Ultimi frenetici accordi per definire la stagione 2019-2020 del Teatro Biondo. Pamela Villoresi, nuova direttrice dello Stabile palermitano è stata penalizzata dal fermo di quattro mesi subìto dall’allestimento della programmazione futura – il periodo della vacatio tra la gestione di Roberto Alajmo e la sua nomina dopo il bando che l’aveva vista tra i 12 partecipanti – ma è anche avvantaggiata da quel che lo stesso Alajmo era riuscito a «chiudere», anche se rimangono diversi gli impegni in sospeso che attendono una conferma o un cambiamento di rotta.
Ma qual è «l’eredità Alajmo» di cui si potrà far forte il prossimo cartellone, il primo dell’«era Villoresi»? Anzitutto le due coproduzioni legate ai nuovi spettacoli di Emma Dante che rimane artista principale ospite nonché direttrice della «Scuola dei mestieri dello spettacolo» dello Stabile: Esodo che debutterà il 4 luglio (per restarvi replicato fino al 14) al Festival dei Due Mondi di Spoleto in scena nell’ex chiesa di San Simone con Sandro Maria Campagna protagonista e gli allievi della Scuola guidata dalla regista palermitana; e poi Misericordia il nuovo testo che vedrà la luce il 14 gennaio (fino al 16 febbraio) sul palcoscenico del Piccolo a Milano (nella sede storica, il “Grassi” in via Rovello), storia di tre donne che accudiscono un ragazzo disadattato, orfano a causa di un femminicidio, che vede la sigla del teatro milanese accanto a quella dello Stabile palermitano. Due proposte «forti», dunque, legate come sempre alla firma della più internazionale tra gli artisti palermitani.
Tra le produzioni potrebbe trovare conferma un altro “lascito” di Alajmo che segnerebbe il ritorno a teatro di Claudio Gioè, impegnato nel Marat Sade, l’opera che lo scrittore e drammaturgo tedesco Peter Weiss scrisse negli anni Sessanta. All’attore palermitano l’ex direttore aveva strappato la promessa di questa prova assai impegnativa. Sarà confermata dalla neodirettrice? C’era anche un accordo di massima con l’attore e regista calabrese (ma palermitano d’adozione) Valerio Strati per un nuovo spettacolo.
Sembra vada in porto – ma questa è una novità tutta a firma Villoresi – la prima produzione del Biondo affidata come adattatore, regista e attore a Filippo Luna (che pure degli spettacoli dello Stabile è stato più volte interprete e spesso ospite con titoli allestiti da altre sigle nei cartelloni di via Roma): si tratta di un progetto da tempo accarezzato dall’artista siciliano, la trascrizione scenica de La catastròfa di Paolo Di Stefano (Sellerio), la bellissima testimonianza sulla tragedia dei minatori italiani a Marcinelle, in Belgio, nell’estate del 1956. Accanto a Luna dovrebbe recitare Manuela Ventura, scene e costumi di Dora Argento, musiche di Serena Ganci.
In attesa di conferma sono la collaborazione avviata da Alajmo lo scorso anno con il Teatro Libero di Palermo che portò alla coproduzione di Gi Gan Ti dai Giganti della montagna pirandelliani e che avrebbe dovuto vedere le due sigle unite anche per un convegno sulle nuove generazioni della scena (si sarebbe dovuto tenere a febbraio ma è stato rinviato al 25 maggio per motivi di opportunità). Così come aperti sono i colloqui con alcuni tra gli autori-registi-attori che il Biondo ha prodotto la scorsa stagione, da Davide Enia a Rosario Palazzolo. Dovrebbero essere confermate (da febbraio 2020) le già numerose tappe della tournée de La tempesta con la regia di Roberto Andò (che dal 14 al 26 maggio approda al Piccolo di Milano, Teatro Strehler) mentre non c’è ancora certezza su quelle abbozzate per Chi vive giace la commedia scritta da Alajmo e diretta da Armando Pugliese.
Per quel che riguarda le ospitalità dovrebbe essere firmata quella di Un tram che si chiama desiderio (c’era un “apparolamento” tra Alajmo e Gleijeses che lo coproduce con il Quirino di Roma) mentre è certo l’arrivo de I giganti della montagna con Lavia regista e interprete nei panni di Cotrone già alla seconda stagione (una coproduzione tra il Biondo e gli Stabili di Toscana e Torino).
Infine è probabile un “asse” Biondo-Teatro Massimo per un omaggio a Pina Bausch: costosissimo da realizzare chiamando, su uno dei due palcoscenici cittadini, l’ancora itinerante Palermo Palermo (capolavoro che proprio al Biondo debuttò nel 1988) del Tanztheater di Wuppertal, più facilmente abbordabile con una produzione “in proprio”. Si vedrà.