“La situazione è sotto controllo e tutti gli sfollati avranno un tetto”. Lo dicono Matteo Salvini e Luigi Di Maio, nel corso di una conferenza stampa convocata a Catania, in Prefettura, dopo la visita da parte dei due vice-premier alle zone colpite dal sisma di Santo Stefano, che ha raso al suolo diverse abitazioni tra Viagrande e Zafferana Etnea, provocando 28 feriti. Il governo è arrivato un Sicilia coi pezzi forti, che non si sono sottratti alle domande dei giornalisti. “La messa a norma degli edifici deve avvenire il prima possibile – ha spiegato Di Maio -. E se ci sarà bisogno di un decreto legge per velocizzare procedure e semplificare norme il governo non avrà alcun problema a fare un decreto”.
A chi gli chiede se lo snellimento della burocrazia potrebbe nascondere delle opportunità per chi vuole speculare, il ministro dello Sviluppo risponde: “E’ chiaro ed evidente che c’è sempre un rischio: da una parte quello di ingessare troppo le procedure e non riuscire a fare niente, dall’altra di allargare troppo le maglie e magari c’è qualche furbo che si intrufola”. In ogni caso, l’obiettivo del governo “è riportare alla normalità queste comunità il prima possibile”. Di Maio ha poi sottolineato che nella manovra ci sono 850 milioni “come primo intervento per il dissesto idrogeologico. E altrettanti fondi per l’adeguamento antisismico degli edifici pubblici, che è un altro elemento molto importante”. Già nel corso della mattinata, durante una passeggiata a Fleri, Di Maio aveva ribadito che è stato convocato per domani alle 19 un Consiglio dei Ministri in cui verrà decretato lo stato d’emergenza per i sei comuni colpiti dal sisma.
Anche Matteo Salvini, che in mattinata aveva presieduto il comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza a Pesaro, insiste col “potere ai sindaci”: “Ci sono troppi passaggi, processi e dubbi. Per questo servono pieni poteri ai sindaci, poi se qualcuno sbaglia pagherà pesantemente”. Nessun imbarazzo per la foto postata sui social che lo ritraeva con un pane e Nutella a poche ore dal terremoto. Il capo del Viminale, irriverente, ha spiegato che anche “questa mattina ho mangiato pane e Nutella ma non ho pubblicato la foto”. Poi, prima di risalire su un aereo per Roma, credendosi oltremodo spiritoso, ecco un’altra istantanea che lo ritrae con un’arancina: “Non potevo lasciare la splendida Catania, dopo la riunione sul terremoto in Prefettura e un’ora di passeggiata in centro in mezzo alla gente, senza provare un arancino al ragù! Che dite, il PD mi attaccherà?”.
IL DAY AFTER SULL’ETNA
Finalmente un po’ di calma: dopo la terribile scossa di magnitudo 4.8 della notte di Santo Stefano, stavolta l’Etna ha dato tregua. Sul vulcano attivo più grande d’Europa gli strumenti dell’Ingv hanno registrato una decina di scosse, ma di bassa energia. I tre eventi maggiori alle 4:40 a Zafferana Etnea, di magnitudo 2.0, e ipocentro a 2 km di profondità, e gli altri due su altro versante, a Ragalna, ieri alle 21:14, di magnitudo 2.3, e a seguire alle 2:18, di magnitudo 2.1.
Quello delle 3:19 di notte del 26 dicembre è considerato dall’Ingv come uno dei terremoti più energetici mai registrati sul vulcano. L’evento sismico, di magnitudo pari a 4.8, è stato ampiamente avvertito dalle popolazioni residenti in quasi tutto il comprensorio catanese, provocando danni ed alcuni feriti nelle aree più prossime all’epicentro. Per gli esperti il sisma è legato legato all’attivazione della faglia Fiandaca e della faglia di Pennisi, due delle strutture più meridionali del sistema tettonico delle Timpe.
Oltre trecento i sfollati finora. Circa dieci famiglie sono state fatte evacuare la notte scorsa dalle loro abitazioni ad Aci Platani, frazione di Acireale, per la presenza di una faglia sulla strada che nel corso della giornata si era allargata provocando una frattura nell’asfalto. Problemi affettivi e dolore per il distacco dai propri luoghi e affetti quotidiani, ma anche di sicurezza per paura di eventuali atti di sciacallaggio. Sono i motivi che hanno indotto molti degli sfollati per il terremoto di magnitudo 4.8 di ieri sull’Etna a trascorrere la notte in auto, davanti la propria abitazione inagibile, sfidando il forte freddo. Un esempio numerico è quello di un albergo etneo: la convenzione stipulata con la Regione Siciliana, che paga le stanze, prevedeva l’arrivo di un centinaio di sfollati, ma si sono presentati in poche decine. C’è stato anche chi ha sfidato la sorte e ha dormito lo stesso in casa. L’Etna è stato clemente: la notte sul fronte sismico è trascorsa tranquilla.
Va avanti, invece, l’eruzione iniziata la vigilia di Natale anche se con un calo nell’energia. Dai crateri sommitali si alzano ancora intense colonne di gas e cenere lavica, legata all’attività stromboliana dei crateri, che non impatta, però, con l’attività dell’aeroporto internazionale di Catania che continua ad essere aperto ed operativo.
IL TERRORE DELLA NOTTE DI SANTO STEFANO
Una scossa di magnitudo 4.8, registrata alle 3.18 della notte fra Natale e Santo Stefano, ha fatto tremare il Catanese, procurando 28 feriti e tanta paura. Il tremore è stato avvertito fino alle province di Ragusa e Siracusa, ma si è sviluppato prevalentemente tra Viagrande e Trecastagni. La superficialità dell’ipocentro del sisma, a solo un chilometro di profondità, ha contribuito ad amplificare l’effetto della scossa. Sono 28 nel complesso le persone rimaste ferite, secondo fonti della Prefettura di Catania. I danni maggiori sono segnalati nella zona di Zafferana Etnea, dove ci sono stati cedimenti di case vecchie e abbandonate. In particolare nella frazione di Fleri, dove i crolli hanno interessato la vecchia chiesa del paese e si sono registrati due feriti, non gravi, con contusioni ed escoriazioni. Ma la paura è stata enorme per una famiglia di quattro persone, che si sono viste crollare le pareti addosso mentre dormivano: “Siamo vivi per miracolo”, ripetono ai cronisti e ai soccorritori. “Eravamo a letto – ricostruisce il capo famiglia -, ci siamo svegliati di soprassalto e visto le pareti crollarci addosso. Per fortuna i mobili ci hanno protetti dalle macerie: siamo vivi per miracolo”.
Altre due feriti sono stati soccorsi dal 118: un 80enne estratto dalle macerie a Fleri e una persona a Pisano. Sono entrambi in ospedale con codice verde. Altre antiche costruzioni sono crollate sempre a Fleri, Santa Venerina e Zafferana. In molte case le suppellettili sono ‘volate’ da mensole e sono cadute a terra. A Pennisi si sono registrati dei crolli nella chiesa del paese, ma senza danni alle persone. Mentre a Zafferana Etnea una casa di riposo per anziani è stata abbandonata dagli ‘ospiti’: la struttura presenta delle lesioni e i pensionati si rifiutano di rientrarvi. E’ stato chiuso precauzionalmente al traffico un tratto dell’autostrada Catania-Messina, la A18, per la presenza di ‘lesioni’ sospette sull’asfalto. In molti paesi la gente è scesa per strada e soprattutto le famiglie con bambini hanno deciso di trascorrere la notte in auto per sicurezza. Il sisma di questa notte è il più forte delle oltre 100 scosse che si sono verificate sull’Etna negli ultimi giorni a causa della ripresa dell’attività vulcanica, che ha fatto registrare un’ulteriore impennata dei valori dei tremori dei suoi condotti magmatici interni, segnale della presenza di grande ‘energia’ e di magma in movimento che spinge sulle pareti dell’edificio vulcanico.
A seguito dello sciame che sta interessando l’area il capo del Dipartimento della Protezione civile Angelo Borrelli ha convocato il Comitato operativo a Roma e il prefetto di Catania, Claudio Sammartino, ha convocato immediatamente a Palazzo Minoriti il Centro coordinamento soccorsi per fare il punto sul terremoto. Nelle zone interessate dal sisma sono già operative squadre dei Vigili del fuoco, Carabinieri, polizia di Stato, guardia di finanza, Polizia locale, volontari, personale del 118 e delle protezioni civili comunali. E’ stato tracciato un primo bilancio provvisorio dei danni. Sono stati disposti sopralluoghi delle strutture e la messa in sicurezza anche delle chiese. Il prefetto Sammartino ha fatto aprire scuole e palestre comunali per accogliere le persone che non possono o non vogliono rientrare nella propria casa, perché inagibile o per paura. L’assistenza è stata delegata alla Croce rossa. Per un sopralluogo nelle zone colpite dal terremoto si sono alzati in volo elicotteri della Marina militare, della Guardia costiera, di Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza e Vigili del fuoco. Il prefetto di Catania ha disposto per il sistema di sorveglianza e di messa in sicurezza un massiccio dispositivo di intervento con tutti gli uomini a disposizione, in coordinamento con il Dipartimento nazionale della protezione civile e quelli regionale e comunali.
Sono trecento gli sfollati per il terremoto che ha colpito sei paesi etnei. E’ il dato emerso dalle richieste presentate alla Regione Siciliana che ha redatto un convenzione con Federalberghi per poterli ospitare in strutture turistiche. Altre persone che pur non vivendo in case dichiarate inagibili ma hanno paura e rientrare a casa saranno ospitate in palazzetti dello sport dove potranno trascorrere la notte.