Il giudice per le indagini preliminari di Agrigento, Alessandra Vella, non ha convalidato l’arresto della comandante della Sea Watch Carola Rackete e non ha disposto nei confronti della giovane tedesca nessuna misura cautelare. La Procura aveva chiesto la convalida del provvedimento e il divieto di soggiorno in provincia di Agrigento. Il giudice, in questa prima fase, ha escluso il reato di resistenza e violenza a nave da guerra e ritenuto che il reato di resistenza a pubblico ufficiale sia stato giustificato dall’ “adempimento di un dovere”, cioè salvare vite umane in mare.
La capitana, nella notte fra venerdì e sabato, aveva forzato l’alt della Finanza ed era entrata nel porto di Lampedusa, con a bordo 40 migranti e 5 parlamentari della Repubblica, con una manovra rischiosa che anche il pm di Agrigento, Luigi Patronaggio, aveva condannato: “Non esisteva alcuno stato di necessità”. Ma l’arresto non si è materializzato e Carola, da quattro giorni ai domiciliari, è tornata libera. Dovrà tornare ad Agrigento il prossimo 9 luglio per comparire di fronte ai pm e rispondere di un altro filone d’inchiesta che la vede coinvolta: il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Non si è fatta attendere la reazione di Matteo Salvini. Il Ministro dell’Interno aveva duramente contestata il comportamento della capitana tedesca, appena 31 anni, definendola una “sbruffoncella”: “Per la magistratura italiana ignorare le leggi e speronare una motovedetta della Guardia di Finanza non sono motivi sufficienti per andare in galera. Nessun problema: per la comandante criminale Carola Rackete è pronto un provvedimento per rispedirla nel suo Paese perché pericolosa per la sicurezza nazionale”.
Solidarietà a Carola Rackete è stata espressa oggi dai banchi della plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo da parte di alcuni eurodeputati che hanno portato in aula cartelli che chiedevano la liberazione della comandante della nave Sea Watch 3. “Liberate Carola” e “Il soccorso non è un crimine” alcuni dei testi apposti nei manifesti esposti in aula alla prima seduta plenaria.