Siciliana doc. Palermitana come i cannoli, o meglio come le arancine declinate obbligatoriamente al femminile. Successo, popolarità e testa l’hanno spinta al nord, è la sua dizione marcatissima però che l’ha tenuta saldamente ancorata al sud. A Teresa Mannino, comica del palinsesto televisivo italiano, il physique du rôle di certo non manca. Alta, riccia, “sicca”, come ama lei stessa definirsi, guarda col binocolo e da lontano il canone tradizionale di “strafiga”. Ma poco importa. Dal suo metro e settanta è capace di bucare lo schermo facendo impennare share e contro share della tv. “Non c’è niente di più triste di un comico che piange” ha detto con il volto rigato dalle lacrime al popolo che ha riempito via Notarbartolo in occasione dell’anniversario della strage di Capaci. Ed è riuscita a far sorridere piangendo.
Un medico mancato. Perché i suoi genitori hanno sperato fino all’ultimo di vederle indossare il camice. Ma niente da fare. La passione è passione e quando il cuore chiama l’istinto risponde. La comicità, la Mannino, ce l’ha dentro da sempre, come un virus che si attacca alla pelle e si distende come un effetto collaterale. Ha portato in scena “Terrybilmente Divagante” raccontando la sua vita sulle note di uno zapping autobiografico. Ha raccontato del suo mondo spaccato a metà, tra il sud e il nord, tra le vocali aperte e quelle chiuse. Lei, d’altronde, è palermitana fino all’ultimo ricciolo e quest’ingrediente segreto non lo riesce proprio ad abbandonare.
Nei suoi sketch racconta spesso di tutto quel microcosmo rosa fatto di donne multitasking, operative e pratiche, quelle che sanno fare le mamme, le mogli, le amiche, le casalinghe, le imprenditrici. Contraltare a questo mondo lui, l’uomo, semplice ed essenziale in ogni suo gesto. L’uomo che va compreso sempre e a prescindere, senza biasimare se il punto più alto della sua concentrazione coincide con la lettura della Gazzetta dello Sport. Teresa Mannino li racconta senza approdare a facili cliché. Nel suo teatro non esistono né uomini infantil-maschilisti né donne ecletticamente pragmatiche, esistono storie capaci di viaggiare come su un treno ad alta velocità senza mai lambire gli stereotipi.
Mimica, gestualità e folclore tipicamente siciliani la divertono ed entusiasmano ogni qual volta abbandona i panni di Teresa e veste quelli dei suoi personaggi. E spesso lo fa raccontando quel mondo diametralmente opposto al suo, il nord, che non riconosce ma ammira poco meno degli anelletti al forno della nonna. Gag su gag, anche quando si tratta di un grande classico della tradizione lirica italiana. Racconta del grande amore di Violetta e Alfredo in una rilettura spassosa, in scena al Teatro di Verdura il prossimo 25 luglio, e lo racconta con la semplicità di chi è capace di avvicinare a La Traviata di Verdi, anche chi non sa chi sia Verdi.
Spiazza, spiazza con le sue battute fulminanti e paradossali, a tratti sornione. Spiazza la showgirl palermitana che per simpatia merita decisamente un posto nell’olimpo delle star. Simpatia che, dietro, nasconde comunque grande tecnica in grado di trattenere inchiodata ad una poltrona per più di due ore intere platee. È stato lo studio minuzioso da cabarettista e attrice a portarla in alto. Sareste mai capaci voi di far ridere qualcuno nel giorno in cui vi ha mollato il fidanzato? È saper ridere prima di tutto di se stessi la sua chiave vincente. D’altronde, a chi le chiede quale sia il suo motto con un ghigno pungente risponde “Futtitinne!”.