L’ultimo dell’anno sarà una sfida fra due bellezze inarrivabili, la Sicilia e la Calabria; ma anche fra la Panicucci e Liorni, fra Mediaset e la Rai, che hanno concentrato i propri sforzi per l’organizzazione di due feste indimenticabili, che faranno ballare fino a tarda notte due città simbolo: Catania e Reggio Calabria. E perché no, fra due governatori che non hanno mai fatto mistero della loro rivalità: i forzisti Roberto Occhiuto e Renato Schifani. Che per una volta agiscono sullo stesso piano, cioè foraggiando iniziative utili – si fa per dire – a rilanciare l’immagine di due regioni che tendono all’infinito. Sotto il profilo dello sviluppo turistico, va da sé. Per molti altri aspetti Sicilia e Calabria soffrono di amnesie (prendete la sanità) e talvolta, pur partendo da una condizione simile, sostengono cause agli antipodi: come per l’autonomia differenziata (Occhiuto l’ha sempre osteggiata, Schifani l’ha votata).

Il tema è che attorno alle feste ci si riunisce e si compete più volentieri. Anche se la Sicilia, ci venga consentito un briciolo di campanilismo, è sempre un passo avanti. La Regione ha ufficializzato questa mattina i trenini della Panicucci sotto ‘u liotru (per gli organizzatori ci sono in palio 2 milioni di euro), ma Schifani si era già “aggiudicato” il concertone di Natale. Lo hanno registrato i tenori de Il Volo, il 31 agosto scorso, alla Valle dei Templi. La Regione ha imposto alcuni giorni di chiusura del parco archeologico, per l’occasione agghindato a festa. Non c’è alcun dubbio sulla resa televisiva dell’operazione, anche se l’iniziativa ha portato con sé alcuni sfottò destinati a resistere nel tempo: intanto per il dress code imposto agli spettatori (che avevano pagato il biglietto d’ingresso 80 euro e hanno dovuto indossare il cappotto nonostante i 30 gradi di temperatura).

Per quelli de Il Volo, che si sono esibiti in due serate differenti (fa fede quella dei canti natalizi), sono stati stanziati 1,2 milioni di euro, di cui 900 mila euro a valere sul bilancio della Regione (e 300 mila dal Ministero del Turismo). In questa cifra rientra la produzione dell’evento a carico di Mediaset, che mostrerà il concerto martedì prossimo, vigilia di Natale, alle 21.20 su Canale 5. Probabilmente lo guarderanno anche in Calabria. Dove nel frattempo si freme per dare una bella risposta in termini di organizzazione: il solito carosello di San Silvestro, “L’anno che verrà”, rimpiazzerà alla conduzione Amadeus con Marco Liorni. E quest’anno si terrà sul magnifico lungomare di Reggio Calabria. Ci saranno intrattenitori del calibro di Nino Frassica (messinese) e cantanti di talento riconosciuto: da J-AX ad Alex Britti, passando per Cristiano Malgioglio e i Ricchi e Poveri. Tutti quelli che ogni volta attendono l’ultimo dell’anno per guadagnarsi la pagnottina di Mamma Rai.

Attenzione però: la convenzione stipulata da Raicom e Fondazione Calabria Film Commission (ente in house della Regione) è di durata biennale e nel 2023 ha portato una marea di artisti in piazza Pitagora, a Crotone. Come confermato dalla Regione Calabria al quotidiano ‘Domani’, costava 1,7 milioni l’anno. Gli eventi di Capodanno, nello specifico, mezzo milione a testa. Ce ne vorranno quattro volte tanto per soddisfare il pubblico di Catania, per una sola edizione. Almeno è questa (2 milioni) la cifra inserita nelle ultime variazioni di bilancio approvate dall’Ars. I costi previsti per il Capodanno facevano parte del maxiemendamento condiviso da maggioranza e opposizione. Quello delle mance per la promozione territoriale, giusto per intenderci.

La Regione siciliana, nella pubblicazione dell’avviso dell’indagine di mercato, ha richiesto “la realizzazione di un format televisivo, chiavi in mano, comprendente l’organizzazione e la messa in onda in diretta televisiva del Capodanno 2025, da tenersi in una piazza di un capoluogo di provincia siciliano individuato sulla base delle specifiche esigenze televisive, comprendente esibizioni artistiche in linea con le tipologie di spettacolo abitualmente proposte durante la notte dell’ultimo giorno dell’anno”. Tra i requisiti fondamentali, la possibilità di “iniziative da inserire all’interno del programma per la promozione del territorio (ad esempio, oltre la messa in onda di almeno 5 videoclip della durata di 60”, citazioni durante lo spettacolo, riprese aeree ecc…)”, oltre alla durata dell’evento, fissata in tre ore e mezzo. Mediaset risulta l’unico operatore ad aver risposto all’avviso pubblicato dal dipartimento regionale del Turismo lo scorso 26 novembre. Il progetto, spiega una nota di Palazzo d’Orleans, “rientra nell’ambito delle iniziative del programma triennale di sviluppo turistico regionale come evento di ampio respiro mediatico che ha l’obiettivo di diffondere e promuovere il brand Sicilia, le peculiarità dell’Isola, contribuendo anche a potenziare l’offerta turistico-culturale del capoluogo etneo con un pubblico potenziale di milioni di telespettatori”.

E poi c’è un doppio filo – di affetto e di affari – che lega la Sicilia a Forza Italia, e di conseguenza alla famiglia Berlusconi. L’impero Fininvest tiene in piedi il partito, sopperendo alle sua esposizione debitoria, e di tanto in tanto reclama spazio negli enti pubblici. Sarebbe strano il contrario. Cosa diversa accade in Calabria, dove Occhiuto ha decisamente virato verso la Rai: questa edizione di Ballando con le Stelle, fin dalla prima puntata, è stata segnata dalle inserzioni della Regione Calabria, che in questo modo prova a veicolare il suo brand fra una danza prodigiosa e una sceneggiata di Mariotto. Tutto in prime time, ogni sabato sera. Alla Sicilia era già accaduto qualche anno fa, quando i denari messi in palio dal programma SeeSicily, attraverso l’ambasciatore/assessore Manlio Messina, erano finiti alla produzione di Ballando con lo stesso obiettivo. Nessuno ha mai calcolato le ricadute economiche degli spot. L’unica cosa certa è che Sicilia e Calabria, quando si sfidano a colpi di musica, non badano a spese.