Era il 1974. Sono trascorsi 44 anni da quando il Brass Group ha richiamato all’attenzione ascoltatori e istituzioni verso quello che era diventato non solo un genere musicale, ma anche un nuovo modo di vivere la vita, una cultura: la cultura jazz.
Quest’anno è la quarantaquattresima edizione della stagione musicale del Brass Group, “il gruppo degli ottoni”, nato da un’idea pazza e rivoluzionaria di Ignazio Garsia, musicista, esteta, un visionario, che tra tante difficoltà ha voluto affermare i diritti del genere come patrimonio umano e della collettività a Palermo e in Sicilia, riuscendo ad organizzare una struttura che ad oggi porta avanti ben quattro stagioni musicali, una scuola, una rassegna cinematografica ed un museo.
Sono diverse le idee per un futuro immediato, chiare, semplici e ben definite, che ha in mente Ignazio Garsia. Prima tra tutte: portare la Fondazione a stabilire dei contatti con tutta la Sicilia, in modo che in ogni città si crei un collegamento con gli artisti internazionali che ogni anno arrivano a Palermo, al Brass Group. Un altro progetto è quello di portare il jazz nelle stagioni estive degli anfiteatri di pietra siciliani. Cosa già fatta l’estate scorsa. “Sarebbe bello che nella nostra isola, circondati dal mare nel periodo estivo, i siciliani e i turisti che si muovono in ogni angolo della Sicilia possano ascoltare la grande musica jazz in scenari magnifici, ricchi di storia, come i nostri anfiteatri greco-romani, accanto alla musica colta, alla lirica o alla musica sinfonica”.
Una terza idea, un terzo obiettivo è quello di stabilizzare l’Orchestra Jazz Siciliana. “Voglio che diventi un’orchestra stabile, non permanente ma stabile, in modo che gli stessi ragazzi che escono dal Conservatorio possano aspirare ad un’occupazione nell’ambito orchestrale”, afferma Garsia. È suo infatti il contributo apportato al Conservatorio di Palermo, oggi dedicato ad Alessandro Scarlatti, di corsi di primo e secondo livello e per tutti gli strumenti, dedicati alla musica jazz. “Gli unici sbocchi per i ragazzi che escono dal Conservatorio sono nella sinfonica e nella musica classica.
Quella del Brass Group è una storia recente. Sono i dati che parlano. L’interesse del pubblico è cresciuto sempre di più nel tempo. “Quest’anno abbiamo istituito un doppio turno per tutti i concerti”, racconta Garsia. “Conto nel giro di pochi anni di arrivare a quattro, cinque turni per concerto. Vorrei che più giorni alla settimana la gente a Palermo possa dedicarsi ad ascoltare il jazz”. Il pubblico chiede il jazz. “Il jazz è contemporaneità”, continua – “e a mio parere, non si può fare a meno di interessarsi alla propria contemporaneità”.
Così, il sipario del Teatro Santa Cecilia di Palermo, tra difficoltà, visioni e passione, la stessa di quei musicisti e insegnanti che ogni giorno calcano il palco del Ridotto dello Spasimo e occupano le aule all’interno del Complesso Monumentale, si apre per ospitare i concerti di Vince Mendoza, Aziza Mustafa Zadeh, Russell Malone, Chiara Civello e Nick The Nightfly, Vito Giordano, Yilian Canizares, Dario Deidda con Gegè Telesforo, Katie Thiroux, Monica Molina e Gregory Privat con un calendario organizzato dalla direzione artistica di Luca Luzzu, che vede sul palco la stessa Orchestra Jazz Siciliana. Un doppio turno, quest’anno, alle 19 e alle 21.30 darà la possibilità ai siciliani e non solo di fruire di grandi nomi del panorama jazz e pop internazionale all’interno dello storico teatro del 1600 dedicato a Santa Cecilia, l’unico teatro pubblico al mondo dedicato alla musica jazz. A Vienna, a Berlino o Parigi non esiste un teatro come il Teatro Santa Cecilia. Un elemento di cui Palermo può essere orgogliosa nel suo riconoscimento a “Capitale Italiana della Cultura”.