Il Pd alla scoperta della Sicilia che non gli ha più dato alcuna soddisfazione. Per darsi una risposta del crollo alle urne, l’unica soluzione è tornare per strada. Scendere a indagare. Lo ha fatto e lo sta facendo Davide Faraone. Più che un segretario regionale, un segretario di provincia. Nel senso buono del termine. L’ultima maglietta indossata è quella relativa allo sblocco della Ragusa-Catania, un raddoppio autostradale necessario che il governo del cambiamento continua a procrastinare.
Ne ha visti tanti di volti Faraone. Volti di una Sicilia che non ha ancora perso la speranza, ma in questi anni ha “sfiduciato” sul campo chi non è stato capace di trasformare in fatti le promesse accumulate in campagna elettorale. Adesso che anche lui si sta muovendo notte e giorno per le campagne e le contrade, lungo strade dimenticate persino dalla divina provvidenza, ha raccolto qualche schiamazzo furibondo, come normale che fosse: “C’è tantissima rabbia, oltre che diffidenza, che investe in modo trasversale tutti quelli che rappresentano la politica – esordisce Faraone – Prima, quando eravamo al governo, si era riversata su di noi. Ora si abbatte sui gialloverdi, che avevano promesso tantissimo e iniziano a non mantenere”. E allora il Pd? “L’atteggiamento nei nostri confronti comincia a diventare più di speranza, di attesa e talvolta di riscossa. In questi mesi abbiamo organizzato numerose iniziative, stiamo dimostrando l’umiltà che, secondo me, non abbiamo mai perso, ma che non riuscivamo più a dimostrare”.
Avete incontrato sindaci e militanti. Avete partecipato a marce di protesta e fiaccolate. Qual è stato il momento più significativo?
“Da anni non si vedevano le bandiere del Pd alla marcia per Peppino Impastato. L’altro giorno a Cinisi c’eravamo. Le abbiamo portate fin lì ed è stato un segnale di profonda unità”.
Trascorre meno tempo nelle stanze chiuse e più per strada?
“Anche quando ero al governo mi piaceva tantissimo girare. Lo facevi con un punto di vista differente rispetto a quello che può avere oggi un segretario di partito dell’opposizione. Ma già dai tempi in cui ero consigliere comunale a Palermo, o quando ho iniziato da un circolo di periferia, allo Zen, mi è sempre piaciuto mantenere un contatto diretto coi cittadini e coi problemi reali”.
Andiamo ai problemi reali. La questione infrastrutturale. Ha visto il declino dell’aeroporto di Birgi, contestato il governo nazionale per la mancata attivazione della Ragusa-Catania, toccato con mano i disastri della nostra rete ferroviaria. Cosa la preoccupa maggiormente?
“Il comune denominatore delle mie tappe è che il problema per portare a compimento un’opera non dipende dall’assenza di risorse. Le risorse ci sono. Le abbiamo messe noi coi governi di centrosinistra, ad esempio col Patto per il Sud. A impedire che si finisca quanto cominciato è la burocrazia e la volontà politica”.
Come nel caso della Ragusa-Catania? Vent’anni d’attesa non bastano. Il Movimento 5 Stelle ha prima bocciato la sostenibilità finanziaria dell’opera e contestato che il progetto di finanza sia in mano a un privato.
“Esatto. In questo caso non ci troviamo di fronte a un piccolo cavillo burocratico, ma a una volontà politica ben precisa. I grillini hanno deciso che l’opera non va fatta perché i privati non vanno più bene. Ma non possono fermarsi a questo assunto: trovino i soldi pubblici per completarla. E lo facciano subito. La Ragusa-Catania è un asset strategico per il territorio. E la provincia di Ragusa è l’unica provincia siciliana senza un chilometro d’autostrada: è davvero incredibile”.
Il Ministro Lezzi nei mesi scorsi aveva convocato i sindaci a Roma e, in diretta Facebook, aveva annunciato il completamento dell’opera. Ma in realtà non sono mai partiti neanche i cantieri.
“Se è per questo, aveva anche detto che si sarebbe sbloccato tutto entro gennaio. Dal Cipe (il comitato interministeriale di programmazione economica) della prossima settimana ci aspettiamo il via libera definitivo. Se non vogliono il privato, la facciano coi soldi pubblici, purché mandino avanti il progetto. Io avevo seguito questa vicenda da uomo di governo, assieme al ministro Delrio. Era cominciato l’esproprio dei terreni. Poi arriva il governo blocca opere e si torna indietro. Vede, sulle infrastrutture ci sono due correnti di pensiero: una è quella, primitiva, del Movimento 5 Stelle, che dice no alla Ragusa-Catania, alla Tav, all’alta velocità nel Mezzogiorno; poi c’è la Lega, che di questo pressapochismo grillino ne fa una fortuna, dato che non gliene frega nulla delle infrastrutture dell’Isola”.
Altro tema: lei e il Pd avete fatto un’inchiesta e vi siete accorti che in Sicilia esistono 553 discariche non bonificate, l’equivalente di 700 campi di calcio.
“E chissà cosa troverò ancora… Il nostro litorale, a causa della mancata depurazione dei terreni, è molto inquinato. Abbiamo avuto pochissime bandiere blu in proporzione ai chilometri di costa. E poi c’è questa storia delle discariche non bonificate: sono bombe ecologiche pronte a esplodere. Qualcuno mi ha anche accusato di aver lanciato un allarme ingiustificato, ma vengano a constatare di persona. Io sono stato a Collesano (nel Palermitano) ed è quella messa meglio. Le 553 discariche che ha citato lei sono soltanto quelle istituzionalizzate, che a causa della mancata bonifica continuano a immettere il percolato nelle falde. Se andiamo a sommare anche quelle abusive, presenti in tutta la Sicilia, altro che 700 campi da calcio. Arriviamo a tre volte tanto”.
Il piano dei rifiuti della Regione è stato bocciato sonoramente da Roma. Sul tema non sembra esserci convergenza.
“Entrambi i governi, quello regionale e quello nazionale, sui rifiuti continuano a brancolare nel buio. Qui bisogna intervenire in maniera potente con la raccolta differenziata, ma anche realizzare impianti di nuovissima generazione, a emissione zero, che brucino l’altra parte dei rifiuti, Questa storia dell’ideologia che impedisce la realizzazione di impianti moderni e non inquinanti è una roba insostenibile. Non solo il Movimento 5 Stelle, ora anche Musumeci è su queste posizioni. Però continuano a tenere in piedi le discariche, che sono gli strumenti più inquinanti in circolazione secondo l’Ue, professandosi ambientalisti”.
Del nuovo corso di Davide Faraone, c’è anche una spiccata sensibilità per i soggetti affetti da disabilità. A che punto è la legge sul cargiver?
“È stata incardinata alla Commissione Lavoro e Politiche sociali del Senato. Auspichiamo che celermente possa arrivare al voto e poi anche in aula. Io farò il segugio. A proposito: domenica era la festa della mamma. Faccio gli auguri a tutte le mamme, ma soprattutto a quelle di ragazzi disabili che sono già dei cargiver, senza avere però alcun riconoscimento dallo Stato, nemmeno da un punto di vista economico”.
Se in Sicilia c’è un’emergenza, si chiama lavoro. Con l’ultima visita il Ministro Di Maio ha promesso mari e monti. Ai dipendenti Blutec e Almaviva, agli ex sportellisti. Crede a qualcuno di questi propositi?
“Come si è visto da alcuni dati emersi in questi giorni, al Sud esiste un livello di disoccupazione più alto che nell’intera Germania. E’ un dato clamoroso. E i recenti studi del professor Busetta, che ci ha anche scritto un libro, suggeriscono che per metterci al passo delle regioni più ricche, come l’Emilia o il Veneto, ci servirebbero 3 milioni di lavoratori in più. Per risolvere una questione del genere, non servono i pannicelli caldi, né le visite una tantum. Ma un intervento strutturale vero e proprio. L’unica proposta da affiancare alla lotta alla criminalità, alla politica del credito, alle politiche infrastrutturali, è quella delle “zero tasse” per le imprese che investono al Sud. Questo si può ottenere soltanto con l’autorizzazione dell’Europa, facendo capire che si tratta di un provvedimento straordinario, della durata di dieci anni, rivolto a un territorio arretrato da un punto di vista sociale, economico e occupazionale. Di questo impegno dovranno farsi carico i prossimi europarlamentari del Sud e delle Isole eletti a Strasburgo. Il reddito di cittadinanza non è lavoro, ma assistenzialismo. Il vero lavoro lo fanno le imprese che assumono persone”.
A proposito di lavoratori. Paul è un nigeriano che vive a Palermo da 17 anni, ripara impianti idraulici nella missione di Biagio Conte e adesso rischia di essere espulso dall’Italia per gli effetti del decreto Salvini. Il Pd sarà vicino anche ai più deboli e agli emarginati?
“Le ricordo che io sono stato a bordo della Sea Watch e della Diciotti, e la scorsa settimana sono andato a trovare Paul, che sta facendo lo sciopero della fame assieme a Biagio Conte. Anche il nostro impegno alle elezioni Europee si inserisce in questo soldo e in assoluta alternativa rispetto a quello che dice Salvini. La candidatura di Pietro Bartolo, ad esempio, sorge in antitesi con l’idea salviniana dei respingimenti disumani. Questo continuerà ad essere un elemento caratterizzante della nostra attività politica”.