Tutto da rifare. Non c’è pace per l’ex governatore Raffaele Lombardo, che nella giornata di ieri ha appreso dalla Corte Suprema di Cassazione che il processo a suo carico va rifatto. Il politico di Raffadali, ai vertici della Regione dal 2008 al 2012, era stato condannato in secondo grado a due anni di reclusione (pena sospesa) e 2400 euro di multa per corruzione elettorale. Con una coda che non è piaciuta alla Cassazione. Ossia l’assoluzione nella parte che riguarda il concorso esterno: “E’ illogico”, scrivono i giudici, il verdetto che in appello ha assolto dal concorso esterno l’ex governatore della Sicilia Raffaele Lombardo – nonostante affermi che strinse un “patto” con la mafia per essere eletto “rapportandosi direttamente” con i boss – sostenendo che manca la prova dell’oggetto del “patto” che invece “ragionevolmente”, secondo la Suprema Corte, si può individuare in “favoritismi nell’aggiudicazione” di appalti.
Per questo è stato imposto l’annullamento della condanna e più in generale del processo: “E’ illogico – si legge nella sentenza completa della Cassazione – avere conclusivamente attribuito valore dirimente al presunto mancato accertamento dell’oggetto specifico del patto, che tra l’altro, per essere stato necessariamente stipulato ex ante, non poteva riguardare vicende specifiche, ma solo una generica accondiscendenza del politico alle mire del sodalizio, che i quattro settori oggetto d’indagine (vicenda parchi commerciali, vicenda Safab, rapporti con Rosario Di Dio, rapporto con Bevilacqua) potevano ragionevolmente lasciare individuare in favoritismi riguardanti l’aggiudicazione di opere pubbliche o l’esecuzione di opere private”. E mentre il ricorso del Procuratore Generale è stato accolto dalla Corte Suprema, i motivi del ricorso dell’ex governatore non sono stati nemmeno esaminati per “incompatibilità logica”. Il processo dovrà rifarsi, e Lombardo rischia pene più severe.