Il dato che impressiona di più sono gli undici milioni (e rotti) di spettatori collezionati da Rai 1 con il ritorno in prima serata del Commissario Montalbano. Quello meno sviscerato, che inquadra gli effetti del fenomeno, è il +16% alla voce “presenze” dei turisti italiani in provincia di Ragusa. Si riferisce al primo semestre del 2018 (rispetto al 2017). Ragusa pesa (eccome) le conseguenze di quegli 11 milioni incollati davanti alla tv. E’ la cartina tornasole di un fenomeno che non è solo cinematografico, anzi. Nell’ultimo ventennio, da quando il buon Pasquale Spadola, attore e uomo di teatro, ha indicato a Palomar i luoghi in cui effettuare le riprese e portare in scena, a 150 chilometri dalla vera Vigata (Porto Empedocle), i racconti di Camilleri, il processo non si è più arrestato. Montalbano è diventato, piuttosto, il principale veicolo di marketing della nostra terra. Da Ragusa, come ovvio, a Palermo: tutti parlano di lui, tutti lo vedono e tutti (persino) lo adorano. Compreso il terribile Salvini, che dopo aver sparato a zero sul vincitore del Festival di Sanremo, ha fatto pace con la Rai elogiando le mosse di Luca Zingaretti. Capendo che è un carro da non perdere e da non derubricare a semplice “inno ai migranti”.
In Montalbano si intrecciano una serie di fattori inestricabili. Fanno parte della scena tutti quanti. Il valore e il pregio di un gruppo di lavoro che, ininterrottamente, continua a riscuotere successo (la puntata di lunedì sera è stata la terza più vista di sempre); il valore storico e paesaggistico dei luoghi mostrati nella fiction; l’impronta turistica che essi, lontani dalle riprese, riescono a esercitare su una massa sempre più indistinta di viaggiatori. Che, ben coscienti delle difficoltà che troveranno a livello di infrastrutture e servizi vari – perché così è, se vi pare – scelgono di trascorrere qualche giorno lungo la costa sud-orientale dell’Isola. Alla ricerca dei luoghi che hanno reso celebre la serie e santificato un personaggio nel quale molti si rispecchiano. E’ l’alter ego di Salvini, l’unico forse in grado di impensierirlo nei sondaggi.
L’effetto Montalbano si misura coi numeri. Oltre a quello, il più significativo, già estrapolato nella premessa, è giusto fornirne qualcun altro per rendere giustizia ai complimenti, alla magia, al coinvolgimento emotivo di questi giorni. In cui non si smette di elogiare un prodotto che solo tre anni fa rischiava di prendere un’altra strada (ci torneremo). Sempre nel primo semestre del 2018, la provincia di Ragusa ha fatto registrare un +14% complessivo alla voce “arrivi” e un +9% alla voce “presenze”. Che sarebbero, poi, le notti trascorse dagli ospiti nelle strutture ricettive. Secondo un rapporto Censis del 2016, al termine del quinquennio precedente gli Iblei erano stati assaltati dagli stranieri: +59% di presenze. Cercare di fare meglio vuol dire sfidare la sorte. Il turismo di Montalbano è diventato una risorsa per l’economia dell’Isola, soprattutto per la “provincia babba” (definizione di Sciascia) che è quella in cui si snodano i gialli che il commissariato di Vigata tende a risolvere.
“Non esiste un veicolo di marketing migliore – spiega Gianni Occhipinti, il presidente del Distretto Turistico degli Iblei – Grazie a Montalbano raggiungiamo un’audience che neanche Sanremo. Per stare qualche secondo sui media nazionali serve un fiume di soldi. Con il commissario riusciamo a mostrare le nostre bellezze per un’ora e mezza o due in prima serata. Tutto ciò è avvenuto gratuitamente per anni”. Adesso non è più così. Il disinteresse degli enti pubblici nei confronti di Montalbano – correva l’anno 2015 – ha rischiato di provocare un terremoto di proporzioni indicibili: lo spostamento della fiction in Puglia. “Ricordo che incontrammo Carlo Degli Esposti, il massimo esponente della Palomar, al Festival del Cinema di Venezia. In quel caso ci diede un “aut aut”: o ci date una mano o porto la fiction a Lecce. Il distretto turistico e Federalberghi si attivarono con le istituzioni. Da quel momento nelle casse di Palomar è arrivato un contributo di 80mila euro l’anno, grazie all’imposta di soggiorno. Si tratta di una tassa di scopo, era giusto destinarla alla promozione e all’incentivazione del turismo. Montalbano va sostenuto e finanziato da tutto il territorio, non solo da Ragusa”.
Negli anni sono arrivati numerosi riconoscimenti: tutte le città della Val di Noto (da Scicli a Modica, passando per la stessa Ragusa) sono diventate patrimonio dell’Unesco. Persino la terrazza su cui si affaccia il celebre commissario è stata inserita dalla Regione nel catalogo dei luoghi dell’identità e della memoria. In cambio di un piccolo sforzo economico, arrivato solo di recente, tutti gli attori non protagonisti di questa storia bellissima – dagli chef ai proprietari di case vacanza – hanno costruito attorno a Montalbano una fortuna inestimabile.
Il commissariato di Vigata, quello in cui Catarella si conferma agente pasticcione e personaggio di spiccata umanità, sorge lungo la via Mormino Penna, in centro a Scicli. Città barocca che, sfruttando l’onda lunga del successo televisivo, si è trasformata in uno scrigno in cui i cittadini mettono a disposizione le proprie case per aderire al progetto di “ospitalità diffusa”. Un circuito turistico ben assortito che consente ai visitatori di vivere un’esperienza a trecentosessanta gradi, fra storia ed enogastronomia. Un centro commerciale ha organizzato il “Montalbano Day” e offerto un pernottamento gratuito a chi prenota per almeno due notti a Ragusa Ibla. Basta prenotarsi durante la messa in onda del prossimo episodio, lunedì 18 febbraio. E tutti i comuni del comprensorio si stanno muovendo per mettere a punto una serie d’iniziative itineranti che, nel prossimo marzo (quando ricominceranno le riprese del cast), celebreranno il ventennale della fiction. Insomma, la sveglia sembra finalmente suonata.
Anche se a fronte dei numeri esistono delle insidie. Occorre lungimiranza. E Occhipinti, che da qualche giorno ha ottenuto la nomina a commissario dell’Irsap e che ha un passato importante nel settore turistico-alberghiero, mette tutti in guardia: “L’esplosione del fenomeno Montalbano si è associato ad altri fattori che hanno fatto la fortuna del territorio ibleo: la crisi del Nord Africa, legata al terrorismo e alla primavera araba, che ha convinto numerosi tour operator a investire in questo lembo estremo di Sicilia; e il fatto che a Ragusa gli investimenti siano tranquilli, al riparo da problemi di sorta. Questa congiuntura ha reso il territorio ibleo come la location più ricercata dopo Taormina e Cefalù. Ma bisogna far fronte a un gap con il resto d’Italia. Parlo delle infrastrutture”. E qui sorgono dei problemi atavici. L’aeroporto di Comiso, per citarne uno, è in crisi. Da una parte i voli dimezzati, dall’altra l’impossibilità di far fronte alla richiesta dei vettori, anche perché la compagnia di gestione (a causa della liquidazione di uno dei soci) non è dotata di un indirizzo chiaro.
“Senza aerei non abbiamo motivo d’esistere – taglia corto Occhipinti – Mi auguro che la società di gestione dell’aeroporto “Pio la Torre” possa essere rilevata da Catania, che ha già un peso contrattuale importante nei confronti delle compagnie (domina lo scenario nella Sicilia sud-orientale) e può imporre delle scelte precise indirizzate su Comiso. Anche perché l’uomo tende a dimenticare e sono convinto che presto, esaurita la fobia, molti tour operator torneranno a investire in Egitto, in Marocco, in Tunisia e in Turchia, dove hanno la possibilità di risparmiare sui costi del personale. Dovremo attrezzarci diversamente e non farci trovare impreparati”. Il treno è passato. Ma da questo momento, anziché limitarsi a osservare il paesaggio dal finestrino, bisognerà recarsi al posto di comando. Se poi, anziché un treno è un aereo, ancora meglio.