È la prima vera volta che il sindaco autoproclamatosi “papà di Palermo” si ritrova a fronteggiare un’opposizione in grado di dargli del filo da torcere. Ago e filo in questo testa a testa li tiene Fabrizio Ferrandelli, arrivato secondo all’ultima competizione elettorale. Sindaco lo sarebbe stato se non fosse che i giovani hanno nominato a proprio governatore ancora una volta il vecchio Orlando. Intransigente, pignolo, qualche bega giudiziaria ormai archiviata e tanta voglia di sdoganare un sistema che da troppi anni ormai paralizza la città. “Non voglio che il sindaco affondi, nonostante la sua inadeguatezza – racconta Ferrandelli -. Il suo è l’atteggiamento di Nerone. Bruciare tutto, affinché chi sarà dopo dovrà ricominciare dalle ceneri. Ottima strategia per garantirsi il rimpianto”.

Dal bilancio alla cultura, passando per il turismo, la mobilità, le partecipate. Sono tante le corde che l’uomo dei “coraggiosi” tocca senza girarci intorno. “Il bilancio? C’è un disallineamento di 40 milioni di euro. Pianificazione e regolamenti? Inesistenti ai Beni Culturali. La ztl? Un flop”. Tegole su tegole sulla testa del sindaco che, dal consiglio comunale, si prova ad arginare. “Si era presentato come colui che aveva risanato il bilancio del Comune e delle aziende, quando invece la gestione Cammarata, che per primo ho contestato, ha consegnato un piccolo tesoretto di avanzo all’amministrazione. I bilanci consegnati nel 2012 erano sani. Questo tesoretto è stato speso negli anni. E spesso con discrezionalità, perché non ricordo di bandi e procedure di trasparenza pubbliche”.

Un film alla cui regia c’è sempre lui, da un trentennio ormai. Leoluca Orlando, nell’opera “un tram che si chiama desiderio”, ha fortemente voluto i convogli bianchi ma “già con tre linee va in perdita di 10 milioni di euro, figuriamoci se può permettersene di nuove” sostiene Ferrandelli. “Sta venendo fuori la favola dell’uomo solo al comando che ormai è fuori controllo, ha perso i numeri e i suoi uomini di fiducia – precisa il primo oppositore, seguito a ruota da Ugo Forello del Movimento 5 Stelle -. Questo dovrebbe essere il suo anno, l’anno di Palermo eletta a capitale italiana della cultura. Solo che in bilancio per tutto questo non c’è un centesimo. Abbiamo un brand, ma ad oggi nel bilancio votato a novembre non sono state previste risorse proprie per sostenerlo”.

Capitolo a parte, per Ferrandelli, merita il turismo. “Stiamo godendo nostro malgrado di un turismo di rinculo, dovuto a fenomeni internazionali che portano qui chi prima andava altrove. Ma non siamo attrezzati per accoglierli. Lo Spasimo chiude alle 19, i musei non aprono la domenica. Come possiamo parlare di cultura?”. E, proprio a proposito di cultura, l’ex leader dei Coraggiosi non le manda a dire neppure agli uomini del suo cerchio magico. “Il Biondo è la dependance di Orlando, Alajmo è il ‘servo sciocco’ della sua amministrazione. In questo settore vige la piena discrezionalità. Non dico che non sia legale, ma non è opportuno. È una nicchia, come la stessa Emma Dante insegna”. Come gli insegna, appunto, fino ad arrivare ad una profezia. “Il festino di Santa Rosalia? Andrà al Ditirammu e a luglio mi darete ragione”.