Ieri mattina il presidente Schifani ha sorvolato in elicottero alcuni invasi della Sicilia, e gli è bastato per poter dire che “lo scenario generale è in leggero miglioramento”. Grazie alle precipitazioni degli ultimi giorni anche la diga Ancipa, “contesa” dalle province di Enna e Caltanissetta, ha raggiunto livelli mai registrati negli ultimi mesi a causa della siccità: 1,7 milioni di metri cubi. La danza della pioggia a qualcosa è servita, anche se a rileggere le parole del governatore non è merito del Padre Eterno, l’unico in grado di poter scalfire l’arsura dei campi e il clima fiammeggiante di questa estate. No, è merito della Regione siciliana e delle sue acrobazie: “Vorrei ricordare che la strategia delineata dalla cabina di regia – ha detto Schifani – mirava a prolungare la vita utile dell’invaso Ancipa, e i risultati attuali confermano la correttezza dell’approccio adottato”.
Fino a una settimana fa i sindaci di cinque comuni dell’Ennese, insieme al deputato regionale del Partito Democratico, Fabio Venezia, si erano recati nell’impianto di sollevamento per staccare l’acqua ai comuni “concorrenti” di Caltanissetta e San Cataldo, che avrebbero goduto a breve di pozzi alternativi a cui attingere. La Regione è intervenuta per esprimere “ferma condanna” di fronte ai comportamenti fuori dalle regole e per difendere il capo della Protezione civile, Salvo Cocina, giudicato inadeguato dalle opposizioni. Stop. Se non fossero arrivate le piogge, inattese per certi versi, ci troveremmo di fronte a un bilancio disastroso, frutto di anni di incuria e mesi di sordità da parte delle istituzioni. Altro che “strategia”. L’acqua sarebbe finita.
La pensa in questo modo il capogruppo di Italia Viva alla Camera, Davide Faraone, che dopo aver manifestato nelle ultime settimane in accappatoio e coi bidoni di fronte a Palazzo d’Orleans, e dopo aver osservato il volo di Schifani, ha rilanciato i temi della propria crociata: “Il presidente della Regione ha sorvolato in elicottero diversi invasi tra cui l’Ancipa e, senza il senso del ridicolo, ha dichiarato che la sua strategia è stata corretta. Evidentemente, è salito fin lassù per coordinare le nuvole. Bene che abbia piovuto, altrimenti eravamo nei guai, vista la totale assenza di un governo. Ricordo comunque al Presidente della Regione che l’acqua continua ad arrivare nelle abitazioni dei cittadini sempre una volta ogni otto giorni. Davvero una strategia vincente, non c’è che dire”.
Non si capisce per cosa, fin qui, la Regione sia effettivamente intervenuta. Aver ritardato (per il tramite di Siciliacque) il completamento del bypass dell’acquedotti di Bulfi, che avrebbe consentito di convogliare l’acqua dei pozzi del Nisseno, ha impedito ai Comuni di Caltanissetta e San Cataldo di sganciarsi per tempo dalla fonte di approvvigionamento dell’Ancipa, dando vita a una guerra fra poveri intollerabile. E di fronte a questa guerra non c’era altra soluzione che appellarsi a una benedizione dall’alto. Anche sulle altre problematiche si fatica a intravedere la “strategia”. La Regione ha speso i 20 milioni forniti dal dipartimento nazionale di Protezione civile dopo la dichiarazione dello stato d’emergenza; a breve ne arriveranno altri 28. Mentre i fondi “figli” dell’Accordo di Sviluppo e Coesione, una novantina di milioni, che serviranno anche alla riattivazione dei tre dissalatori (con l’aggiunta, probabilmente, di un quarto a Cefalù), rimangono al momento sulla carta. Dell’intera pratica si occuperà, peraltro, il commissario nazionale per la crisi idrica, Nicola Dell’Acqua. Schifani ha tirato i remi in barca.
La Regione ha tirato fuori 10 milioni per la collocazione di tre moduli temporanei all’interno dei siti di Gela, Trapani e Porto Empedocle, ma anche in questo caso si rimane in attesa di riscontri evidenti (si parla di giugno). Poi ha riparato una serie di condotte idriche dove non si eseguiva un intervento di manutenzione ordinaria chissà da quanti anni. Infine ha stanziato una serie di “bonus” nell’ultimo assestamento di bilancio per venire incontro alla crisi degli agricoltori e degli allevatori. Nella direttiva di indirizzo sulla programmazione strategica dell’amministrazione inviata agli assessori per il 2025, Schifani ha inoltre dichiarato che “la prevenzione del rischio incendi, del dissesto idrogeologico e il contrasto agli effetti della siccità saranno le priorità nelle politiche di gestione del territorio”.
Promesse che rischiano d’infrangersi sulla realtà. Veniamo fuori da un anno nerissimo, che ha consacrato la Sicilia al pari di una regione sahariana. Eppure le principali occupazioni del governo e delle forze politiche dell’Ars, erano e restano altre: a partire dalla concessione indiscriminata di contributi ad associazioni e sindaci amici per l’organizzazione di feste e sagre. Tutti i partiti, in modo particolare quelli di centrodestra, sono proiettati alla preparazione di una campagna elettorale che sta già facendo capolino: non si spiegano diversamente i numerosi interventi, attraverso l’Irfis, per sostenere le imprese; o i vari incentivi, persino per l’acquisto delle lavastoviglie; passando dal reddito di povertà, le cui modalità rimangono avvolte nel mistero (ma ci sarà senz’altro un contributo una tantum, fino a 5 mila euro, per le famiglie meno abbienti). E poi ci sono alcune misure specifiche, come i 48 milioni di euro per il rilancio di un’azienda, l’Ast, da trasformare “in house”. E i concorsi: all’Asp di Palermo ci sono oltre 250 posti in palio per copertura di vari posti della dirigenza Area sanitaria e della dirigenza professionale e tecnica, inerenti diversi profili professionali.
In questa corsa disperata verso il consenso, ognuno prova a piazzare la propria bandierina. Anche se il derby più infuocato si gioca dentro Forza Italia, fra Schifani e l’assessore Tamajo. Quest’ultimo ha incontrato persino i ceramisti di Caltagirone che rischiano lo sfratto dai capannoni in cui operano: “Serve una soluzione rapida nell’interesse del distretto produttivo del Calatino e del suo futuro”, ha detto Tamajo. Seminando nuova speranza verso il 2027. La campagna elettorale è già nel vivo, la siccità può attendere.