Sono giorni di tensione a Palermo, dove i cumuli di monnezza ai bordi delle strade hanno spazzato via il clima natalizio e riaperto una ferita nel cuore della città (e fatto avviare persino un’indagine alla Procura). I rifiuti sono un problema atavico che riemerge ogni qual volta non se ne avverte l’esigenza. Ma è quello a cui dovranno abituarsi i cittadini che “pagano una delle Tari più alte d’Italia in cambio del servizio peggiore del mondo”. E’ il mantra, questo, di Fabrizio Ferrandelli, capo dell’opposizione in Consiglio comunale.

Spinto dal grido d’allarme dei palermitani che, a cavallo delle feste, sono costretti a sorbirsi il lezzo nauseabondo della spazzatura e dei roghi che ne derivano, si è recato in vari quartieri – dalla Noce alla Zisa – per verificare lo stato dei luoghi. Il problema non è soltanto politico, ma anche ambientale e sanitario: “La situazione è fuori controllo – avverte Ferrandelli –. I cumuli di spazzatura sono diventati un ricettacolo di topi e scarafaggi, che proliferano nei pressi delle attività gastronomiche che in questi giorni hanno prodotto scarti alimentari. Ma poi, scendendo lungo il Papireto in direzione di corso Alberto Amedeo, non si può nemmeno circolare. I rifiuti ostruiscono le strade. E’ una città in ginocchio. La prima autorità sanitaria locale è il sindaco. Non mi sembra si stia impegnando granché”.

Anche il capo di Rap, Giuseppe Norata, ha puntato il dito contro il Comune di Palermo, dicendo che mancano all’appello 55 milioni di euro e che gli operai, con un mese di arretrato, non hanno voglia di infilarsi tra i rifiuti. Orlando ha replicato per le rime, ma la spazzatura resta lì…

“E’ qualcosa di scandaloso e irrituale che un presidente come quello di Rap, nominato dalla politica, dica in maniera candida che manca un’interlocuzione col Comune. E che il sindaco, allo stesso tempo, non trovi il tempo per venire in Consiglio comunale e chiarirci come stanno le cose. Il tempo per parlare di rimpasto con la sua maggioranza però lo trova. E’ come se i problemi di Palermo si risolvessero con un cambio di poltrona, ma non è così”.

Ma non suona strana questa richiesta economica nei confronti del Comune?

“Norata non può dire che vanta un credito di 55 milioni con il Comune se ha appena chiuso una procedura di stralcio debiti/crediti con lo stesso Ente. Che, ricordiamocene, è socio unico e controllore di Rap. Perché di questi 55 milioni se ne ricorda solo adesso? Secondo me ci sono responsabilità gestionali gravissime. Questo gioco delle tre carte è inaccettabile: il creditore non è un privato cittadino che non paga i servizi che gli sono stati erogati, ma il Comune, quello che approva i tuoi bilanci. Lo scaricabarile stavolta non funziona”.

La sua fiducia nei confronti del sindaco è risicata. Ma anche quella nei confronti della Rap non scherza. Perché?

“Rap è un’azienda in costante perdita, per circa un milione al mese. Che non ha le somme per acquistare nuovi mezzi e ha carenza di personale. Ma non c’è un piano graduale di assunzioni a fronte dei pensionamenti che ci sono stati. Nell’ultimo quinquennio sono mancate circa 500 unità lavorative, che in una città come Palermo si sentono eccome. All’interno del contratto di servizio ci sono alcune voci di spesa, come il Tmb (il trattamento a freddo dei rifiuti indifferenziati), che sono a carico dell’azienda e creano situazioni di squilibrio. Il punto è che questi soldi dovrebbero arrivare dal pagamento della Tari. Invece non si sa che fine abbiano fatto. Perché, al di là dei casi di morosità ed evasione, i palermitani la tassa sui rifiuti la pagano…”.

Norata dice che non è in atto alcuno sciopero. Perché, allora, la città rischia di essere seppellita dai rifiuti? Solo perché i lavoratori, con una mensilità di stipendio arretrata, non vogliono fare gli straordinari?

“Un presidente deve conoscere la sua azienda, non può nascondersi dietro il fatto che si è insediato da pochi mesi… Sta operando in continuità amministrativa e ha fra le mani la creatura guidata a lungo da Marino, che da presidente di Rap è diventato vice-sindaco con delega alle Partecipate. Spero che portino in Consiglio il piano industriale dell’azienda e il contratto di servizio. Io voglio sapere se rispetto al piano industriale, la dotazione economico-finanziaria e di personale è adeguata. E’ mai possibile che dopo sette anni di Amministrazione Orlando si parli ancora dell’abc? E poi c’è il Comune… Hanno messo in giro questa favola di aver salvato le partecipate, Rap inclusa. Ma le aziende attuali hanno le stesse fragilità delle precedenti, è cambiato soltanto il nome”.

Quindi, se non continuerà a non esistere un piano di assunzioni, sotto Natale e Capodanno la città sarà perennemente invasa dai rifiuti. Si sa che esiste un’emergenza, ma la si ignora puntualmente…

“Guardi, è dal 2013 che assisto a situazioni del genere. Con molta onestà non le ho viste nei 100 giorni della campagna elettorale. La città non solo era pulita, ma venivano manutenute le piante e le ville. Mi spiace dirlo, ma le responsabilità sono sempre in capo allo stesso soggetto. Che sui giornali racconta di un cambio culturale in atto, ma non affronta mai le questioni irrisolte. Quella di Orlando è un’operazione di depistaggio”.

La raccolta differenziata non funziona. Nemmeno quella porta a porta, che di recente è stata estesa ad altre aree di Palermo.

“In Sicilia siamo il fanalino di coda con appena il 12%, 50 punti meno di quanto previsto dalla legge. E la raccolta, laddove è partita, non viene completata nei modi e nei tempi opportuni. La differenziata in poche ore diventa indifferenziata. La discarica di Bellolampo, inoltre, è satura e nemmeno la costruzione della settima vasca basterà a scongiurare l’emergenza”.

Lei ha anche chiesto l’intervento di un commissario.

“Certo. Abbiamo bisogno d’aiuto. Ma occorre puntualizzare una cosa”.

Dica.

“Il capo dell’opposizione può essere costruttivo, fare proposte per la città, interloquire con gli organi superiori. Ma non può sempre recarsi in Regione e fare il sindaco-ombra per amore dei cittadini. Non sono un supplente. Il gioco delle responsabilità deve venire fuori. Siamo ostaggi di un narciso con il fastidio dell’amministrazione. Orlando trova frustante occuparsi del quotidiano, ma è quello che un sindaco è tenuto a fare. Altrimenti faccia altro e ci liberi. Io le ho provate tutte: ho chiesto le dimissioni, ho messo in campo assieme ad altri colleghi le mie dimissioni, ma i consiglieri di maggioranza, dietro il richiamo di una poltrona, diventano accattoni politici… Credo che i palermitani debbano alzare la voce. La città è alla deriva e non si può andare avanti così per altri tre anni e mezzo”.

Capitolo Bilancio. L’assessore Gentile ha detto di aver predisposto il previsionale 2019-21 in tempi record. Che ne pensa?

“Anche l’anno scorso ci dissero che l’avrebbero portato in aula entro il 31 marzo e poi l’abbiamo votato a novembre. A parole non è credibile, io voglio i fatti. E siccome vivo tutti i giorni negli uffici della Ragioneria generale – sono il primo ad arrivare, ogni mattina alle otto e un quarto, assieme al personale – posso dire con assoluta certezza che di questo Bilancio non si ha traccia. Ma posso dire anche che prevedere le somme sarà molto semplice. Si parla soltanto di spesa corrente, ci saranno il costo del personale e le bollette della luce…”.

Da cosa deriva questo scetticismo?

“Dal fatto che solo da pochi giorni abbiamo chiuso il Bilancio consolidato. Tirare fuori il previsionale con tanta fretta mi sembra un artifizio contabile e giornalistico. Dall’arrivo di Basile, però, la ragioneria centrale è certamente più organizzata che in passato e sarà più facile venirne a capo”.

Nelle prossime settimane si scioglieranno gli ultimi dubbi attorno alla riconferma di Alajmo e Giambrone alla guida, rispettivamente, del Teatro Biondo e del Teatro Massimo. Qual è il suo giudizio?

“Credo che Orlando farà di tutto per trattare con gli organismi intermedi e la Regione, per garantirsi la rielezione di Giambrone al Massimo. E’ uno che ha competenza e lo ha dimostrato sul campo. Di solito sono molto duro nella critica, ma credo che sia all’altezza della sfida. Per il Biondo, invece, auspico una scelta di apertura, in sinergia con la Regione e con la Fondazione. Spero che si faccia di questo teatro cittadino non il club di uno sparuto numero di artisti o di una élite culturale, ma diventi una scuola per tutta la città. Anche se Alajmo non mi piace”.