Genovese sì, Genovese no. Da settimane la Lega s’interroga. L’appoggio esterno della famiglia dell’ex segretario del Pd, ora in Forza Italia, alla candidatura di Angelo Attaguile, è stato motivo di scontro all’interno del partito. Più che per il passato trasformista di Genovese, per la sua dubbia moralità. Francantonio, infatti, è stato condannato a 11 anni in primo grado per gli scandali della Formazione professionale e si è appena rimesso in riga, politicamente parlando, con l’elezione del figlio Luigi all’Ars. Il ras delle preferenze è ancora tale, ma Gelarda e Cantarella, i duo luogotenenti di Salvini e Candiani nell’Isola, hanno fatto le barricate per tenerlo fuori. Ci sono riusciti in parte, ma non potranno impedire il sostegno dell’intera famiglia alla candidatura di Attaguile. E’ l’ex deputato alla Camera, a lungo segretario nazionale di Noi con Salvini, ad ammettere l’aiutino: “La vicenda di Genovese, da amico mi addolora molto, ma non posso per questo cancellare anni di amicizia vera e sincera e rifiutare un sostegno politico libero e disinteressato.
La famiglia Genovese, in un comunicato ufficiale di Luigi, ha spiegato di non avere alcuna intenzione di entrare nel partito. Ci conferma, però, che ha deciso, assieme al padre Francantonio, di sostenere la sua candidatura?
“Ad ogni elezione il voto personale e di opinione va rispettato. Decisioni autonome e limpide, meritano grande attenzione e ringraziamento. Un conto sono gli accordi pre-elettorali per interesse, altra cosa sono invece gli endorsement disinteressati, frutto di consolidati e ultradecennali rapporti personali. Le polemiche di questi giorni sul sostegno alla mia campagna elettorale di Luigi Genovese, giovane deputato di Forza Italia e con la cui famiglia c’è da anni un rapporto di amicizia, faccio fatica a comprenderle. Una competizione elettorale non può diventare terreno di scontro, con l’obiettivo di indebolire un “avversario”, screditando a mio avviso il partito”.
In una intervista al nostro giornale, il coordinatore enti locali Igor Gelarda, candidato come lei alle Europee, ha detto che bisognerebbe fare attenzione a non mischiare i rapporti personali con quelli politici, specie se sconvenienti per il partito. Cosa replica?
“Le responsabilità penali sono personali e non possono incidere su consolidati rapporti di amicizia. La mia stima, sul piano personale, nei confronti di Francantonio Genovese resta immutata. Da garantista, comunque, aspetto il terzo grado di giudizio. Le polemiche legate all’endorsement nei miei confronti della famiglia Genovese sono semplicemente ridicole. Sotto il profilo giudiziario, la mia vicenda personale, che mi aveva visto accusato di tentata concussione, arrestato e posto ai domiciliari, condannato a 18 mesi, interdetto in modo perpetuo dai pubblici uffici e poi pienamente assolto con il 4° grado di giudizio (la revisione del processo), testimonia che non bisogna mai arrivare a considerazioni affrettate. Per chi ha poca memoria consiglio di leggere il mio libro “Fuga dall’ingiustizia” che ripercorre la mia vicenda giudiziaria, durata vent’anni, che mi ha pesantemente segnato sul piano umano, professionale e politico. Detto ciò: guardo al futuro con ottimismo. Il tempo è sempre galantuomo! In tutto”.
Ma la polemica all’interno della Lega non accenna a ridimensionarsi.
“Le diatribe interne vanno affrontate nelle sedi opportune e non sui media. Sono stato costretto a difendermi, pur mantenendo toni pacati. In questi casi, però, dovrebbe prevalere quello che gli inglesi chiamano “gentlemen’s agreement”. Quanto accaduto, per me che sono stato il primo leghista siciliano, mi amareggia molto. Spero che possa proseguire con serenità la campagna elettorale. Mi confortano e mi fanno ben sperare, per me e per il partito, le centinaia di attestazioni di stima e l’affetto trasversale che sto ricevendo”.
Fabio Cantarella non ha preso benissimo la sua esclusione dalla lista per le Europee. E’ un caso, secondo lei, che sia stato proprio l’assessore di Catania a contestare la vicinanza della famiglia Genovese nei suoi confronti?
“E’ evidente che, contrariamente a quanto dichiarato pubblicamente, ha mal digerito la mia candidatura. Ognuno faccia le proprie considerazioni. Fino a qualche settimana aveva dialogato con tutti e voleva strumentalizzare il partito a fini personali e raccogliere il lavoro, faticoso e onesto, svolto dal sottoscritto negli anni per portare la Lega in Sicilia, mantenendola sempre al di sopra di ogni sospetto”.
Com’è nata la sua candidatura alle Europee? E’ un debito di riconoscenza per la sua lunga militanza leghista?
“Avevo deciso io di farmi da parte. Sono stati i vertici romani della Lega che hanno voluto la mia candidatura. E io, che sono un uomo di partito, ho accettato. Tutto qui”.
Il nuovo corso del Carroccio nell’Isola, guidato dal triumvirato Candiani-Gelarda-Cantarella, sembrava averla messa un po’ da parte. E’ un impressione corretta?
“Sono stato io a mantenere un profilo defilato, lasciando spazio ad altri. Ognuno può valutare il risultato del loro lavoro. Io preferisco astenermi”.
Conferma che nella sua idea di Lega non ci sarà mai spazio per condannati e massoni?
“Lo confermo, lo ribadisco e lo sottoscrivo. Archiviate le elezioni europee mi impegnerò, come sempre, a segnalare in modo puntuale mafiosi, condannati e massoni. Nei 5 anni in cui ho gestito il partito ho detto tanti no, anche a personaggi di spicco e portatori di voti, e continuerò a farlo anche nel prossimo futuro”.
Qualche giorno fa ha salutato l’arrivo del nuovo commissario Francesco Bruzzone, ma la nomina per il momento non è stata confermata. Anzi, Gelarda ha ribadito che Candiani resta. Ci spiega il motivo di quel post e quali sono i suoi rapporti con Candiani?
“Ho semplicemente riportato una notizia di stampa. Non importa chi ci sia come commissario. I miei rapporti sono sempre stati diretti con Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti”.
Il nuovo corso della Lega ha sempre cercato di mettere ai margini i “dinosauri” della politica. Un atteggiamento molto grillino. Esiste una frattura, ideologica più che personale, con i vertici del partito in Sicilia?
“Io dinosauri non ne vedo. Vedo solo persone, magari con idee differenti. La politica è fatta di giovani leve e persone di esperienza e ognuno deve, e può, dare il proprio contributo. Appartenere ad una forza politica significa far parte di una squadra. Ed è dovere di ogni singolo componente lavorare, lecitamente e in modo trasparente, per raccogliere voti e radicare sempre più il partito al territorio. La dialettica interna, tra anime diverse, è utile ed è un segnale di democrazia”.
Era a conoscenza delle minacce (comprese alcune lettere d’espulsione) rivolte ai sostenitori di Gelarda dopo un incontro di Ragusa? Esistono delle denunce pubbliche da parte di alcuni esponenti locali del partito. Come le giudica?
“L’ho appreso leggendo un vostro articolo. Trovo che si tratti di fatti gravi che vanno denunciati oltre che pubblicamente anche all’autorità giudiziaria. E aggiungo: si facciano nomi e cognomi”.
Come valuta, anche alla luce del risultato dei ballottaggi, la prestazione della Lega in Sicilia?
“Carta canta. Il risultato è sotto gli occhi tutti e non mi pare che si possa gioire. Vede, qualcuno ha affermato che Lega fino a 12 mesi fa non esisteva. E questo è falso. Il risultato delle Regionali, che ha portato all’Ars il primo parlamentare leghista, è il frutto del lavoro, faticoso e meticoloso, svolto negli anni da Angelo Attaguile”.
Quale contributo spera di poter dare per la Sicilia in Europa?
“Portare le istanze del territorio in Ue. Tra le questioni prioritarie: fermare l’immigrazione, aiutare il mondo delle imprese, quello agricolo e il settore della pesca e proporre la creazione di zone franche in Sicilia e Sardegna. Sull’immigrazione è stato fatto molto, ma bisogna incidere ancora di più per frenare il fenomeno e gestirlo in modo più equo tra gli stati membri. Poi vanno difese le nostre produzioni, il tessuto industriale e sostenuti i pescatori, cancellando norme europee restrittive e penalizzanti”.