I privati convenzionati rimangono in guardia. Vogliono capire se e quando la Regione si farà interprete dei loro bisogni e si adopererà, con Roma, a discutere il piano di rientro (in vigore dal 2007) che impedisce spesa e investimenti. I quali, per inciso, tornerebbero utili a superare la crisi aperta dall’applicazione – dal 30 dicembre scorso – del nuovo nomenclatore. Salvatore Gibiino (Cimest) è tornato ad esprimersi sull’assenza di tavoli tecnici per affrontare il problema dei laboratori convenzionati, colpiti dalle nuove tariffe ministeriali. Gibiino ricorda che il 21 gennaio l’assessorato aveva garantito una convocazione a breve, ma dopo due settimane nulla si è mosso. «Se entro pochi giorni non saremo convocati, scenderemo in piazza», avverte a Repubblica.

Sul tavolo ci sono tra i 25 e i 50 milioni di euro, che la Regione sta cercando di recuperare e che dovranno essere approvati tramite un ddl di variazioni. Gibiino sottolinea l’incongruenza tra la mancanza di fondi per la sanità e gli 80 milioni stanziati per le feste di paese: «Possibile trovare quei soldi e non questi?». Ad ogni modo la “compensazione” è vincolata all’applicazione dell’articolo 1 comma 322 dell’ultima Legge di Bilancio dello Stato, che consente anche alle Regioni in piano di rientro di poter andare in deroga ai limiti di spesa. Il presidente della Regione Renato Schifani ha preso in carico la questione, ma nel frattempo il Tar ha respinto la sospensiva sul tariffario ministeriale, rimandando la decisione finale a maggio. Tuttavia, secondo Gibiino «non si può aspettare così a lungo, serve una soluzione immediata». Anche Federbiologi, attraverso il presidente Pietro Miraglia, riconosce l’impegno di Schifani, invitando alla prudenza nel conflitto con il governo regionale. Tuttavia, avverte che entro febbraio servono risposte concrete, altrimenti molti laboratori «rischiano di finire in ginocchio».