Il cielo è azzurro, poche nuvole che sembrano pennellate qua e là. C’è pure il sole. Sembra una bella domenica autunnale, mite, serena. Se non fosse per quell’elicottero che gira come un avvoltoio sul luogo della tragedia, fra Altavilla e Casteldaccia. Due uomini dell’Anas fanno da sentinelle sul cavalcavia dell’autostrada, poco prima di imboccare la A19 lo svincolo di Trabia è ancora coperto di fango. In mare chiazze marroni, le vedi da quassù, ultimo segno della tempesta di acqua e fango che ieri ha travolto tutto. E quell’elicottero che sorvola sinistro la zona.
Tutti i siti aprono con la notizia delle vittime siciliane, domani le prime pagine dei giornali saranno dedicate a queste morti assurde. E poi?
Si continuerà a morire di incuria, indifferenza, egoismo? Si continuerà a costruire abusivamente, a fare scempio del territorio pensando che tanto non ci riguarda? Si continuerà a rimbalzarsi accuse e competenze mentre le persone muoiono? A chiedersi chi deve finanziare i progetti, chi deve autorizzare le opere, chi deve fare le manutenzioni necessarie di strade e fiumi e terreni incolti e campagne? Si continuerà a fare polemica davanti ai cadaveri, mettendo in mezzo regole di cerimoniale? Si continuerà a permettere che le strade di una città come Palermo si trasformino in fiumi perché ai palermitani incivili mai nessuno ha risposto con misure severe e interventi preventivi, come se l’autunno ci cogliesse ogni anno di sorpresa?
O magari la smettiamo? La smettiamo di nascondere la testa come gli struzzi, di non vedere e non sentire e non sapere quello che invece tutti da sempre vedono, sentono, sanno. Responsabilità collettiva si chiama, quella di chi se ne frega e guarda solo al proprio tornaconto (piccolo o grande che sia, dalla munnizza che ottura i tombini alle case abusive) e quella di chi non ha mai preso decisioni, di chi ha chiuso gli occhi, di chi non interviene anche con azioni impopolari come le demolizioni.