E’ bastata un’ora a Renato Schifani per liberarsi dell’assessore Giovanna Volo, meglio noto come “cartonato”, e insediare a piazza Ottavio Ziino un altro prodotto dello sfacelo della sanità nostrana: Daniela Faraoni. Il direttore generale dell’Asp di Palermo, e differenza del suo predecessore (ormai stanca delle critiche, ma soprattutto di non potersi esprimere), parte da una posizione di forza: piacere a tanti. La Volo – tranne chi la suggerì: Elio Adelfio Cardinale – non la conoscevano neppure; la Faraoni, invece, ha un figlio sindaco (della Lega) ed è vicina alle posizioni di Edy Tamajo oltre che di Luca Sammartino. Cioè i due alleati più ingombranti di Schifani.

In quest’ottica il presidente della Regione ha “tamponato” le pretese dei partiti, mettendo in atto una strategia di indubbia finezza: da un lato legittimando i voti e le ambizioni di Tamajo, che all’indomani dell’affermazione alle Europee reclamava il posto di assessore alla Sanità (ci è finita  una donna a lui gradita); dall’altro garantendo copertura al leghista, a lungo suo vice prima che i magistrati entrassero a gamba tesa con una inchiesta per un presunto patto corruttivo (l’operazione Pandora). Schifani di Sammartino si fida e non vede l’ora che finisca l’anno di purgatorio – è stato interdetto dai pubblici uffici – così da restituirgli almeno l’onore delle armi (e al massimo anche il suo posto all’Agricoltura). Intanto lo rende fiero: l’ex renziano era stato tra gli sponsor di Faraoni quando, nel corso delle trattative sulle nomine, propose di trasferirla da Palermo all’Asp di Catania. E il figlio, come detto, è commissario della Lega a Caltanissetta, oltre che sindaco di Serradifalco e potenziale candidato alle prossime Regionali.

E’ felice, in parte, anche Totò Cuffaro. Cioè uno dei pochissimi alleati a complimentarsi con Schifani per il modo in cui ha affrontato la catastrofe degli ultimi giorni: “La determinazione del Presidente nell’affrontare la crisi in prima persona e nel proporre iniziative di rilancio dimostrano una visione chiara per una Sicilia che si rimbocca le maniche per risolvere problematiche che hanno radici lontane. La Democrazia Cristiana – si legge nella nota co-firmata dal segretario DC Cirillo – esprime un ringraziamento alla dottoressa Volo per quanto svolto e augura buon lavoro alla dottoressa Faraoni che ha già dimostrato capacità e competenze nella gestione ed è sicuramente in grado di avviare un piano di rilancio per superare le attuali criticità”. Cuffaro, peraltro, non cova alcun rancore nei confronti dell’amico Renato: a Villa Sofia il manager di ispirazione democristiana, Roberto Colletti, è rimasto in sella dopo lo scandalo costato la vita a un paziente (morto dopo 17 giorni d’attesa per un intervento alla spalla) e le dimissioni ad Aroldo Rizzo, il Direttore sanitario che Mattarella aveva insignito dell’onorificenza di Cavaliere del Lavoro. Ha pagato lui per tutti.

A ingoiare il calice amaro rimangono i forzisti che avrebbero appreso delle dimissioni e del nuovo incarico solo dalla stampa, ma anche Lombardo e la sua nuova formazione politica che contempla Micciché e Lagalla. Dall’entourage dell’ex presidente dell’Ars, che della Faraoni era diventato sostenitore durante gli anni a Palazzo dei Normanni, filtra (quanto meno) un po’ di fastidio per l’ennesimo “tecnico” nella squadra di governo. Mentre Lombardo, che nei mesi scorsi aveva denunciato l’eccessivo ricorso alle “yes woman”, rimane addirittura ammutolito. Forse spiazzato dall’eccesso di foga con cui Schifani, dopo aver liquidato l’una, s’è rivolto all’altra. Lui, Micciché e Lagalla avevano promesso di sostenere il governatore al di là di ogni ragionevole dubbio. Ma adesso?

In questa staffetta a piazza Ziino alcune questioni andrebbero indagate, e alcuni protagonisti interrogati. Che valore aggiunto può rappresentare Faraoni per l’assessorato alla Salute dopo aver dimostrato, a Palermo, una scarsa attitudine a superare la lentezza della burocrazia (anche nell’assegnazione del budget ai privati convenzionati)? Quanto tempo le servirà a prendere dimestichezza con le mille questioni aperte della sanità – a partire dalla crisi delle strutture convenzionate e dalle magagne del Piano di rientro – giacché per la Volo sono risultati pochi due anni e mezzo? E infine, se dovesse risultare una semplice traghettatrice in attesa che la politica semini pretese e ostacoli, cosa le accadrebbe dopo?

Nel frattempo, chi si occuperà di tirare fuori dal guado questo dannato sistema, che ancora oggi deve confrontarsi con problemi atavici sia negli ospedali che sul territorio? Forse Iacolino, ma non è detto. Per il Dirigente alla Pianificazione strategica, circola l’ipotesi di un trasferimento all’Asp di Palermo, nel posto lasciato vacante dalla Faraoni. Ma a quel punto anche il dipartimento potrebbe risentirne (così come il Dasoe ha risentito dell’avvicendamento fra Requirez, andato in pensione, e Scalzo). E purtroppo, la sanità non può perdere tempo. Nemmeno un minuto. Perché il destino dei pazienti dipende anche dalle scelte messe in campo dalle governance. Una governance, di fatto, che il presidente della Regione ha già commissariato, fino a sostituirne il comandante in capo. Buona fortuna.