La Regione prova a fare la propria parte: tutti i siciliani, residenti o non residenti, potranno beneficiare di uno scontro del 50% per tornare a casa durante le festività natalizie. A diciannove giorni dall’ora X, ovviamente, la stragrande maggioranza dei fuorisede ha già provveduto: ma la Regione ha pensato anche a questi, concedendo un rimborso extra (dal 25 al 50%) a tutti coloro che, nei giorni scorsi, hanno prenotato – da un qualsiasi scalo siciliano a un qualsiasi scalo nazionale – nel periodo dei saldi: dal 7 dicembre al 6 gennaio.

Ma c’è il rischio che non basterà: le compagnie aeree, infatti, hanno applicato tariffe fuori controllo, arrivando a vendere alcune tratte, ad esempio la Catania-Milano, a 700 euro. Nessuno impedirà loro, neppure l’Antitrust, di ritoccare ulteriormente i prezzi verso l’alto: è il mercato, bellezza. Ita e Aeroitalia sono le uniche ad applicare la scontistica in sede di prenotazione dei biglietti, e quindi le uniche a ottenere i “ristori” da Palazzo d’Orleans (per un guadagno invariato se non addirittura superiore alle premesse). Mentre i passeggeri delle altre compagnie (a partire da chi vola con Ryanair o Easyjet) saranno costretti a intraprendere le operazioni di rimborso attraverso un sito dedicato della Regione siciliana. Facendo la trafila.

La situazione è ingarbugliata e, anche se va dato atto alla Regione di averci provato, fin dall’inizio le misure del governo sono parse spuntate: a) perché non sono riuscite a coinvolgere un numero importante di compagnie; b) perché sono risultate inefficaci. Il caro-voli, ormai, è una piaga latente, capace di rigenerarsi di continuo. Il 25% non poteva bastare. Sapendo di ricevere i “ristori” da mamma Regione, infatti, la compagnia aerea può scegliere di “giocare” con l’algoritmo a proprio piacimento, incassando la stessa quantità di denaro, se non il doppio, e regalando ai siciliani l’illusione di aver risparmiato. E’ vero: l’ultima mossa di Schifani & Co. abbatte il tetto massimo dei rimborsi (fino a 75 euro con il 25% di scontistica) ma testimonia che qualcosa, certamente, non ha funzionato.

L’introduzione di Aeroitalia, che intendeva spezzare il “duopolio” di Ita e Ryanair, rischia paradossalmente di aver creato un cartello unico, in cui le compagnie si muovono all’unisono in una situazione di completa deregulation. Non esiste dover pagare 700 euro per un volo nazionale. Spesso a questa cifra vanno aggiunti i bagagli, che costano un altro occhio della testa. E in questo la Sicilia non ha avuto alcuna influenza: non sono bastate le denunce all’Antitrust per vanificare il piano diabolico e non sono bastate neppure le dichiarazioni d’intenti per garantire la “continuità territoriale” (almeno) negli aeroporti minori, sulla scorta di quanto avviene in Sardegna. Non è successo quasi nulla, al netto del tentativo di rimpinzare le società di gestione degli scali minori (Trapani e Comiso) di contributi che non sono serviti a portare nuovi vettori o incrementare il numero delle rotte.

“Non è dopando il mercato dei biglietti aerei che si risolve il problema del caro voli”, sostiene Michele Catanzaro, capogruppo del Pd all’Ars. “L’ultima iniziativa annunciata dal presidente Schifani, che prevede sconti del 50% per i residenti in Sicilia nel periodo natalizio, se a prima vista appare lodevole in realtà nasconde risvolti da approfondire dal momento che non interviene in maniera programmata: non sono le compagnie aeree ad abbassare i costi in seguito ad accordi strutturali anche attraverso intese con gli scali dell’isola sul potenziamento delle tratte. Ci si limita a stanziare somme di denaro sempre più ingenti che, comunque, vengono sottratte ad altri interventi destinati alla Sicilia. Insomma, in questo modo sono i siciliani a pagare la propaganda di Schifani”.

La situazione aeroportuale è bloccata. E anche i passeggeri rimangono nel limbo. Sanno già che l’anno prossimo, Natale 2026, la situazione non si discosterà poi tanto dall’attuale. Ma fino a quando la Regione potrà intervenire di tasca propria? Con l’ultima variazione di bilancio ha stanziato 17,2 milioni, che si aggiungono ai 33,5 già stanziati in precedenza, ma serviranno altri soldi e altri ancora. Al momento resta la soddisfazione di Aricò, che ha illustrato il risultato del primo anno di sperimentazione: sulla piattaforma Siciliapei sono state caricate più di 400 mila richieste di rimborso, il 42,5% del totale. Catania-Roma è la tratta aerea più acquistata, con oltre 22 mila richieste di rimborso presentate. A seguire, i collegamenti tra il capoluogo etneo e Milano Malpensa e quelli tra Palermo e Roma e tra Palermo e Milano, con le rispettive rotte inverse. Il volo più caro è stato il Palermo-Bologna Ryanair del 28 maggio costato 915 euro. Di poco più basso il prezzo del Catania-Milano Linate di Ita Airways del 27 ottobre pagato 876 euro.

“Non possiamo continuare a scontare la nostra condizione di insularità piegandoci al cartello esercitato di fatto da alcune compagnie aeree – ha ribadito ieri Schifani in conferenza stampa -. Con la nostra battaglia sul caro voli tuteliamo il diritto dei siciliani a una mobilità economicamente sostenibile. Per questo abbiamo voluto raddoppiare i rimborsi ed estenderli anche a chi è nato ma non risiede in Sicilia. Nella Finanziaria che sarà votata nelle prossime settimane all’Ars, – continua il governatore – abbiamo stanziato per il caro voli 15 milioni di euro all’anno per i prossimi tre anni. Un’ulteriore dimostrazione della volontà di questo governo di assicurare la continuità di questa misura di sostegno. Non è la politica che può intervenire sulle tariffe aeree in un regime di libero mercato, però è giusto chiedere all’Antitrust, alla quale abbiamo presentato già due esposti, di verificare il rispetto delle regole ed eventuali cartelli tra le compagnie. Con i fatti, e non soltanto a parole, restiamo al fianco dei cittadini siciliani in questa battaglia di civiltà”.

Nonostante l’inserimento della condizione di insularità in Costituzione, il distacco dal continente rimane un handicap e lo Stato non riconosce un corrispettivo economico adeguato per porvi rimedio. L’Antitrust non si è ancora fatta sentire ed è probabile che lo faccia non prima della fine del prossimo anno. Il ricorso della Regione è sostenuto anche dal Codacons. Ma prima o poi bisogna risolvere questo rebus, perché l’aereo sembra diventato un mezzo di lusso.

Anche per questo in Sicilia si preferisce il treno (pur non essendoci abbastanza rotaie). Da qui l’ultima invenzione un po’ maccheronica: il Sicilia Express. “Un successo”, secondo Schifani. Un’umiliazione, secondo qualcun altro (Dagospia ha parlato di “carro bestiame”). Comunque una trovata estemporanea, populista, con una platea esigua (appena 500 biglietti staccati in tre ore) che non risolverà un bel nulla. Peraltro è sbagliato anche il nome: chiamarlo express farebbe presupporre una discreta velocità di crociera, invece ci vorranno 22 ore per completare il tragitto da Torino a Palermo. Un flagello. E poi il treno sarà soltanto uno: partenza il 21 dicembre, ritorno il 5 gennaio. Si fatica a trovarne un altro e piazzarlo sui binari prima delle feste. Magari succederà a cavallo fra Natale e Capodanno, anche se non servirà…