In pochi mesi è passato dall’essere accolto alla Casa Bianca all’essere acclamato alla Taverna Anema e Core di Capri. Grazie alle foto pubblicate da Il Giornale abbiamo finalmente ritrovato l’ex ministro degli Esteri, Angelino Alfano, l’autorottamato per non farsi rottamare. Scomparso dalla scena politica, Alfano è infatti riapparso sulla pista da ballo. Dopo aver battuto qualsiasi record di resistenza governativa, oltre 2000 giorni di presenza ininterrotta e facendo staffetta di ministeri, Alfano ha preferito non candidarsi alle scorse elezioni e lasciare morire quella preziosa creatura che doveva addirittura essere la casa del centrodestra.
Abortito il tentativo di fare del suo Nuovo Centrodestra il rifugio dei liberali, l’ex ministro ha cambiato vita e abitudini. Si è lasciato crescere la barba che Silvio Berlusconi gli ha tutta la vita impedito di tenere. Ha abbandonato la grisaglia da uomo della prima repubblica a favore dei pantaloni a tubo. E che dire della cravatta che finalmente ha sciolto lasciando prendere respiro al petto? Insomma, non sembra neppure quel ragazzo che cadde da cavallo quando gli si presentò davanti Berlusconi in tv: «Vidi un imprenditore che aveva la passione per la libertà, aveva il sole in tasca. Decisi così di aderire a Forza Italia».
Nella sua incessante marcia dal berlusconismo al “tirare a campare”, Alfano ha dato prova di indiscutibili qualità al punto da sopravvivere con ben tre governi di centrosinistra. Da Enrico Letta, a Matteo Renzi per finire con Paolo Gentiloni, Alfano è l’uomo che ha effettuato più traslochi di potere tanto da concludere (?) la sua carriera al ministero più prestigioso, quello degli Esteri. Si racconta che fu proprio Berlusconi, la sera prima di separarsene, a ricordargli: «Ma Angelino, ricordi quando facevi le fotocopie?». Ebbene, se non fosse stato per l’avvento dei populismi, c’è da credere che Alfano avrebbe ancora dato molto all’antipolitica, avrebbe collezionato gaffe (il caso Shalabayeva, l’assunzione del fratello alle Poste), si sarebbe meritato l’epitaffio che per lui Berlusconi incise sulla pietra: «Gli manca il quid».
E invece, Alfano si è riparato nello studio legale BonelliErede come esperto di assistenza alle aziende nelle controversie internazionali ed è riuscito perfino a salire in cattedra, tanto da insegnare alla Luiss niente meno che “Islam in Europa”. Esodato dagli elettori, è riuscito in pratica a ottenere il suo reddito di cittadinanza. Se ne infischia di Matteo Salvini e di Lugi Di Maio e si è dato alla dolce vita. Con il maglione al collo, sorseggiando cocktail, si esibisce la sera con la Anema e Core Band di Gianluigi Lembo, non lo preoccupa lo spread ma bada solo alla sua abbronzatura. Dopo una vita passata ad assomigliare al suo capo, Alfano ce l’ha finalmente fatta. Nessuna grande storia italiana può cominciare senza il karaoke, non c’è statista che non abbia suonato qualche volta ai matrimoni.