Con quel groppo in gola, nel giorno dell’addio, sembrava aver conquistato anche i giornalisti più intrepidi. Correva il 4 dicembre, giusto tre settimane fa. Quelle cessioni rinviate “perché volevano truffarmi” erano l’inno del congedo. Con cui Maurizio Zamparini, strenuamente, aveva mostrato attaccamento al Palermo calcio e si era rifiutato di vendere a chi non avesse garantito il futuro (roseo) del club. Insomma, il salvatore della patria che aveva tentato in tutti i modi di rendere grande la sua creatura – e, gliene va dato atto, per un periodo c’è anche riuscito – e poi, quando le finanze non riuscivano più a supportarlo, ha deciso di passare la mano. Non al miglior offerente: di quelli Zamparini ne avrebbe avuto tanti (arabi e via discorrendo). Bensì al più affidabile: tale Global Futures Sports & Entertainment Ltd.
Ecco, il punto è proprio questo. Da quella famosa conferenza stampa, in cui il front office della società britannica era rappresentato da un ex calciatore di Juve e Sampdoria, David Platt, e da un Ceo non meglio identificato, tale Clive Richardson, non ci sono stati passi avanti. Nessuno, nemmeno l’advisor, l’unico che parlasse un briciolo di italiano (Platt lo masticava), ha rivelato chi ci fosse dietro Richardson e questo gruppo d’investitori. Nessuno ha spiegato quando gli inglesi avrebbero preso in mano, hic et nunc, la società di viale del Fante. La conferenza stampa, il pranzo a Sferracavallo, la visita al “Barbera”. Ma soprattutto, l’ammissione di non conoscere un bel nulla della struttura organizzativa del club e l’idea di rifare le valigie e tornarsene subito a casa senza fornire rassicurazione alcuna sul futuro, hanno rimesso i giornalisti “seguaci” sulle tracce di questo ignoto gruppo d’investitori che da anni – parole di Richardson – cercava una squadra di calcio in cui far confluire la propria capacità manageriale. (No, non è una presa in giro).
Ma il passo indietro più significativo, quello che ha fatto scattare l’allarme, è di pochi giorni fa. Il 14 dicembre, quando tutti sono in febbrile attesa per capire cosa ci riserverà il futuro, arriva un comunicato dell’advisor che ha trattato la cessione del club per conto di Zamparini, il signor Maurizio Belli. E si viene a scoprire che la parola “cessione” è fondamentalmente errata. “Financial Innovations Team – si legge nella nota – conferma ufficialmente che il soggetto giuridico che ha stipulato il contratto preliminare notarile per l’acquisto della U.S. Città di Palermo il 30 novembre 2018 è la società Sport Capital Group Investments Ltd. A garanzia del corretto adempimento del trasferimento delle azioni, la stessa ha ottenuto dai venditori un’apposita iscrizione di pegno, il contratto prevede altresì che l’atto di trasferimento definitivo dovrà essere eseguito entro il 30 dicembre 2018”. Soggetto giuridico, contratto preliminare, iscrizione di pegno, “prevede”. Il gergo notarile non è quello sportivo – va da sé – ma tutte queste precauzioni applicate alla compravendita di una società di calcio, sanno tanto di fumata nera.
Quello che Zamparini ci aveva raccontato in conferenza stampa, col groppo in gola, non corrisponde a verità. Quei nomi che non sgorgano tra i rivoli del contratto, rivelano che il contratto non c’è ancora. I preliminari. Che dalle parti della Favorita avevano imparato a conoscere nei primi anni Duemila, quando la squadra sfiorò quelli di Champions League. Mentre adesso i tifosi – che comunque si godono la squadra in testa alla classifica della Serie B – si aggrovigliano sulle cronache di stampa per capire se il club parla inglese o italiano. (A proposito, David Platt, l’ex calciatore con un passaggio in panchina al Manchester City, uno dei membri più affidabili del front office della nuova “società”, si è tirato fuori quattro giorni la prima apparizione).
Sgombriamo il campo da ogni equivoco: finché non quaglia la compravendita, il proprietario del Palermo calcio è ancora Maurizio Zamparini. Il quale, rivela una fonte accreditata come “Repubblica”, avrebbe ricontattato in questi giorni la vecchia conoscenza Raffaello Follieri, sfanculato a fine ottobre – con tanto di accuse e controaccuse – perché ritenuto inaffidabile. Al fine non c’è mai peggio. E in attesa di capire se da qui al 30 dicembre questa squallida operazione con gli inglesi – fantomatici – dovesse andare in porto, gli attuali componenti del Cda del Palermo sono tutti decaduti. Compresa la presidentessa Daniela De Angeli. Se il buon Rino Foschi, l’unico dirigente in carica che ha ancora un volto, volesse acquistare qualcuno nel mercato di gennaio, non avrebbe nessuno a cui far firmare il trasferimento. Due lacrimucce per questo scempio chi le versa?