Ovviamente aveva tutti gli elementi per decidere. Aveva guidato quella formidabile macchina di potere per sette anni; aveva deciso ogni promozione e ogni retrocessione; conosceva ogni piega di bilancio e anche i segreti annidati dentro ogni stanza della sua ricchissima Asp, quella di Palermo. Era pertanto lecito aspettarsi che Daniela Faraoni, promossa a gennaio assessore regionale della Sanità, nominasse subito – come primo atto di governo – il manager destinato a raccogliere la sua eredità negli uffici di via Cusmano. Invece, dopo un mese, il vertice dell’Asp è ancora vacante. Con tutte le inefficienze e i ritardi che l’assenza di un coordinamento comporta. Evidentemente la dottoressa Faraoni aspetta le decisioni della politica: quel rito esoterico che trasforma in attrezzi di scena tecnici, manager e ogni sedicente esperto dell’irredimibile sanità siciliana.