La questione è tornata prepotentemente di moda in questi giorni, che hanno visto Ester Bonafede – scelta dalla politica – riappropriarsi del ruolo di soprintendente dell’Orchestra Sinfonica Siciliana. Ma i fatti erano già noti da mesi e adesso la Corte dei Conti vuole vederci chiaro. Per questo la Guardia di Finanza, nella giornata di mercoledì, si è presentata nei locali della Fondazione, al Teatro Politeama, e ha chiesto le fatture delle spese sostenute da Bonafede per l’acquisto di alcuni mobili e per alcune consulenze. Che risalgono al periodo in cui l’ex assessore di Crocetta era a capo della Foss, a cavallo tra i governi Cuffaro e Lombardo. La richiesta di messa in mora arrivata nel 2016 – la cifra ufficiale è di 40 mila euro – è stata firmata dall’ex presidente del Cda Salvo Ciancimino. Le spese riguarderebbero mobilia ed arredi acquistati e ancora imballati negli uffici di via Turati (tra cui due sofà e due lumi ornati di piume di struzzo) e un’auto, un’Alfa 155, le cui tasse di circolazione sono state regolarmente pagate dalla Fondazione che però non avrebbe mai usufruito della vettura.
La Bonafede, che si insedierà a giorni, ha comunicato all’amministrazione l’intenzione di dimezzarsi lo stipendio da 10 mila a 6 mila euro lordi al mese. Anche se nella delibera di nomina si parla di 70 mila euro lordi più 20 mila euro di parte variabile al raggiungimento di alcuni obiettivi. Ma non è tutto: c’è una postilla del contratto che imporrebbe alla neo soprintendente l’obbligo di una dichiarazione attestante “l’insussistenza di cause di incompatibilità e di conferibilità, l’insussistenza di procedimenti giudiziari in corso e l’insussistenza di conflitti di interesse con la Foss nonché l’estinzione di procedimenti pendenti con la stessa Fondazione”. Su questo, però, Esterina rischia di essere “scoperta”: dato che su di lei pesa questa benedetta richiesta di messa in mora che ha acceso i fari della giustizia contabile. Non è tutto: perché la stessa Bonafede avrebbe cercato di rivalersi sulla Fondazione per il mancato versamento di alcune spettanze. Quando si dice essere in guerra con se stessa. Oltre che con il mondo circostante.
La dibattuta nomina della Bonafede (il presidente Santoro s’è fatto forte del voto doppio e al suo s’è aggiunto quello di Marco Intravaia, contro hanno votato invece Sonia Giacalone rappresentante dell’Orchestra e Giulio Pirrotta in quota Comune di Palermo) ha messo in agitazione alcuni elementi dell’orchestra, che minacciano lo sciopero. Ad incrociare le braccia saranno con tutta probabilità i professori aderenti alla Fials (Federazione italiana autonoma lavoratori spettacolo) che in seno alla compagine orchestrale contano poco più di dieci elementi (su 70). Potrebbe dunque saltare il primo concerto della stagione estiva della Foss, previsto in piazza Politeama a Palermo per il 15 giugno con «Il lago dei cigni».
LA POLEMICA FRA SANTORO E GIORGIO PACE
L’ex soprintendente della Foss Giorgio Pace, licenziato alla vigilia di Natale dall’assessore al Turismo Pappalardo, finisce al centro delle polemiche. A tirarlo in ballo ci ha pensato Stefano Santoro, nuovo presidente della Fondazione dell’Orchestra Sinfonica, il cui voto doppio ha determinato la nomina di Ester Bonafede come successore dello stesso Pace. “Ho sentito dire che c’è chi lo rimpiange per la sua gestione oculata e attenta che avrebbe permesso di rilanciare la Fondazione. Io non riesco proprio a capire di cosa parlano – contesta Santoro – Senza contributi pubblici questo ente non può andare avanti”. Santoro ha fatto riferimento a tre questioni: un paio cartelle esattoriali da 600 mila euro, consegnate alla Foss lo scorso 6 maggio, che avrebbero costretto la Fondazione “a nominare un avvocato tributarista per attenuare il danno”; l’indennità percepita da Pace, “illegittima” secondo Santoro, perché “più alta rispetto al tetto stabilito dalla Regione, oltre al fatto che, essendo in quiescenza, per la legge Madia non avrebbe dovuto proprio percepirla un’indennità”; e l’affidamento del servizio delle visite guidate al Politeama a una società esterna. Secondo Santoro è “inammissibile che sia stato affidato senza una gara di evidenza pubblica e che sia stato concesso alla ditta prescelta il 50 per cento degli introiti”.
Pace ha risposto punto per punto. Sulla questione delle cartelle esattoriali, ha spiegato “che si riferivano al 2014, per tasse non pagate e trattenute ai dipendenti. Quando mi sono insediato ho trovato debiti altissimi e abbiamo rottamato tutto quello che potevamo grazie alla legge del governo Renzi, ma non si possono rottamare gli avvisi. Queste cartelle che sono state consegnate il 6 maggio andavano prima verificate con l’Agenzia delle entrate. Hanno fatto le dovute verifiche?”. Pace replica anche sul tema dell’indennità: “So che hanno affidato a un professionista l’incarico di valutare se procedere o meno nei miei confronti. È una questione molto delicata e complessa – dice Pace – che si gioca sul filo di lana dell’interpretazione della Madia, ma io sono sicuro dei fatti miei. Nessuno mi può chiedere soldi indietro”. Infine, relativamente al servizio delle visite guidate, Pace precisa che “Ho raccolto dei preventivi e fatto delle ricerche di mercato, poi abbiamo scelto di agire in questo modo”.