In maggioranza la tregua non è ancora arrivata. Dopo la discussione tra Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti, a margine del consiglio dei ministri, le distanze tra il Carroccio e gli alleati restano, al punto che non si riesce a scrivere un documento unitario in vista del passaggio parlamentare di martedì e mercoledì. Decisivo sarà un vertice tra i leader lunedì a Palazzo Chigi. Poi ci saranno le riunioni dei gruppi parlamentari. Ma mettere insieme un testo condiviso è come un cubo di Rubik. Per nascondere le differenze di posizione, si ragiona di limitarsi al minimo e indispensabile. Una premessa general-generica e un dispositivo alla Catalano: “Udite le comunicazioni della presidente del consiglio, le si approva”. Una sola cosa è sicura: il nome, Rearm Europe, non piace a nessuno.

Un passo indietro. Il 20 e 21 marzo Giorgia Meloni partecipa al consiglio europeo, appuntamento chiave in cui l’Unione tira le fila di una serie di vertici informali convocati dopo l’avvio del dialogo tra Donald Trump e Vladimir Putin. Prima del consiglio europeo, martedì e mercoledì prossimi, la presidente del consiglio riferisce in Parlamento in vista della riunione europea. Al Senato e poi alla Camera, Meloni dovrà indicare le posizioni a cui intende attenersi in Europa. Con il voto di risoluzioni parlamentari, le forze politiche di maggioranza dovranno esprimere il sostegno alla premier che si appresta ad andare a Bruxelles. Sarà un passaggio niente affatto scontato, dopo il voto contrario della Lega a Strasburgo sulla risoluzione che richiama il piano di riarmo di Ursula von der Leyen. FdI e Forza Italia hanno votato a favore. Continua su Huffington Post