Ieri, davanti alla sede dell’Asp di Trapani, il deputato e vice-presidente di Italia Viva, Davide Faraone, insieme alla senatrice Dafne Musolino, ha chiesto le immediate dimissioni del direttore generale Ferdinando Croce e di tutti i responsabili dei ritardi nella refertazione degli esami istologici. Degli oltre tremila arretrati, 206 sono risultati positivi. Ma il ritardo nella diagnosi ha rallentato i percorsi di cura, gettando nello sconforto i pazienti oncologici. Tuttavia la politica si rigira i pollici, in attesa che Schifani e Fratelli d’Italia (il partito che sostiene Croce) trattino sulla “buonuscita”.

“Il caso dell’Azienda sanitaria di Trapani dimostra chiaramente come i partiti, da quello di Renato Schifani fino a quello di Giorgia Meloni, abbiano messo le loro manacce sulla sanità” ha dichiarato Faraone in conferenza stampa. Secondo il parlamentare di Italia Viva, la politica starebbe proteggendo Croce, evitando di rimuoverlo immediatamente in attesa di accordi interni, mentre migliaia di pazienti restano in lista d’attesa per esami fondamentali. Faraone denuncia inoltre che la vicenda si sarebbe trascinata senza conseguenze se non fosse stata resa pubblica dalla signora Gallo, che ha denunciato pubblicamente i ritardi nella refertazione. “Non cacciano Croce perché è difeso da un partito – accusa Faraone – e non aspettano l’esito dell’ispezione regionale e ministeriale. Aspettano di mettersi d’accordo fra loro, in barba ai cittadini che attendono risposte sulla loro salute. Noi non ci fermeremo finché Croce non avrà mollato la poltrona”.

Tuttavia, Croce non si sente sul banco degli imputati: la tempestiva refertazione degli esami istologici (al contrario delle più generiche “liste d’attesa”) non rientrerebbe tra gli obiettivi contrattuali che, se non rispettati, possono portare alla revoca del suo incarico. Questo gli consente di ritenersi al riparo da eventuali provvedimenti disciplinari. Se Schifani dovesse decidere di rimuoverlo, Croce potrebbe proporre ricorso, allungando ulteriormente i tempi della disputa.

Faraone, inoltre, punta il dito contro il ritardo nella nomina del dirigente dell’Azienda sanitaria di Palermo, che a suo dire sarebbe anch’essa bloccata da logiche spartitorie tra partiti. “La sanità è stata commissariata da Schifani – conclude – e lui deve andare a casa insieme a Croce. Non c’è alcun controllo su quanto accade, e nel frattempo i pazienti muoiono mentre la sanità siciliana sprofonda nel caos”.