“Noi paghiamo un contributo di un miliardo, che è una montagna di soldi, per il risanamento della finanza pubblica. Ma se lo Stato non ci aiuta coi trasferimenti, siamo finiti”. E’ questa l’amara conclusione di Riccardo Savona, che emerge al termine di un colloquio con il presidente della commissione Bilancio in Assemblea regionale, e deputato di Forza Italia. E’ la sintesi di un percorso che vede la Sicilia annaspare, perennemente, coi conti pubblici. La mancata risposta da Roma sulla spalmatura del maxi disavanzo in trent’anni – questione di cui si è argomentato in lungo e in largo alla vigilia dell’approvazione dell’ultima Finanziaria – rischia di “spogliare” alcuni dei capitoli di spesa più importanti dell’ultima Legge di Stabilità siciliana. Non tornerebbero i conti per il trasporto pubblico locale (l’assessore al ramo, Marco Falcone, ha annunciato un taglio da 48 milioni di euro), per i Consorzi di Bonifica (-9,2 milioni), per i lavoratori ex Pip (- 8,7 milioni), per i dipendenti dell’Esa (-1,7 milioni), per le attività sportive e teatrali, ma anche per alcune categorie svantaggiate, come ciechi e talassemici. Oltre che per il diritto allo stadio, che subirebbe una sforbiciata prossima ai 2 milioni e mezzo. Un bagno di sangue.
Tutto era ampiamente preventivabile a febbraio quando l’Ars – per evitare una manovra lancinante e impopolare – approvò la Legge di Stabilità senza tener conto del maxi disavanzo da 2,1 miliardi con lo Stato, di cui 543 milioni da “saldare” nei prossimi tre anni. La Regione sperava in una dilazione trentennale, ma fin qui il Ministro dell’Economia Giovanni Tria ha risposto picche. Le trattative condotte dall’assessore Gaetano Armao non hanno dato l’esito sperato, anche se il vice-governatore, di recente, ha aperto uno spiraglio: “C’è l’impegno del Ministro a presentare un emendamento alla legge di conversione del Decreto crescita già questa settimana”. Tempismo curioso e speranza assai vana, dato che in lunghissimi mesi di interlocuzione la Sicilia non è riuscita a cavare un ragno dal buco. Figurarsi se potrà succedere nei prossimi giorni in considerazione del fatto che il governo nazionale traballa e che l’assessore Armao è di fatto sfiduciato e delegittimato: ha contro tutti i deputati regionali di Forza Italia e non a caso il capo dei berlusconiani di Sicilia lo ha pubblicamente definito un “ex assessore”.
Ma la realtà spesso non coincide con le buone intenzioni. Riccardo Savona, che di Armao è (ancora) compagno di partito, lo ha imparato sulla propria pelle: “Da vent’anni ormai mi insegnano a guardare le carte. Essere fiduciosi a priori è una cosa che non esiste. Noi abbiamo un saldo negativo per 141 milioni, che vengono dalla Finanziaria passata. Per arrivare a fine anno, è necessario far diventare questo saldo positivo. Al momento possiamo contare su un “tesoretto” da 50 milioni che il governo centrale ci ha concesso nell’ambito della trattativa sulle ex province: si tratta di 150 milioni complessivi, di cui 100 verranno impiegate per Città Metropolitane e Liberi Consorzi. I restanti 50 potremo utilizzarli per attuare il risanamento di una parte dei conti. Il maxi disavanzo in trent’anni? Mi risulta, da fonti non ufficiali, che ci permettano di spalmare il debito da qui a fine legislatura”. Altro che trent’anni. Da novembre 2022 ci separano giusto tre anni e mezzo. “Ma se arrivassero altri segnali, se qualcuno si presenterà alla riunione di oggi in commissione con qualche novità, ci faremo trovare pronti” aggiunge Savona.
Per rientrare dai tagli previsti, che diventano ogni giorno più probabili, si potrebbe varare una manovra correttiva da approvare entro metà giugno. Un espediente per permettere ai lavoratori di essere pagati, ai mezzi pubblici di circolare, ai teatri di andare avanti con la programmazione, in attesa di un riscontro finale da Roma. Ma anche la Finanziaria-bis, con una manciata di milioni a disposizione, rischia di diventare una corrida, con gli assessori che farebbero a gara per accaparrarsi un pezzo delle risorse aggiuntive: “Una manovra correttiva dobbiamo farla obbligatoriamente – ammette Savona – il problema è capire con quali risorse… Pur avendo a disposizione questi 50 milioni, ne mancherebbero altri 90 per raddrizzare la situazione”. Altri modi per uscire dall’impasse non se ne vedono: “I tagli sono già nelle cose – commenta Savona, quasi rassegnato –. C’è un elenco di voci che è stato evidenziato in sede di approvazione della Manovra. Avremmo rimpinguato i capitoli soltanto con i soldi in arrivo da Roma”.
I 50 milioncini cui tutti puntano, invece, “sono ancora in distinta – spiega il presidente della II commissione – Verranno smistati su tutti i capitoli con saldo negativo, a partire da quello del trasporto pubblico locale, che è la parte più corposa”. Ma non potranno mai fare la differenza e risolvere i problemi. L’assenza di liquidità ha paralizzato anche il “collegato” alla Finanziaria, il disegno di legge stralcio che sarebbe servito a “ricollocare” tutte le norme, appannaggio dei vari deputati, rimasti fuori dalla Legge di Stabilità di febbraio. Il testo è stato più volte valutato nelle commissioni di merito, ma non è mai stato calendarizzato a Sala d’Ercole: “Arriverà in aula – chiarisce Savona – ma le risorse che abbiamo reperito sono poca cosa”.
Un’altra stangata per la Regione potrebbe arrivare dal mancato recepimento della legge nazionale che prevede il taglio dei vitalizi agli ex parlamentari. La Sicilia è l’unica, assieme al Trentino, a non aver accolto la Legge Fico, che a livello nazionale è stata approvata dai due rami del Parlamento. Secondo il Movimento 5 Stelle, questa “inadempienza” potrebbe costare all’Isola il 20% dei trasferimenti statali, pari a 70 milioni di euro. Ma su questo balletto di cifre Savona non ci vede chiaro: “Anche qui tante parole e niente fatti. Da quello che mi è stato detto, la perdita potrebbe variare da 30 a 68 milioni di euro, in base ai parametri utilizzati per i calcoli. Anziché fare pubblicità negativa – si lamenta Savona – qualcuno ci mostri le carte e ci spieghi se l’esame è stato fatto su base annuale o triennale. C’è una bella differenza”. Ma su questo aspetto il deputato di Forza Italia è più sereno: “La commissione ad hoc si è appena messa al lavoro. Stanno consultando molti studiosi, di chiara fama, per avere un riscontro”.
Fin qui ogni discorso sul precario equilibrio dei conti siciliani è stato rinviato sine die a causa del doppio turno elettorale (Amministrative ed Europee). Ma ora non c’è più margine. L’annunciato taglio al trasporto pubblico ha già sollevato un vespaio di polemiche – il comune di Palermo incasserebbe 7 milioni in meno di risorse, coi tram costretti a fermarsi – ma anche i lavoratori regionali, con l’acqua alla gola, sono sul piede di guerra. Se Roma non risponde, Palermo dovrà farlo.