José Mourinho avrebbe detto “zeru tituli”. Ma qui la questione va ben oltre la bacheca di una società di calcio. Qui c’è in ballo la vita di diecimila famiglie, ossia l’indotto del sistema Catania, tra impiegati, dipendenti delle partecipate e fornitori vari. Il Comune non può più pagarli perché nelle casse non c’è un euro. Il dissesto di 1,6 miliardi è stato certificato la scorsa estate dalla Corte dei Conti e da questo momento è vietato chiedere nuove anticipazioni di cassa. Il sindaco – che vive un periodo difficilissimo, anche perché risulta sotto processo per delle “spese pazze” sostenute durante la sua permanenza all’Ars – non sa più che pesci pigliare.
E nonostante l’estrema distanza di vedute, si è visto costretto a scrivere al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e ai due vice-premier, Salvini e Di Maio, per far passare il concetto in modo chiaro: “La possibilità di presentare entro il 30 novembre un nuovo piano di riequilibrio, senza il congruo contributo governativo straordinario più volte richiesto, rimarrebbe fine a se stessa, per l’insuperabile vulnus dell’assoluta carenza liquidità indispensabile ad assolvere ai servizi essenziali (dipendenti, scuole, rifiuti, servizi sociali, asili nido ecc…) e agli obblighi contrattuali (partecipate, discarica, rate di mutui ecc…) derivanti dall’attività ordinaria (…) Vi reiteriamo un improcrastinabile e urgentissimo vostro pronunciamento di sostegno finanziario straordinario, che eviti i gravissimi rischi di un inevitabile default del Comune di Catania, di cui saremo giocoforza costretti a prendere atto tempestivamente, tenuto conto che tra impiegati diretti, delle partecipate e dell’indotto, l’Ente interessa circa dieci mila famiglie, che chiedono legittimamente di avere onorati gli impegni della Pubblica Amministrazione”.
Il castello rischia di crollare. E i primi segnali sono arrivati qualche giorno fa, quando è completamente saltato il pagamento degli stipendi a 2800 dipendenti del Comuni e ai 1500 assunti nelle partecipate, che si son viste bloccare il trasferimento dei fondi. Una città che naufraga nei debiti. E che nessuno aiuta.