Sarebbe grave (e anche ingiusto) definirlo il magistrato più salviniano che ci sia. Per cui non lo facciamo. Ma Carmelo Zuccaro, procuratore di Catania, è quello con maggiore affinità di pensiero rispetto alle politiche del Ministero dell’Interno sul tema dell’immigrazione. Uno dei pochissimi giudici “salvati” dal leader del Carroccio, per cui qualche mese fa, a fronte dell’accusa di sequestro aggravato di persone a bordo della Diciotti, chiese l’archiviazione al Tribunale dei Ministri di Catania (ricevendo ieri un clamoroso due di picche). Secondo Zuccaro lo stop allo sbarco intimato da Salvini, in quel caldissimo Ferragosto, era “giustificato dalla scelta politica, non sindacabile dal giudice penale per il principio della separazione dei poteri, di chiedere in sede europea la distribuzione dei migranti”. Quindi, non avrebbe avuto alcun senso portare avanti l’accusa. Ma il Tribunale dei Ministri, come riferito via social dal capo del Viminale, se n’è fregato a ha chiesto al Senato l’autorizzazione a procedere.
Il procuratore di Catania Zuccaro, negli ultimi mesi (per non dire anni) è finito al centro di clamorosi alterchi sul concetto di giustizia in mare. Qualche tempo fa, dopo le vicende della Diciotti, decise di sequestrare un’altra nave delle ong, Aquarius (fu la prima nave respinta dal governo gialloverde) per aver smaltito la monnezza in modo indifferenziato e illecito. Ma più in generale Zuccaro prova fin dal 2016 a dimostrare i collegamenti fra le navi umanitarie che si occupano del recupero dei migranti alla deriva e i trafficanti di esseri umani che Salvini, oltre a Zuccaro, chiede di isolare attraverso la chiusura dei porti.
L’inchiesta più celebre, che oggi Repubblica non fatica a definire fantasma, il procuratore la apre dopo la fine dell’operazione Mare Nostrum e l’ingresso in scena delle ong, che avevano messo in mare delle navi umanitarie allo scopo di completare i soccorsi, sostituendosi agli organi “ufficiali”. “Voglio capire chi c’è dietro, da dove vengono tutti questi soldi che hanno a disposizione e soprattutto che gioco fanno” aveva spiegato all’epoca il magistrato anti-ong. Fu aperta un’inchiesta per scovare questa complicità fra salvatori e approfittatori, oltre a un’immensa campagna politico-giudiziaria. Ma fin qui nel faldone non compare nulla: né un avviso di garanzia, né un rinvio a giudizio, né un’archiviazione. Un’inchiesta fantasma. Dal possibile (ma per nulla certo) collegamento fra i taxi del mare e i trafficanti di uomini che gestiscono i loro affari dai paesi del Nord Africa non emerge alcuna certezza.
Infine, per completare il quadro, c’è un’altra inchiesta messa su da Zuccaro, che nel marzo di quest’anno indaga il comandante e una capomissione della Open Arms, un’altra nave umanitaria, per aver prelevato 216 migranti nel Mediterraneo e averli condotti a Pozzallo. Il presidente dei Gip di Catania Nunzio Sarpietro gli sfilò il caso da sotto il naso per assegnarlo al giudice competente, quello di Ragusa. Che procederà con l’inedito reato di “violenza privata” verso i due “sospettati” che avrebbero costretto il governo italiano a concedere lo sbarco. Modalità e situazioni discutibili, ma non abbastanza da lasciar intravedere un rapporto fra ong e trafficanti.