“Ora più attenzione ai territori”, dice Luigi Di Maio all’indomani della delusione europea. I territori. Quali territori? Forse Di Maio dimentica che nella galassia del M5S non esistono territori. Esiste piuttosto una sconfinata prateria virtuale dove tutto avviene dietro un monitor di un pc o di uno smartphone e in cui la partecipazione non va oltre un clic. Certo, qualche sede i grillini qua e là l’hanno aperta. Sedi che il più delle volte finiscono per trasformarsi in circoli ricreativi per gli sfigati del quartiere o del paese. E poi le strutture politiche, le gerarchie. Quelle, per esempio, nel M5S non esistono proprio. ‘Uno vale uno’, ricordate? Tutti fanno riferimento al capo politico, Di Maio. Tutti – pure l’ultimo attivista di Vattelapesca – hanno in rubrica il numero di cellulare di Di Maio. Numero che però non chiameranno mai. D’altronde con quale coraggio si può telefonare al capo – che a tempo perso fa anche il ministro del Lavoro – per chiedergli di ristabilire l’ordine al meet up di Borgo Tre Case (frazione di Borgo Sei Case)?
Morale della favola, niente strutture, niente gerarchie, niente sedi, niente militanza, niente presenza sul territorio. Il fatto che oggi il M5S sia ancora in piedi è un mezzo miracolo. Imsomma, non bisogna essere grandi osservatori per capire che il partito della Casaleggio Associati è ormai sulla via del tramonto e che tra qualche anno sarà solo un ricordo (brutto, forse il peggiore) della storia della nostra Repubblica.
Va dato comunque merito a Di Maio (o più probabilmente a chi lo ha consigliato) di avere individuato il nocciolo del problema: l’impegno e la presenza sul territorio, altrimenti addio consenso e soprattutto addio cuccagna per molti parlamentari grillini baciati dalla fortuna che tornerebbero a fare i disoccupati.
E, a rifletterci un attimo, presto lo stesso destino potrebbe toccare alla Lega. Quando per esempio in molti si accorgeranno che va bene chiudere i porti, va bene prima gli italiani, va bene baciare il rosario, ma nessuno sta sollevando il problema della fognatura e del lampione rotto sotto casa.
Verrà il giorno in cui al partito di Salvini non basteranno nemmeno altri 49 milioni per acquistare le “sponsorizzate” su Facebook per continuare a inebetire i suoi elettori. Verrà il giorno in cui anche gli ebeti esigeranno la realtà e non la sua falsa rappresentazione che da qualche anno a questa parte, Grillo prima e Salvini dopo, hanno loro offerto.