Sono passati 1.400 giorni, più di 200 settimane, ben 46 mesi. Eppure, nonostante il tempo che in incipit fu stimato per la realizzazione di questa mega infrastruttura doveva essere meno della metà, ad oggi il ritardo sulla tabella di marcia pesa. E non tanto perché la città è intrappolata nella morsa di un cantiere che sembra non finire mai, quanto perché all’orizzonte non si acchiappa neppure uno spiraglio di luce. Un grassissimo ritardo imprigiona da quasi quattro anni gli uomini della via Amari. Prigionieri dei cantieri – forse – lo sarebbero stati volentieri se alla fine dei conti si fossero visti garantiti quantomeno la consegna della grande linea ferroviaria ad unico binario in tempi rapidi. Il beneficio della mobilità ultraveloce a fronte di qualche disagio passeggero, in fondo, che sarebbe stato mai.

Così non è mai stato però. Se la tiritera per la realizzazione avesse rispettato i tempi alla lettera, Palermo avrebbe goduto in un tiro di schioppo di una grandissima opera sotterranea capace di collegare la città in lungo e in largo. Sebbene i lavori del primo stralcio di anello ferroviario siano iniziati nell’estate del 2014  e sarebbero dovuti finire in quella del 2017, però, quella che rischia di diventare un’incompiuta non prende ancora forma. Ritardi che si accumulano, saracinesche che si abbassano, disagi che investono tanto residenti, quanto commercianti e automobilisti. Sono una trentina le insegne che, dalla data di inizio lavori, hanno spento le luci in via Amari, via Sicilia e viale Lazio. Sono un migliaio gli automobilisti che, da quattro anni, hanno fatto ogni giorno la gimcana per raggiungere scuole, case e uffici. E sono pochi, pochissimi, gli operai che hanno lavorato a ritmo serrato per rispettare i tempi di consegna così come tabella di marcia avrebbe voluto.

Era il 1990 quando Totò Schillaci faceva sognare l’Italia inseguendo un pallone. Era sempre il 1990 quando tantissimi palermitani raccontarono di quella metropolitana realizzata grazie ad alcuni fondi stanziati in occasione dei mondiali di calcio. Notarbartolo, Imperatore Federico, Fiera e Giachery furono le prime quattro stazioni a cui si sarebbero dovute aggiungere, già dallo scorso anno, le fermate Libertà, Porto e Politeama. Libertà, nella zona interessata dai lavori di via Sicilia e viale Lazio, Porto e Politeama invece nel lungo tratto che va da via Emerico Amari a piazza Castelnuovo. Tutto in sotterranea. Per la chiusura del grande anello ferroviario, però, mancherebbe all’appello la fermata Malaspina, oggetto di un secondo stralcio progettuale dell’opera già finanziato da 100 milioni di euro. Allo stato dell’arte non ci si trova neanche lontanamente al fischio d’inizio.

Mentre i prigionieri della via Amari si sono riuniti sotto il nome di Amari Cantieri, una associazione che ha richiesto risarcimenti danno da capogiro, sono passati centinaia di giorni. E molti altri ancora ne passeranno. Perché il paradosso di questo ritardo è che non interessa semplicemente la consegna dell’intera infrastruttura. Il ritardo riguarda soltanto la fase preparatoria e preliminare che porterà al compimento dell’opera vera e propria. Nonostante l’area 4, quella che va da via Crispi a via Principe di Scordia, sia quasi terminata, l’esecuzione complessiva sembra non venirne a galla. Parte di viale Lazio è stata riconsegnata, mentre si alzano barricate a piazza Castelnuovo. Tutto tace invece in via Amari dove la palificazione interesserà prossimamente l’area 5, da via Scordia a via Roma, e l’area 6, da via Roma a via Ruggero Settimo. Lavori in corso invece nell’area 7, quella che si trova nel cuore della piazza di fronte al teatro Politeama.

Sono stati abbattuti alberi, tranciati cavi elettrici ed esplosi tubi che hanno causato la frattura di tibia e perone e la quasi amputazione del piede di un operaio, è stato ridotto il marciapiede di oltre due metri impedendo ai turisti di raggiungere il centro storico della città, soccorso un signore per la caduta accidentale della barriera divisoria e raccolto fango schizzato per aria dai movimenti della trivella. Sono passati tanti giorni, ma mai uno in cui il committente dell’anello ferroviario, il Comune di Palermo, abbia dato risposte certe in merito ai tempi di consegna. Nessuna notizia da Leoluca Orlando. Silenzio assoluto dal suo ex assessore alle Infrastrutture Emilio Arcuri. E intanto da 33.744 ore c’è una città prigioniera di una metropolitana fantasma.