Una classica storia d’amore e di passione, svanita di fronte all’avidità e all’indifferenza di Palermo. Aver fatto tutto e il contrario di tutto – sacrifici, investimenti – per dare a Palazzo Gangi un futuro degno del suo nome. Si parla di una delle rarissime dimore nobiliari europee capaci di conservare, nel tempo, i suoi arredi. Di proprietà della famiglia Valguarnera di discendenza spagnola) fin dal 1652. E a fare gli onori di casa, dal 1995, è la principessa Carine Vanni Calvello Mantegna di Gangi. Francese di nascita, consorte del principe Giuseppe.
Oggi, rassegnata a una fine annunciata: “Se mi faranno una buona offerta, venderò il palazzo e non tornerò mai più in Sicilia”. E’ stanca Carine di versare lacrime, sudore e sangue. Da oltre vent’anni – lo ha raccontato a “I dieci comandamenti”, la trasmissione di Rai 3 – si occupa del restauro del palazzo. “Abbiamo iniziato dal pavimento, siamo andati avanti col soffitto. Un lavoro enorme di cui all’inizio non abbiamo preso coscienza. Eravamo condannati alla perpetuità”. Una volta partiti, i lavori non potevano più fermarsi: “Abbiamo innescato un immenso tourbillon di maestranze. Facevo grosse commissioni. Se mi restavano un po’ di soldi rinnovavo tappezzerie e porcellane. La cosa davvero folle è che lo abbiamo fatto da soli”.
E’ la cultura che si racconta attraverso lo specchio delle proprie emozioni. Con quella innata capacità di conservare la bellezza, di mostrarla al mondo. E in effetti buona parte del mondo sembra aver apprezzato. Dalle parti di Palazzo Gangi Valguarnera si sono visti importanti uomini di Stato, monarchi come la regina Elisabetta II. Spinti lì da una galleria degli specchi di enorme pregio, da uno dei tre lampadari più grandi al mondo, dal pianoforte con la firma originale di Vincenzo Bellini, da una stanza – quella in cui Visconti girò la celebre scena del ballo ne “Il Gattopardo” – che è ancora immacolata, uguale a se stessa nonostante la “vecchiaia”. Bastano le immagini di una telecamera a togliere il fiato. E bastano le parole di una signora francese a capire quanto poco freghi in giro questa storia: “I politici italiani? Qui non si è mai visto nessuno. Non mi hanno mai chiesto di venire a vedere questo capolavoro. Noi rappresentiamo una forma di umanesimo che è agli antipodi rispetto alla loro mentalità. E non vengano a dirmi che l’Italia vive del suo patrimonio…”.
Adesso i problemi sembrano gravi: “Abbiamo la corda al collo – si angustia la principessa Carine – Non riusciamo più a pagare nemmeno le tasse. Non è vita. Non ho fatto questi lavori per la gloria, non me ne frega nulla. Ma solo per salvare un posto bello. Ci ho messo l’anima, tutte le energie, e un sacco di soldi. Al Nord è complicatissimo mantenere una dimora storia, ma al Sud è pazzesco. Se mi arriva una buona offerta non posso che vendere – e intanto piange Carine – E se vendo, in Sicilia non tornerò mai più”.