Ho visto un barbone dormire sotto a un ponte alla circonvallazione. Aspettavo il tram e c’era freddo. Sono entrato, ho curiosato. C’era questo barbone che dormiva così come lo vedete. Accanto c’era un fagotto di coperte, c’era sotto qualcun altro, un altro disgraziato invisibile condannato alla notorietà solo da morto.
Mentre aspettavo il tram il barbone si è svegliato. Ha provato ad alzarsi, c’è riuscito solo al terzo tentativo, aggrappandosi alla scala di ferro sopra la sua testa. C’era freddo e mi guardavo intorno. L’ascensore guasto da sempre, la targa che informa il gentile pubblico che l’opera è stata cofinanziata dall’Unione europea. Fuori pioveva.
Mentre il barbone veniva verso di me, barcollando, lo sguardo m’è finito sulla scritta enorme su uno dei due pilastri: Catania merda. Il barbone mi è passato accanto ed è andato dietro a pisciare. Mentre pisciava ho guardato nelle viscere del ponte, quelle viscere che il barbone e i suoi compari hanno eletto a casa, nido, rifugio. Bottiglie d’acqua, cartoni con dentro vestiti e cianfrusaglie, una scrivania, una sedia, lattine di coca cola.
Mentre mi avviavo verso il mio tram congedandomi silenziosamente dal mio occasionale compagno di viaggio ho sentito i piedi di ghiaccio. Ho pensato, scacciando a stento i miei cattivi pensieri, che casomai dovesse avanzarvi un girotondo fatene uno per questo barbone che dorme sotto a un ponte della circonvallazione, almeno finché è vivo.