Trentasei anni fa nacque, come ogni idea di Mimmo Cuticchio, come una specie di folle utopia. In realtà, la fama internazionale già c’era, le ardite sperimentazioni drammaturgiche pure, il teatrino stabile di via Bara all’Olivella anche, insomma mancava quel senso del rimettersi in gioco – che ha segnato la sua vita d’artista – magari attraverso una rassegna di linguaggi differenti, di contaminazioni tra varie espressioni del teatro di figura che venissero dal resto d’Italia e del mondo, dandosi un tema o facendosi suggestionare da un’ispirazione ogni volta diversi (e, nei primi anni, anche per tornare a fare lo scavalcamontagne che è sempre stato nel suo genoma). Eccola qui, adesso «La Macchina dei Sogni», 36 anni dopo.
Cuticchio confessa che è stato difficile nell’anno di grazia 2019 scegliere l’argomento: «Il quinto centenario della morte di Leonardo da Vinci, il trentesimo anniversario dell’arrivo dell’uomo sulla Luna e quello della caduta del Muro di Berlino. Ma premeva, tra le tante sollecitazioni, tra le diverse urgenze, pure la follia che ci assedia in una sorta di delirio quotidiano: dal femminicidio alla solidarietà negata a chi ci è fratello. Come sempre mi sono venuti incontro i miei pupi ricordandomi che 500 anni fa, molti secoli prima che l’uomo costruisse l’Apollo 11, un certo Ludovico Ariosto spedì sulla Luna il principe Astolfo per recuperare il senno che il paladino Orlando aveva smarrito. Ecco forse dovremmo tornare – e noi teatranti possiamo farlo solo con la fantasia – proprio sul nostro satellite a cercare quella ragione che abbiamo perduto, imbarcarci per quel viaggio che probabilmente lo stesso Leonardo ci additò come possibile costruendo il cannocchiale che permetteva di scrutare un po’ meglio l’infinito».
Si snoderà tra Palazzo Riso a Palermo e Palazzo D’Aumale a Terrasini «La Macchina dei Sogni» edizione 2019, dal 19 luglio al 4 agosto. Come sempre tra spettacoli primi fra tutti e poi incontri fra teatranti e scienziati per capire i contatti fra le due discipline, laboratori anche per bambini che ormai la Luna la guardano poco incollati come sono davanti a un tablet. 22 appuntamenti, 19 compagnie in cartellone.
La Rai con Radio3 curerà due serate a Palazzo Riso: la prima il 20 luglio, guidata da Maria Grazia Calandrone, protagonisti scrittori e poeti che racconteranno il loro rapporto con la Luna; la seconda il 21, intitolata «Terra chiama luna», firmata dallo stesso direttore di rete, Marino Sinibaldi, con la partecipazione tra gli altri della «raccontascienze» (come le piace definirsi) Lara Albanese, stimatissima astrofisica, e di Ermanno Cavazzoni, autore de «Il poema dei lunatici» che ispirò Fellini per il suo film «La voce della luna».
Poi, sulla scena, da Napoli arriva il Pulcinella di Bruno Leone che incontrerà i «lunatici», racconterà della Luna il marionettista argentino Horacio Peralta ispirandosi ai racconti di Yousif Latif Jaralla, il burattinaio ebreo Tomas Jelinek rievocherà l’allunaggio del ’69 attraverso i giocattoli, e ancora il catalano Tony Zafra, le danze mediterranee di Alf Leyla, il bolognese Mattia Zecchi, il barese Pantaleo Annese, i cagliaritani del Teatro Tages, il folclore «lunare» dei siciliani Cialoma, Lorimest e Serenate Notturne con le melodie ispirate dal nostro satellite. E tanti altri che riempiono un’agenda fittissima.
Il padrone di casa s’è riservato un «evento»: il 26 luglio a Palazzo D’Aumale debutterà «Medusa», prima tragedia in musica per opera dei pupi, con messa in scena e regia di Mimmo Cuticchio, partitura di Giacomo Cuticchio, libretto di Luca Ferracane. Omaggio al teatro musicale del Settecento realizzato con un ensemble di 50 elementi tra orchestrali, coristi e solisti, un’altra impresa del prode puparo, una nuova utopia di Mimmo che guarda sempre alla Luna e magari oltre quella.