Certo, fa impressione che Luigi Mangione, l’assassino di un magnate delle assicurazioni compiuto con una pistola fatta in casa con il 3D, sia diventato un eroe glorificato sui social, osannato su magliette, tazze, cappellini. Ma se ci si recasse al numero civico 9 della Stoliarnij Pereulok, il vicolo che Dostoevskij in “Delitto e castigo” ribattezzò “vicolo S” scopriremmo che non è la prima volta che un assassino è diventato una gloria mondiale. In quel palazzo di quel vicolo, oramai attrazione turistica, abitava il personaggio dostoevskijano di Raskol’nikov, che aveva ucciso a colpi di accetta una vecchia usuraia e la di lei sorella, appaiono sulle pareti della scale frasi scritte in cirillico e in tutte le lingue del mondo dove si esalta il gesto di un omicida che aveva fatto fuori una laida parassita: “Ammazza la vecchia”, “Rodja uccidila”, “Rodja se il nostro eroe”, “Schiaccia il pidocchio”.

Un po’ come accade adesso con il killer di New York. Raskol’nikov, macchiatosi di una delitto compiuto come prova della propria volontà di potenza, è diventato un eroe interessante e seducente, un fuorilegge fascinoso, un tenebroso delinquente, un trasgressore temerario e perciò da ammirare, un vendicatore dei torti. E del resto la letteratura è piena di eroi fuorilegge, mascalzoni, vagabondi, ladri, assassini, asociali, violenti. Che piacciono e suscitano simpatie ed emulazione. Ecco, emulazione, nel caso del killer di New York, speriamo proprio di no. Leggi l’Huffington Post