Moltissimi scelgono Bordighera perché al museo Bicknell esiste un ficus maestoso che ha più di mezzo secolo. Tanti altri preferiscono il profumo del mare e Sanremo che, all’interno del parco di villa Zirio, ospita un gigantesco esemplare dalla circonferenza di 15 metri. Tutti gli altri che da un po’ di tempo vengono stuzzicati da quel particolarissimo fenomeno etichettato come “turismo degli alberi”, adesso possono aggiungere alle proprie tappe anche la Sicilia. Palermo apre le porte dei giardini reali di Palazzo dei Normanni, da poco oggetto di un intervento di ristrutturazione botanica. Straordinario il ficus macrophylla, un albero dall’architettura particolare, a tratti romantica, proprio perché sembra abbracciare un pino.

Ascoltare le storie che un albero è capace di raccontare, sedersi ai suoi piedi e osservare. Uno scenario inedito che, grazie alla prima edizione di “Real Verde”, sposta l’attenzione su una delle piccole grandi meraviglie che Palermo sa schiudere. Così l’Ars, la Fondazione Federico II e Legambiente, in collaborazione con il Sistema Museale d’Ateneo dell’Università di Palermo e l’Orto Botanico, puntano tutto sulle opere d’arte naturali. In Sicilia, di esemplari di questo tipo, ne esistono più di 600. Avanti rispetto al resto del paese, indietro in relazione al loro censimento nazionale che, nonostante l’oggettiva bellezza, non li accoglie ancora.

Un piccolo passo avanti però è stato fatto. Dall’apertura a spizzichi e bocconi per anni interdetta al turista, dopo questi primi tre giorni di esperimento si aspetta l’apertura definitiva che consentirà a chiunque di fruire in modo costante del giardino pensile e romantico sopra al bastione di San Pietro. Romantico appunto. Perché la collinetta delle felci e delle succulente, il giardino mediterraneo che richiama al ‘600 e al ‘700, la porzione in stile gardenesque con le aiuole di forma irregolare tipiche del post Illuminismo ricoperte di prato da cui emergono le piante come fossero statue fanno di questo scorcio verde un dipinto che avrebbe incantato Federico II, soprannominato l’Imperatore naturalista grazie al suo amore per la natura.

Un restyling, messo a punto dal curatore dell’Orto Botanico Manlio Speciale, che tira a lucido il giardino come il miglior museo botanico che si rispetti. Ogni “opera” adesso ha la sua didascalia, proprio come se ci si trovasse di fronte ad una mostra d’arte. D’altronde questa è l’idea che ha mosso tutto. Il polmone verde, cuore pulsante del quadrilatero Unesco, nelle intenzioni di Gianfranco Miccichè, presidente dell’ARS e di Patrizia Monterosso, direttore generale della Fondazione Federico II, sarà un grandissimo museo botanico a cielo aperto. Non quadri, ma piante rare e alberi secolari come opere d’arte. Un’identità smarrita per troppi anni e adesso ritrovata.