giovanni Lauria avrebbe chiesto di trovare una sistemazione al figlio Vito. Anche Pullara risulterebbe iscritto a una loggia massonica.