A Palermo si è acceso un nuovo scontro tra la Regione Siciliana e l’Amap, la società che gestisce il servizio idrico della città e di altri 52 comuni. Il contrasto nasce dalla gestione della crisi idrica in corso: l’Amap parla di una situazione “drammatica”, mentre la Regione invita a evitare “allarmismi ingiustificati”. Secondo Amap, la disponibilità idrica è ormai ridotta a poco più di 43,5 milioni di metri cubi effettivamente utilizzabili, a fronte dei 147 milioni di tre anni fa. L’11 aprile i bacini che alimentano la città – Scanzano, Poma, Rosamarina e Piana degli Albanesi – contenevano solo 72 milioni di metri cubi lordi, un quarto delle riserve pre-crisi. A fronte di questi dati, Amap ha deciso di prolungare a oltranza il piano di razionamento che interessa circa 250 mila cittadini (salvo sospenderlo per i pochi giorni di festa da qui al 1° maggio).
Tuttavia, il dirigente generale della Protezione civile regionale, Salvo Cocina, ha smentito le valutazioni di Amap, affermando che «è fuorviante parlare di esaurimento degli invasi entro sei mesi così come di situazione “drammatica” per Palermo». Cocina, che coordina la cabina di regia per la siccità, ha precisato che occorre dare conto degli sforzi in corso per mitigare la crisi, sottolineando che la situazione, pur critica, «resta comunque gestibile».
Non è la prima volta che emergono frizioni: già nell’estate scorsa, il governatore Renato Schifani era intervenuto contro il piano di razionamento varato da Amap, che poi era stato sospeso per mancanza di condivisione. Il conflitto tra la struttura regionale e il Comune si è dunque riacceso con l’approssimarsi della Pasqua e dell’alta stagione turistica. Intanto anche Coldiretti, rappresentando il mondo agricolo, esprime preoccupazione: denuncia una crisi strutturale per l’agricoltura e critica alcune scelte regionali, come l’uso dei dissalatori, considerati troppo costosi. L’associazione propone alternative come il riuso delle acque reflue depurate, già attuato in altre regioni.