E’ stato il giorno delle grandi audizioni in commissione Antimafia. Gli ultimi arresti, fra cui quello di un funzionario dell’assessorato all’Energia, e le confessioni di Vito Nicastri, il re dell’eolico legato a Matteo Messina Denaro (di cui avrebbe finanziato la latitanza), hanno arricchito di un nuovo capitolo la saga della questione morale. Il presidente dell’Antimafia Claudio Fava, per capire la connessione tra faccendieri e politici, ha audito il presidente dell’Ars Gianfranco Micciché, che avrebbe presentato, su insistenza di Alberto dell’Utri, fratello di Marcello, l’ex consulente di Salvini per l’Energia, Paolo Arata, all’assessore Alberto Pierobon. Dalle carte dell’inchiesta si evince che Arata, finito in carcere, è uno stretto collaboratore di Nicastri: “Ho incontrato Arata per la prima volta il 13 febbraio 2018, alle 13,30 – ha esordito il presidente dell’Assemblea – In quell’occasione, mi chiese di creargli un appuntamento con Pierobon. In assessorato non lo introdussi io, Arata era di casa all’Energia. Pierobon era stato nominato da poco assessore e immagino che Arata volesse conoscerlo. Furono le segreterie a fissare l’appuntamento tra Arata e Pierobon ma non so dove si videro”.

“Durante il primo incontro – ha detto Miccichè – Arata mi disse di essere un esperto in materia energetica e consulente della Lega, che aveva dei progetti per la produzione di energia alternativa, di aver presentato un progetto e che avrebbe voluto incontrare l’assessore”. “Successivamente, mi fu chiesto un altro incontro. Il 12 luglio, venne solo il figlio, anche se l’appuntamento era con entrambi: mi disse che c’era un blocco all’assessorato alle Attività produttive e che voleva incontrare Turano. Dopo l’incontro tra l’assessore alle Attività produttive e Arata, Turano mi disse ‘Gianfranco non ti occupare più di questa vicenda, perché non è il caso’. E così feci, tant’è che quando arrestarono Arata, incontrai Turano in Assemblea e gli dissi ti devo un grazie”. Miccichè ha negato di aver organizzato qualsiasi incontro fra Arata e Salvo Cocina, il dirigente del dipartimento di Acqua e Rifiuti incaricato di esprimere un parere ambientale per la realizzazione di un impianto al biometano su cui Arata spingeva parecchio. Lo stesso presidente dell’Ars, al termine dell’audizione, si è soffermato coi giornalisti: “Oggi posso dire con gioia che la politica è molto meno permeabile di quella di una volta, oserei dire che oggi è impermeabile. È con gioia che posso affermare che il signor Arata e i suoi complici se ne sono andati con le pive nel sacco. contrariamente a quanto avveniva prima, oggi l’imprenditore non onesto, tangentista e implicato con la mafia non ha ottenuto nulla. La politica è salva e ha dato un segnale importantissimo. La Sicilia sta cambiando ed è un segnale che dovrebbero cogliere tutti”.