Scusate, ma si può sapere chi minchia era che faceva il tacchino?, domandava il mafioso ai sodali nella bottega del barbiere in una delle più memorabili scene di Johnny Stecchino. Ecco, ieri, nella sontuosa Sala d’Ercole, sede del Parlamento siciliano, risuonava l’eco di domande quasi assonanti. Del tipo: si può sapere chi può sparare ai cinghiali? E sì, perché nel pantano dell’Assemblea, ieri si è finito per parlare di daini e suini selvatici. Sia chiaro, il tema ha pure una sua dignità, e si ricorderà che dispiaceri seri da cinghiali ce ne sono stati in Sicilia. Il dibattito appassionato e appassionante di ieri verteva su chi e come possa essere titolato a sparare ai suini. Cioè, per la precisione se dare o no connotato d’urgenza a un ddl che riguarda le Madonie e permette di allargare il numero di coloro che sono autorizzati a sparare ai cinghiali in sovrannumero, autorizzando anche i cacciatori dopo un corso di formazione.
Le altre leggi aspettano e sono state rinviare a metà novembre. Quando l’Ars sarà vicina a essere risucchiata nella sessione di bilancio, se davvero come sembra quest’anno si vorranno approvare i documenti contabili entro San Silvestro. Avanti così, insomma, mentre le riforme, anzi, le riformone, si attendono o ancora camminano lento pede in commissione. In compenso nei giorni scorsi Sala d’Ercole si è prodotta in altre chincaglierie stuzzicanti. Per giorni si è lavorato (e litigato) sulla discussa legge sul coming out obbligatorio dei politici massoni, roba di quelle che nei mercati rionali appassiona il dibattito per giorni. Poi è toccato alla legge, abortita, sulla nomina dei revisori dei conti nelle partecipate da affidare a un sorteggione come quello che designò Fantozzi accompagnatore al casinò di Montecarlo del Duca conte Semenzara. “Mai come adesso mi appare marginale il ruolo del Parlamento regionale nella politica e nella società”, si sfogò nella nervosa direzione regionale del Pd Antonello Cracolici qualche giorno fa. E dagli torto…